Economie transfrontaliere e la crisi finanziaria
L'Euregio una piattaforma da utilizzare nei mercati internazionali: comincia il servizio delle Ferrovie Austriache per collegare Innsbruck a Verona
Economie transfrontaliere - come
quelle del Trentino Alto Adige e del Land Tirol, ovvero
dell'Euregio - a confronto con la crisi finanziaria: ne hanno
parlato a palazzo Bassetti, sede della banca di Trento e Bolzano,
Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento,
l'imprenditore Mario Marangoni, i rettori delle università di
Trento e Innsbruck Davide Bassi e Karlheinz Toechterle e Gregorio
De Felice, capo dell'ufficio studi di Btb, nelle vesti di
moderatore.
Dopo l'introduzione del presidente di Btb Mario Calamati, De Felice
si è addentrato nel tema, accennando a due grandi rischi
prospettati dalla crisi: il primo, quello di tagliare i fondi per
l'alta formazione e la ricerca, aree nelle quali i territori in
questione, invece, negli ultimi anni hanno investito molto; il
secondo è più noto ed è quello del protezionismo.
Di fronte a questa duplice sfida, le economie dell'Euregio
potrebbero rappresentare da un lato un baluardo (in virtù della
loro autonomia gestionale) e dall'altro un laboratorio importante.
Idiversi relatori l'hanno confermato questa tesi aggiungendo,
togliendo o precisando qualcosa.
Lo scenario di fondo che è emerso è comunque quello di tre
territori consapevoli delle potenzialità racchiuse nell'agire
comune e intenzionati ad approfondire la cooperazione in molti
campi, a partire da quello dell'innovazione, ovvero dalla
cosiddetta «economia della conoscenza.»
Ad aprire il dibattito è stato Marangoni, che ha ripercorso il
cammino fatto dall'epoca dei dazi doganali ad oggi, passando
attraverso il famoso «Accordino». Oggi l'Europa è una rete di
imprese che cooperano in uno spazio comune; l'imprenditore non
guarda più obbligatoriamente a Nord, il suo sguardo spazia a 360
gradi. Le infrastrutture vecchie e nuove (compreso il tunnel del
Brennero) rafforzano legami antichi e ne creano di nuovi.
«Sul piano politico non c'è stato lo stesso amore, ma ciò non ha
intaccato lo sviluppo delle nostre economie, perché quando si parla
di economia i confini non esistono più. Anzi, è stata la politica a
trarre vantaggio dalla collaborazione costruita sul piano
economico. Oggi è invece la politica il cemento dell'Euregio,
perché le nostre genti devono essere rappresentate in maniera
adeguata a Bruxelles, e da soli i nostri territori avrebbero meno
voce in capitolo.»
Portando il punto di vista dell'università di Trento, il rettore
Bassi ha ricordato il legame solido esistente con Innsbruck, che
risale proprio agli anni in cui le barriere c'erano eccome e «una
volta rischiai di essere persino arrestato a Brennero perché stavo
portando ad Innsbruck della strumentazione scientifica senza averla
denunciata».
«Parliamo di crisi finanziaria, - detto Bassi, - ma ci sono
comunque problemi strutturali che ben conosciamo, demografici,
ambientali, energetici e così via. La crisi rischia momentaneamente
di occultarli, ma ce li ritroveremo davanti appena la crisi sarà
passata. L'università quindi ha sì il compito di capire cosa sta
succedendo ma anche di collocare i fenomeni su uno scenario di più
vasto respiro. Uno dei problemi è la crisi dell'università che in
Italia è endemica, ma che non è assente in altri sistemi. A lungo
tempo abbiamo parlato di economia della conoscenza, oggi non ne
parliamo più, basta un po' di economia per andare avanti,
purchessia. Ma torneremo a parlarne.»
Bassi ha un po' relativizzato oltre alla crisi anche le classifiche
delle università che vengono compilate periodicamente, che pure
collocano sempre Trento in un'ottima posizione.
«Quel che è certo è che è in corso un processo di aggregazione dei
piccoli atenei, anche a livello transfrontaliero, al fine di
ottenere la massa critica necessaria da cui fare scaturire
l'eccellenza. L'Euregio è importante, ma chiuderci in un localismo
di mezzo milione di abitanti non è molto diverso che chiuderci in
una enclave di un milione e mezzo di abitanti. L'Euregio deve
svolgere la sua missione storica, essere un gate, un cancello fra
Italia e mondo tedesco. Solo così avrà un senso sul piano europeo.
Le università possono fare molto: lo stiamo facendo sul versante
del reclutamento dei professori, ad esempio, o sullo scambio degli
studenti, anche se la differenza linguistica crea qualche problema,
comunque superabile.»
Il rettore di Innsbruck Töchterle ha affrontato il tema della crisi
da un'ottica particolare, che è quella di un filologo classico.
«In greco 'crisi' non è una parola negativa, indica una decisione,
ed è stato usato originariamente in medicina per indicare la
situazione nella quale un paziente deve decidere cosa fare. Nella
storia europea, anche universitaria, abbiamo molti esempi di
decisioni assunte per superare una situazione di stallo o di
inferiorità. Università, economia e crisi sono temi strettamente
interconnessi. Noi oggi se vogliamo superare la crisi dobbiamo
continuare a investire nell'istruzione, anche se si tratta di un
investimento che non produce vantaggi nel breve periodo. Le
università comunque sono realtà internazionali per eccellenza. Le
scoperte più importanti presuppongono sempre una cooperazione fra
diversi soggetti. Credo però che la cooperazione fra gli atenei di
Trento, Bolzano e Innsbruck possa e debba essere ulteriormente
rafforzata. I nostri atenei assieme sono plurilingui, le loro
piccole dimensioni significano flessibilità; inoltre non dobbiamo
dimenticare che regionalismo non significa localismo.»
Toechterle ha anche illustrato brevemente le caratteristiche del
polo università di Innsbruck e il beneficio che esso apporta alla
città, anche sul piano economico.
Il presidente Lorenzo Dellai, infine, ha menzionato alcune figure
di trentini illustri, come Claudio Demattè e Nino Andreatta, che
hanno fortemente creduto nell'Europa e nell'Euregio.
«Il loro pensiero dovrebbe aiutarci a leggere questa crisi e a
capire che è il respiro europeo che ci serve per affrontarla. C'è
un nesso profondo fra identità e Europa. Io non sono affatto
convinto che l'idea dell'Europa debba passare per gli stati
nazionali. È proprio la dimensione nazionale oggi quella più in
crisi. Recuperare l'Europa significa mettere nel verso giusto la
riflessione sui territori e sulle cooperazioni transfrontaliere.
Anche la discussione sul protezionismo riguarda a ben vedere più
gli stati: è difficile che si origini nelle regioni. Ed è singolare
che gli assetti del mercato automobilistico mondiale vengano decisi
oggi non dal mercato ma da una telefonata fra il presidente
americano e la cancelliera tedesca.»
Venendo al Trentino Dellai ha ricordato come la crisi finanziaria
abbia impattato in maniera più lieve qui per il mix molto
diversificato che compone il sistema bancario locale, il quale vede
accanto alle filiali dei grandi gruppi anche le realtà creditizie
locali. Attenzione invece a che le grandi banche, a causa della
crisi, non decidano di disimpegnarsi dai territori per concentrare
le forze in sede centrale.
«Sarebbe una risposta sbagliata, nel segno della centralizzazione,
che ci indebolirebbe tutti. E' fuor di dubbio semmai che anche
nell'elaborazione degli strumenti finanziari ci dev'essere
un'attenzione al territorio. Noi qui nell'Euregio potremmo
sperimentare con un po' più di coraggio, e lo dico qui, nella sede
di una banca organizzata sul modello federale, una banca che
ringrazio per il suo sostegno all'università.
»
Sull'Euregio Dellai ha detto di nutrire forti aspettative, anche
politiche.
«Questa crisi si supererà, ma dopo ci ritroveremo con un paesaggio
molto mutato. Ciò che è certo che i territori dovranno continuare a
sperimentare forme di unione, ma non in maniera astratta, come si
faceva un tempo quando le potenze disegnavano gli stati tracciando
delle linee rette su una cartina. Qui c'è un comune sentire che è
sopravvissuto a tanti cambiamenti: abbiamo l'opportunità di unire
l'aspetto funzionale (essere più grandi per contare di più) con
quello motivazionale (il recupero di una storia comune, in
un'ottica di modernizzazione). Quali i campi? La sanità, i sistemi
educativi, i servizi, l'energia, la finanza, le possibilità sono
molte. Infine penso che da questa crisi esca rafforzata l'idea di
investire di più in università e ricerca, integrando con coraggio i
nostri sistemi.»
Infine, per restare in tema, aggiungiamo la notizia di oggi,
anticipata nel titolo, per cui è stato deciso che saranno i treni
delle Ferrovie Austriache a collegare l'Euregio da Innsbruck a
Verona, in quanto le Ferrovie dello Stato avevano definito la
tratta troppo onerosa.