Storie di donne, letteratura di genere/ 557 – Di Luciana Grillo

Casella, Emiliani, Farinotti, Gandolfi, Manassero, Zappoli, «Le città del cinema - I luoghi dei film cult girati in Italia» – Un viaggio nei ricordi intramontabili

Titolo: Le città del cinema. I luoghi dei film cult girati
            in Italia

Autrici e Autori: Casella, Emiliani, Farinotti, Gandolfi,
                            Manassero, Zappoli

 
Editore: Morellini, 2024
Pagine: 160, Brossura
Prezzo di copertina: € 24

Sei giornalisti/e, critici e critiche cinematografici/che, docenti universitari/e, scrittori e scrittrici insieme hanno costruito una pubblicazione di grande interesse sul cinema, prendendo in considerazione i luoghi italiani dove sono stati girati film di successo.
Si tratta insomma di un viaggio che fa scoprire, rivedere e ricordare luoghi rimasti ben impressi nell’immaginario collettivo e storie che hanno incuriosito, coinvolto, commosso o divertito gli spettatori.
 
Si parte da Torino, con le sue gallerie e i suoi portici, attraversata dal Po e «sorvegliata» da montagne innevate, città della Fiat, degli operai arrivati dal sud e del Valentino, che ritroviamo in film datati come «Cabiria» (1914) o «Mimì metallurgico…» e «Così ridevano», del 1972 e 1998, dove protagonisti sono il mercato di Porta Palazzo e le banchine della Stazione di Porta Nuova, e così via.
 
Si prosegue per Genova, dove la gente «ha un doppio pudore: uno che appartiene al privato di ciascuno e l’altro che appartiene ai genovesi tutti», secondo Giorgio Bocca. I film girati in questa città, mostrano «uno spazio urbano carico di tensione, mai scenografico… scontri e opposizione nette… guardie e ladri, poliziotti buoni e poliziotti cattivi… padri e figli, operai e padroni, giorni e nuvole».
 
E il giro d’Italia fa tappa a Milano: la piazza Duomo evoca immediatamente l’immagine di Totò e Peppino De Filippo sbarcati nel nord, in estate, con colbacco e pelliccia e la sequenza memorabile di «Miracolo a Milano».
Come a Torino, anche a Milano arrivavano i treni dal sud: si può non citare «Rocco e i suoi fratelli» di Visconti? E l’incomunicabilità di Antonioni nelle nebbie milanesi in film come «La notte» e «Cronaca di un amore», in cui campeggia il Pirellone? Milano è stata scelta anche da registi stranieri come Borzage, Vidor, Sautet, Kusturika…
 
Venezia e la laguna sono lo sfondo ideale di tanti film, da «Nosferatu a Venezia» di Caminito a «Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova veneziano» di Comencini, dallo «struggente – anche grazie alle musiche di Stelvio Cipriani – Anonimo veneziano» a «Senso» (1954) di Luchino Visconti e a «Senso ‘45» di Tinto Brass, del 2002, dall’indimenticabile «Morte a Venezia» di Visconti al capolavoro di Leone - «C’era una volta in America» - del 1984.
 
Numerosi anche i registi stranieri, come Woody Allen, David Lean, Terence Young che nel 1963 ha girato «Dalla Russia con amore», quando 007 era ancora interpretato dal mitico Sean Connery.
Nel 2000 Silvio Soldini, con «Pane e tulipani» ha fatto di Venezia un luogo semplice dove Rosalba sceglie di vivere tempi sereni, tra i fiori di Cannaregio.
 
Andando verso est, si raggiunge Trieste, dove è stato girato un film tratto dal romanzo di Svevo, «Senilità» e dove sono stati ambientati quelli per così dire di frontiera come «Cuori senza frontiere» di Zampa nel 1950, quando ancora Trieste non era città italiana, e «La ragazza di Trieste» tratto dal romanzo del regista Festa Campanile, che racconta la vicenda di Nicole, ricoverata nell’ex ospedale psichiatrico diretto dal prof. Basaglia.
 
Bologna è al centro dei pensieri di Pupi Avati che nel 2009 vi ha girato «Gli amici del bar Margherita» e nel 2015 «Un viaggio di cento anni»; a Bologna è nato Pasolini che vi ha ambientato il suo «Edipo Re» nel 1967, di Bologna era Lucio Dalla, a cui Riccardo Marchesini ha dedicato «Caro Lucio ti scrivo» nel 2017.
 
Valerio Zurlini e Franco Monicelli hanno girato film memorabili a Firenze, da «Le ragazze di San Frediano» e «Cronaca familiare», tratti da romanzi di Vasco Pratolini, al mitico «Amici miei»; «La meglio gioventù» di M. T. Giordana nel 2003 ricorda la grande alluvione di Firenze e i giovani italiani e stranieri che accorsero per «liberare dal fango strade, case, cortili, musei, biblioteche», Zeffirelli, fiorentino innamorato della sua città, girò nel 1999 «Un te con Mussolini», mentre J. Ivory nel 1986 vi ha ambientato «Camera con vista», in cui due amiche inglesi visitano la città sull’Arno.
 
«La città più filmata d’Italia - e una delle più filmate del mondo» è Roma, attraversata in Vespa nel 1953 da un affascinante Gregory Peck e da una deliziosa Audrey Hepburn, interpreti di «Vacanze romane», film che affascinò il pubblico di tutto il mondo.
Ma la Roma più vera è quella «Roma città aperta» che nel 1945, con la regia di Rossellini, consacrò Anna Magnani, è la città miserabile di «Ladri di biciclette» di De Sica (1948), è la capitale del cinema italiano negli studios di Cinecittà in «Bellissima» di Visconti, è la città dell’«americano» Alberto Sordi, è quella dei poveri «Soliti ignoti» di Monicelli, è la città lungo il Tevere della sventurata Cabiria di Fellini (1977), è luogo di un omicidio misterioso in «Quer pasticciaccio brutto de via Merulana» del 1959, tratto dal romanzo di C. E. Gadda e girato da Pietro Germi, è soprattutto la Roma amara delle borgate raccontate da Pasolini sia nei suoi romanzi che in film straordinari come «Accattone» e «Mamma Roma»…
 
Potrei continuare ancora… ma come non citare «La dolce vita» di Fellini, «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» di Petri – con uno straordinario Gian Maria Volontè, «Fantozzi» di Luciano Salce, i teneri «C’eravamo tanto amati», «Una giornata particolare», «La terrazza» e «La famiglia» di Ettore Scola?
Ancora un giro in Vespa in «Caro diario» di Moretti e poi film di Verdone, di Placido, di Archibugi, di Muccino, di Bellocchio, di Ozpetek, di Sorrentino che, con «La grande bellezza» ritorna ai fasti e ai drammi della Roma bene.
 
Anche Napoli naturalmente è una città filmata, con i suoi colori, la sua teatralità innata, la vivacità degli abitanti: Totò «è stato l’italiano clown che staziona nel nostro recondito», è rimasto napoletano anche quando a Roma vende la fontana di Trevi, ha spacciato da falsificatore l’unica banconota vera che possiede… e si potrebbe continuare ancora a parlare di un attore che la mia generazione, da giovane, ha considerato poco o nulla.
 
Gli autori e le autrici di questo libro, più che elencare i film, parlano dei registi napoletani e dei loro film, da Paolo Sorrentino a Mario Martone, da Massimo Troisi ai capostipiti Eduardo De Filippo e Giuseppe Marotta, i cui romanzi diventarono film per merito di Rossellini e De Sica.
Di Bari si filma in particolare il bellissimo lungomare, ma non si trascura la piccola criminalità che serpeggia nel bel centro storico, né l’elitarismo dell’alta borghesia.
I registi sono italiani, da Sordi di «Polvere di stelle» con Monica Vitti (1973) a Vicari, Franchi, Marra, per finire con i fratelli Ponti, figli di Sofia Loren - Edoardo regista e Carlo produttore - che nel 2020 dal romanzo di Romain Gary realizzano «La vita davanti a sé»: la protagonista è una Sofia anziana, espressiva e generosa ex prostituta sopravvissuta all’olocausto.
 
Il nostro viaggio raggiunge Palermo, dove sono stati girati film importanti sia sulla mafia che storici, come «Il gattopardo» di Visconti, «Il Padrino» (parte III) di Coppola, «Il siciliano», «Dimenticare Palermo» di Rosi, il dissacrante «Lo zio di Brooklyn» di Ciprì e Maresco. Roberta Torre ed Emma Dante sono «Le» registe palermitane che danno nuova vita al cinema, rispettivamente con «Sud Side Stori», in cui «Shakespeare sbarca a Palermo e fa innamorare Giulietto e Romea» e «Via Castellana Bandera», un film senza musica, carico di tensione fra due donne.
 
Infine, ci spostiamo in Sardegna, set incantevole per kolossal come «La Bibbia» di Huston e «Il deserto rosso» di Antonioni; set di tanti film di registi sardi, come ad esempio Nanni Loy, che del legame con il territorio hanno fatto la loro bandiera. I fratelli Taviani in Sardegna hanno ambientato «Padre Padrone», tratto dalla storia vera di Gavino Ledda, mentre Lina Wermuller vi ha girato «Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto».
Rocco Papaleo, attore e regista lucano, ha scelto l’isola per il suo secondo film, «Una piccola impresa meridionale».
 
E questa non è che una parte dei film citati da autori e autrici che hanno aggiunto, a chiusura di ogni capitolo dedicato a una città, una pagina ricca di informazioni su chiese, cineteche, festival, caffè, castelli e tanto altro… non ci resta che andare da Torino a Palermo, fino in Sardegna.
A me non resta che ringraziarli per aver percorso tanti chilometri, tanti film e tante storie.
 
Luciana Grillo - [email protected]
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