Dal welfare alla vecchia, cara, solidarietà familiare
La lezione di Remo Bodei: «La crisi obbliga tutti a riscoprire i legami tra generazioni»
La crisi ci sta facendo capire che il modello economico degli ultimi decenni con il suo crescendo di consumismo non può durare all’infinito.
E’ necessaria una redistribuzione dei beni materiali e immateriali tra le generazioni.
Com’è cambiata la solidarietà intrafamiliare negli ultimi decenni? Con la crisi economica che ha mandato in tilt anche il welfare che ci eravamo faticosamente costruiti, la famiglie hanno l’ingrato compito di riprendere in mano quella solidarietà intergenerazionale che era proprio del passato.
Basti pensare all’aiuto necessario alle giovani coppie da parte di genitori o suoceri per l’acquisto della prima casa. Per moltissimi senza quel «regalo» non si compra.
E’ stata, al Festival dell'Economia, una lezione di vita quello di Remo Bodei – che insegna filosofia alla UCLA, dopo molti anni alla Normale di Pisa – nel senso che ha parlato della vita dell’essere umano, delle sue varie fasi e di come queste sono variate nel corso della storia per arrivare ai giorni nostri.
Ma a che età si diventa adulti oggidì? A 30, a 35 a 40 anni? I rivoluzionari cambiamenti della società – spesso indotti dalle nuove tecnologie - hanno profondamente cambiato riti e tempi che erano rimasti inalterati per secoli.
Il filosofo ha preso a modello le tre fasce di età di aristoletiana memoria.
«Ma le fasi della vita si sono modificate. Oggi l’infanzia e la vecchiaia si sono allargate a discapito della età di mezzo, quello che noi chiamiamo età adulta. Non solo in quantità – ha rincarato Bodei – ma anche in qualità: pensate alla tragica ironia di dire oggigiorno che i giovani sono quelli che hanno più speranza per il futuro!»
Ben introdotto da Armando Massarenti – responsabile delle pagine di scienza e filosofia del Sole 24 Ore – Remo Bodei si è poi soffermato sul welfare, partendo dalle sue origini.
«Non tutti sanno che il suo inventore fu Bismarck che creò le pensioni di vecchiaia e di malattia e che la sua introduzione in Italia fu opera di Giolitti, nell’anno 1900, con il chinino di Stato.»
Ma da uno stato sociale che funziona si passa ai problemi dei giorni nostri.
E infine – il folto uditorio che ha riempito gli oltre 100 posti del salone di palazzo Geremia probabilmente la stava aspettando - non poteva mancare la famigerata «crisi».
«Il drastico ridimensionamento che stiamo vivendo ha messo un crisi un secolo e mezzo di conquiste sindacali ed economiche, costringendoci a dare più considerazione ai valori immateriali come ad esempio l’amicizia, lo sport: quelli per intenderci che non si misurano con il PIL.»
Ma non solo, la crisi ha anche scardinato secondo il filosofo, il rapporto intergenerazionale «figlio – padre – nonno».
«E’ tornata d’attualità la cosiddetta solidarietà familiare che si esplica sia dal punto di vista affettivo che da quello economico».
Un passaggio tra generazioni che non riguarda solo le persone ma anche le cose.
«Gli oggetti, con le eredità, vivono più vite e attraversano le generazioni. Questa – chiamiamola – cultura della generosità circolare diventa fondamentale in tempi di crisi. Abbiamo capito – ecco il nocciolo della lezione di Bodei – che questo sistema economico d’accaparramento materiale non può durare all’infinito: serve una redistribuzione dei beni materiali e immateriali tra le generazioni. Una sorta di etica della redistribuzione in cui tutti cercano di dare per quanto hanno ricevuto se non di più. Una grandezza d’animo che risolverebbe molti problemi.»
Una chiusura che il lungo applauso finale ha ben sottolineato.