Quando la politica divideva anche i funerali – Di M. Panizza
Don Anderle, parroco di Volano: un prete politicizzato ai tempi dell’Impero d’Austria
Un funerale a Volano nei primi anni del '900.
Siamo in un tempo triste, segregati in casa col pensiero ai malati di coronavirus, spettatori attoniti di tante morti silenziose per le quali nemmeno un degno funerale è oggi concesso.
Eppure, la presenza e i sentimenti di commozione dovrebbero, se possibile, far parte almeno dell’ultima tappa della vita di chiunque, uomo o donna, ricco o povero che sia.
C’era un tempo lontano in cui nei nostri paesi i funerali erano una cerimonia collettiva alla quale nessuno poteva mancare.
Tutta la comunità, sia civile che religiosa, si stringeva attorno ai familiari, mettendo da parte rancori, distanze sociali e pure differenze politiche per rappresentare in coro che la morte è una livella che mette tutti sullo stesso piano.
Tuttavia, come per ogni cosa terrena, non sempre andava tutto in questo modo, perchè poteva anche accadere che tali funzioni si prestassero a strumentalizzazioni dall’una o dall’altra parte.
La storia che presentiamo è vecchia di 107 anni e narra appunto di un fatto increscioso successo in un paese della Vallagarina. Ce la racconta uno scritto datato esattamente 25 aprile 1913, recentemente uscito per caso da una vecchia soffitta.
È una lettera pubblica, o meglio un volantino a stampa, attraverso il quale don Francesco Anderle, parroco di Volano, scrive ai suoi parrocchiani proprio di come devono essere svolti i funerali in paese.
In un breve preambolo si comprende il motivo di un «avviso pubblico» di tale portata, in quanto viene precisato che il sacerdote intende rispondere in questo modo alle «dimostrazioni a mezzo stampa del giornale il Contadino nel suo ultimo numero dai Fratelli Tovazzi e dai soci leghisti di Volano, ai quali ho già perdonato».
Scrive il parroco: «La cosa sta così. Anzi tutto lo stabilire l’ordine delle funzioni religiose spetta indiscutibilmente al paroco. È perciò che il paroco non fa altro che esercitare un suo diritto regolando le cerimonie, e fra queste va annoverato il canto, che devono eseguirsi nella sepoltura dei defunti».
«Alla mia venuta – prosegue don Anderle – sentì che in passato i funerali venivano accompagnati ora dal coro parochiale, ora da un altro coro del paese.
Don Francesco Anderle.
«Saputo poi che questo coro s’era prestato a manifestazioni di partito, per togliere qualunque pretesto per allontanare dalle funzioni religiose ombre che potessero offendere il raccoglimento e la serietà di esse, credetti bene di stabilire una volta per sempre che il coro parochiale è il solo a cui affidare il canto nelle funzioni religiose.»
Fin qui lo scritto del sacerdote non pare evidenziare assolutamente nulla di illegittimo, se non che siamo in tempi in cui aspra è la lotta politica fra il Partito Popolare Trentino, di matrice cattolica (leader in quegli anni erano l’on. don Giovanni Battista Panizza e l’on. Alcide Degasperi) e la Lega dei Contadini di Isera, formazione di ispirazione vagamente socialista fondata da Patrizio Bosetti e da Silvio Adami che guarda agli stessi ceti sociali di estrazione popolare.
La questione prende quindi ben presto una piega politica. Lo ricorda lo stesso don Anderle nel suo volantino: «Ma ecco che il malcontento scoppia attorno alla bara del defunto Giuseppe Tovazzi. Alla famiglia, per mezzo del sig. Capocomune faccio conoscere che ormai da un anno ho stabilito che il coro per le funzioni religiose è il coro parochiale. Io avrei creduto che la famiglia Tovazzi avrebbe preso in buona parte la decisione del paroco. Ma non fu così»
Il seguito è quello già raccontato: la lettera di protesta dei famigliari al giornale Il Contadino, organo della Lega, la spaccatura all’interno del paese pro o contro don Anderle, scontri verbali e anche fisici, silenzi e mormorii, nonché numerose lettere anonime che porteranno qualche anno dopo al forzato addio del parroco al paese di Volano.
Ma per don Francesco Anderle, questa non era la prima, né sarebbe stata l’ultima delle sue battaglie.
Per raccontare la vita di questo prete quanto meno singolare (soprattutto per via dei suoi accesi coinvolgimenti in scontri politici) chi scrive ha in corso un’indagine approfondita che sta dando frutti insperati. Un’indagine che rivelerà aspetti sconosciuti di questo personaggio che accanto ad una personalità forte e determinata, ne nasconde altri piuttosto ambigui, oscillanti fra una posizione a volte filo-italiana, altre volte filo-austriaca.
Sarà questa la storia di un uomo e al contempo la storia del Sud Tirolo-Trentino ante-Prima Guerra Mondiale, in cui la propaganda e il fanatismo politico potevano guastare il clima sociale delle nostre comunità e paradossalmente entrare, come abbiamo visto, anche all’interno della cerimonia per un semplice funerale.
Maurizio Panizza.