Strage terroristica di persone inermi in Europa, Asia e Africa
In Francia decapitato un manager, In Tunisia uccisi 37 turisti sulla spiaggia, a Qwait City 25 morti in una moschea sciita, in Somalia 30 morti in un attacco a Al-Shaabab
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Un venerdì tragico, che ha visto spargere perlopiù sangue di persone innocenti, inermi e disarmate, ovvero dove è più facile colpire senza rischiare la vita.
Questo sarebbe l’insegnamento che Allah darebbe ad alcuni privilegiati e vigliacchi per portare avanti la sua parola.
Un atto di presunzione che trova fondamento nella totale ignoranza delle regole fondamentali delle libertà dell’uomo.
La mattinata è cominciata con la decapitazione di un autista in una fabbrica di gas a Isère in Francia, dove un esaltato ha provato a far saltare in aria una fabbrica di gas.
Non ci è riuscito, ma ha decapitato un manager che si trovava sulla sua strada. È stato arrestato, insieme alla sua famiglia.
Il fatto più grave è accaduto più tardi sulla spiaggia tunisina di Sousse. Dei banditi armati di mitra sono sbarcati nella spiaggia dell’hotel e hanno cominciato a sparare sui bagnanti.
Anche in questo caso la logica poggiava sul fatto che i turisti non erano in grado di difendersi.
Ed è stata una strage. 37 vittime e altrettanti feriti, alcuni dei quali in condizioni critiche.
Si tratta di europei: inglesi, tedeschi, spagnoli, francesi, irlandesi e polacchi.
Anche in questo caso è stato catturato qualcuno del commando, un vigliacco che non è riuscito a scappare a gente meglio preparata di lui.
La Tunisia è tornata a essere un paese a rischio, a tutto danno del turismo. Ma i terroristi non vedono più in là del sangue che provocano tirando un grilletto.
Un uomo si fa esplodere al grido di «Allah è grande». Lo Stato islamico rivendica I feriti sono 202. Il primo ministro Sheikh Jaber: «Attacco alla nostra unità nazionale» ] Kuwait, attentato kamikaze dell’Isis
a moschea sciita: 25 morti foto|video
Un uomo si fa esplodere al grido di «Allah è grande». Lo Stato islamico rivendica
I feriti sono 202. Il primo ministro Sheikh Jaber: «Attacco alla nostra unità nazionale»
Un terzo attentato è stato attuato dai cialtroni dell’Isis contro una moschea sciita a Kuwait City.
L’attacco è avvenuto nel corso della preghiera del secondo venerdì di Ramadan, quindi la moschea era piena di fedeli.
Un suicida si è fatto esplodere in mezzo a loro gridando Allah è grande.
Tra le 25 vittime ci sono molti bambini. Nessuno di loro era in grado di difendersi.
I militanti di Al Qaeda, hanno a loro volta dato il via a una serie di attentati lanciando una autobomba contro una base delle truppe di «peacekeeping» a Leego, 130 km da Mogadiscio.
Le vittime potrebbero essere 30 o 35, compresi gli assalitori.
Le vittime sono africane, Kenya, Uganda e soprattutto del Burundi.
In Italia l’allerta dei servizi di sicurezza è massima, tanto vero che ieri è stato catturato un terrorista che aveva preso parte al sanguinoso attentato in Pakistan.
Ma il punto è un altro.
Tutti questi attentati non portano solamente morte e distruzione, ma sono all’origine delle migrazioni che si traducono con gli sbarchi dei disperati nelle coste greche e italiane.
Se l’Italia deve farsi carico della gestione dei profughi che provengono dalla Libra – anche qui con un p9iano che vada al di là del canale di Sicilia – il resto del mondo deve adoperarsi a risolvere il problema alla base di questi flussi di disperati.
E bisogna fare in fretta, perché più sono lunghe le scie di sangue e più difficile sarà prosciugarle.