Storie di donne, letteratura di genere/ 527 – Di Luciana Grillo

Janina Ramirez, «Femina - storia del Medioevo attraverso le donne che sono state cancellate» – Un ampio trattato sulle donne cancellate dalla storia medievale

Titolo: Femina. Storia del Medioevo attraverso le donne...
Autrice: Janina Ramirez
 
Traduttrice: Roberta Zuppet
Editore: Il Saggiatore, 2023
 
Pagine: 552, Brossura
Prezzo di copertina: € 35
 
Ancora sull’onda dell’8 marzo, ho messo insieme tre libri che non parlano semplicemente di donne, non raccontano storie vere o verosimili o inventate di sana pianta, ma fanno riferimento a donne realmente esistite, la cui vita è stata fortemente segnata dal genere.
«Femina» è un ampio trattato sul Medioevo e sulle donne che sono state cancellate dalla storia, le cui opere sono state a volte bruciate, sia che si trattasse di opere d’arte, sia che invece fossero pagine di filosofia, di storia, di vita insomma.
 
L’autrice premette che «le donne medievali sono pronte per essere riscoperte grazie agli sviluppi dell’archeologia, ai progressi tecnologici e all’apertura a nuove prospettive».
E racconta che nel regno di Mercia, «regione che si estendeva dall’Humber a nord, lungo il confine del Galles fino al Tamigi, le donne potevano firmare concessioni, possedere terre a pieno titolo e governare insieme ai mariti», come Cinethryth, moglie di Offa, che governò con il marito per circa venticinque anni.
A lei, fu dedicata una raffinata moneta. Era l’VIII secolo, quando il viso di un’altra donna molto potente fu inciso su una moneta, nella lontana Turchia: era Irene, la sovrana d’Oriente.
 
Tra le tante donne di cui Ramirez racconta la storia, c’è Ildegarda di Bingen, autrice di opere teologiche, di trattati scientifici, di spartiti musicali, di studi sulla medicina e sul corpo umano, considerata un’anticipatrice del Rinascimento, vissuta durante la lotta per le investiture e gli aspri contrasti fra Chiesa e Stato.
Ildegarda non si tirò indietro nelle lotte tra il papa Alessandro III e Federico Barbarossa, scrisse a entrambi, anche criticandone scelte e comportamento.
Nel corso dei secoli successivi, è stata considerata una anticipatrice del femminismo, per aver scritto che i corpi del maschio e della femmina sono diversi, unici, e non superiore l’uno all’altro e per essersi occupata di rapporti sessuali, piacere e problemi ginecologici.
 
Accusata di eresia fu Margery Kempe, autrice della «prima autobiografia scritta in lingua inglese», non «agiografia di una santa venerata, bensì un’anomalia: il racconto dell’esistenza di una comune donna sposata, madre di quattordici figli».
Margery usa un inglese semplice, scrive in terza persona, racconta i parti dolorosi, la sua malattia mentale, l’inquietudine e i disturbi fisici, una malcelata ambizione, anche il suo sentirsi «figlia di una brava persona del posto, che è stata sindaco cinque volte… e anche assessore per molti anni; inoltre ho per marito un cittadino della stessa Lynn».
Dunque, è una donna indipendente, che si dedica agli affari e vuole essere autonoma… però per definirsi deve citare gli uomini, come il padre e il marito.
Al suo fianco, comunque, c’è sempre Gesù, «bellissimo uomo che le dà la soddisfazione che desidera. La riempie di estasi e di passione».

Luciana Grillo - [email protected]
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