Cartoline di Bruno Lucchi: Normandia, l'Abbazia di Jumiéges
Il Gotico arriva a portare l’architettura ad altezze al limite delle possibilità della statica. È un po’ quello che provo a fare con le mie figure
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Ci sono libri che ti fanno entrare in mondi in cui, probabilmente, in altre vite hai vissuto.
«I pilastri della terra», per me, è uno di questi.
Le vicissitudini, anche tragiche dell’abbazia di Kinsbridge, con la costruzione e i crolli della nuova cattedrale, mi hanno contagiato costringendomi a leggere il seguito: Mondo senza fine.
Forse anch’io, come Jack Jackson - uno dei protagonisti della storia, prima scultore e, in seguito, promosso responsabile dei lavori - sono entrato nel modo della scultura come un figliastro, ho dovuto impegnarmi a fondo per cercare di essere all’altezza.
Alla fine, per strane e fortunate coincidenze, Jack diventa per meriti un «costruttore», come il suo patrigno.
Affascinato dalle descrizioni delle tecniche di costruzione, che fra il Millecento e il Milleduecento, venivano usate per edificare splendide abbazie e ardite cattedrali, Ken Follett - l’autore dei due libri citati - descrive tutti i passaggi nei minimi dettagli: dal lavoro nelle cave, fino alla posa delle pietre lavorate, compreso il passaggio di stile, dal Romanico al Gotico.
Oggi queste cattedrali vengono restaurate con le medesime tecniche di costruzione dell’epoca.
Quando sono entrato nell’abbazia di Jumiéges è come se mi fossi rituffato in quel mondo.
Nell’Ottocento il primo nucleo monastero carolingio venne incendiato dai Vichinghi che ritornarono, in un secondo momento, per saccheggiarlo.
Nell’Undicesimo secolo in Normandia si costruirono molti fra i più importanti e splendidi monumenti religiosi rappresentativi del Romanico, tra questi anche l'abbazia di Notre Dames di Jumiéges, completata poi in epoca Gotica con la costruzione di un grande coro.
Il sistema architettonico della navata è servito come spunto per la costruzione dell’abbaziale di Mont-Saint-Michel.
Dopo la consacrazione della grande Chiesa in presenza del Duca di Normandia - Guglielmo il Conquistatore e numerosi alti prelati - l’abbazia trascorse un periodo di grande prosperità (l’abate di Jumiéges partecipò al processo di Giovanna D’Arco).
Durante le guerre di religione l’abbazia fu saccheggiata, tutto il mobilio distrutto o sequestrato. Durante la Rivoluzione venne addirittura venduta e, poco dopo, il nuovo proprietario, un mercante di legno, inizia un lento smembramento della struttura.
Nel 1852 l’abbazia fu ricomprata e nel 1947 passò in possesso dello Stato.
Victor Hugo definì le sue rovine «una delle più belle rovine che ci siano in Francia», al giorno d’oggi possiamo solo immaginare la bellezza antica del sito.
Camminare dentro le mura che accompagnavano i monaci al lavoro e alla preghiera, emoziona ancora. Lo sguardo non ha la barriera delle coperture, lo slancio verticale porta le preghiere ed i canti verso l’Alto.
Il Gotico arriva a portare l’architettura ad altezze al limite delle possibilità della statica.
È uno stile che adoro, perché è un po’ quello che provo a fare con le mie figure, cercando l’armonia nelle sproporzioni, allungandole sempre di più.
Bruno Lucchi.
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