Aggiornamento dell'attacco USA della base aerea in Siria
Secondo la Siria, la strage provacata dal gas nervino a Khan Shaykhun (130 morti) sarebbe stato «un danno collaterale»: non sapevano che ci fosse un deposito di gas…
Foto Ce.S.I.
Nella notte tra il 6 e il 7 aprile, i cacciatorpediniere statunitensi USS Ross e USS Porter hanno lanciato 59 missili da crociera BGM-109 Tomahawk contro la base dell'aeronautica militare siriana di al-Shayrat, distruggendone le infrastrutture e provocando circa 6 morti.
L’attacco costituisce una rappresaglia decisa dall’Amministrazione Trump contro il governo del Presidente Bashar al-Assad, colpevole, secondo Washington, di aver utilizzato armi chimiche (gas sarin) nel corso di un bombardamento effettuato il 4 aprile sulla città di Khan Shaykhun, nel governatorato di Idlib, attualmente sotto il controllo dei ribelli.
Secondo i dati sinora disponibili, il bilancio delle vittime del bombardamento sarebbe di oltre 130 morti e 500 tra feriti e intossicati.
Qualora confermato, il bombardamento di Khan Shaykhun sarebbe il terzo maggior attacco chimico perpetrato in Siria dall’inizio della guerra civile, dopo quelli di Khan al-Assal (19 marzo 2013, 23 morti, 124 feriti e intossicati) e di Ghouta (21 agosto 2013, oltre 1.300 morti e 3.600 tra feriti e intossicati).
Tuttavia, la dinamica degli eventi di Khan Shaykhun resta al momento poco chiara e combattuta: infatti, mentre i movimenti di opposizione siriani, i Paesi europei, gli Stati Uniti, la Turchia e l’Arabia Saudita hanno accusato il Presidente Assad di un volontario ed evidente crimine di guerra, Damasco e i suoi alleati russi e iraniani hanno definito l’accaduto come un incidente e un imprevisto danno collaterale.
Infatti, sempre secondo il fronte lealista siriano, l’aeronautica avrebbe colpito un deposito di armi senza sapere che al suo interno fossero conservate armi chimiche.
L’attacco statunitense, oltre a distruggere una delle principali infrastrutture militari lealiste, rappresenta un evidente segnale rivolto a Damasco sulla volontà degli USA di intraprendere dirette azioni ostili in Siria in risposta ad eventuali iniziative delle forze di Assad ritenute confliggenti con gli interessi di Washington.
Al contempo la decisione di Trump costituisce un diretto messaggio a Mosca, preventivamente avvisata dell’attacco, e Teheran sulla centralità degli USA nel processo di risoluzione della crisi siriana.
Il bombardamento della base di al-Shayrat potrebbe non precludere ad eventuali escalation anche se, per quanto osservato sinora, il Presidente Trump appare incline ad azioni improvvise e imprevedibili.
Infatti, soltanto alcuni giorni prima, l’inquilino della Casa Bianca aveva concesso moderate aperture su un possibile ruolo di Assad nel processo di transizione post-bellico.
Tuttavia, eventuali nuove azioni statunitensi potrebbero indebolire il fronte lealista, aprendo così dei vuoti di potere a vantaggio delle organizzazioni jihadiste attive sul terreno.
Inoltre, sulla strategia di Washington pesa l’assenza di un piano diplomatico e politico di lungo periodo che, una volta eventualmente terminata la crisi, getti le basi per la transizione democratica e l’inclusione dei diversi attori attivi nello scenario siriano.