Storie di donne, letteratura di genere/ 330 – Di Luciana Grillo
Lalla Romano: «Inseparabile» – L'autrice ha la capacità di farci entrare in punta di piedi nella sua vita
Titolo: Inseparabile
Autrice: Lalla Romano
Editore: Lindau 2017
Genere: Narrativa italiana moderna
Pagine: 224 brossura
Prezzo di copertina: € 18
Lalla Romano è una delle grandi scrittrici de ’900, ha manifestato in ogni suo libro una straordinaria e delicata sensibilità, una chiarezza espositiva fatta di parole semplici («Le parole tra noi leggere») e sentimenti profondi, un’ammirevole capacità di sintesi, un gusto direi pittorico di accostare fatti persone e cose, come in un quadro. E non per caso.
È stata infatti allieva di Casorati, mentre a Torino frequentava l’Università, e per almeno venti anni ha scritto e dipinto.
«Inseparabile» è un po’ la continuazione di un altro romanzo, «L’ospite», in cui la nonna provava a confrontarsi con il nipotino Emiliano che le era stato consegnato dal figlio e dalla nuora in partenza per un lungo viaggio.
«L’ospite» è un romanzo dolcissimo, la nonna racconta le piccole conquiste del nipotino, l’uso originale di un vasino, la speranza, covata in segreto, di potersi occupare di Emiliano per sempre.
Qui ritroviamo gli stessi protagonisti: i nonni felici di costruire un rapporto forte con il nipote, il bimbo che sta crescendo e rivela un carattere dolce e mite, ma determinato e acuto, i suoi genitori il cui rapporto è in crisi.
La nonna si muove con circospezione, cerca di non urtare la sensibilità del figlio – con cui non ha mai avuto un rapporto facile, tanto da scrivere: «Al momento di salutarci, distrattamente Piero mi baciò. Ne fui felice, però subito pensai che doveva essere stato, appunto, un caso» – e della nuora, equilibrata e forte.
Da Emiliano, la nonna vuole essere amata («…io mi portavo dentro anche il mio eterno bisogno di essere amata di più, da Emiliano») e soffre un po’ quando si rende conto che il piccolo le preferisce il nonno.
Eppure, alla nonna che dice «Il nonno non c’è», risponde: «Io vado lo stesso con la nonna».
«Entrando in casa dice, guardandomi: Vedi, nonna, che sono di nuovo venuto?»
È un bambino giudizioso, maturo: a Rachele che gli chiede: «Dove vai lunedì? Torni qui o vai all’asilo?» risponde: «Io vado dove mi mandano».
«Quando me lo riferì, Rachele rideva, io provai pena. Era, questo riconoscimento della dipendenza, un indice di saggezza, ma era intinto di rassegnazione, cioè di sofferenza».
È la stessa forma di rassegnazione che fa accettare al bambino, dopo la separazione dei genitori, il nuovo compagno della mamma, Dionigi: «Ero per strada con Emiliano, la sua mano nella mia – la cosa più dolce che ci sia al mondo, – qualche giorno dopo il loro ritorno dal mare.
«Con l’aria un po’ segreta e quasi maliziosa di quando rivelava qualcosa che gli pareva straordinario, disse: «Dionigi ha dormito da noi». Sentii cadere le ginocchia, come diceva Omero».
Emiliano conserva la sua gioiosa ingenuità, nella casa dei nonni apprezza molto i Corrierini, quei giornali e quelle storie che la nonna aveva letto a suo padre…
«Emiliano rideva, rideva, voleva che continuassi la storia: Nonna, aggiungi parole. Cosa hanno detto, cosa hanno mangiato, come è finita…»
«E intanto io imparavo il valore del narrare, che sempre evito nel mio mestiere di scrivere, e certo deludo gli amatori di storie…», ma non noi, lettrici e lettori, affascinati dalla sua capacità di farci entrare in punta di piedi nella sua vita.
Luciana Grillo – [email protected]
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