Autonomie di Trento e Bolzano, una storia da rileggere oggi / 30
Il nodo irrisolto della Regione – Di Mauro Marcantoni
Nel corso del primo decennio degli anni Duemila ha assunto sempre maggior rilievo una domanda di fondo: ha ancora senso una Regione, di fatto svuotata di funzioni e poteri, quando le due Province autonome sono divenute a tutti gli effetti delle super Regioni?
È un interrogativo fondato, che si presta a una duplice lettura.
Regione autonoma Trentino Alto-Adige/Südtirol, con il suo imprescindibile bilinguismo, è una denominazione non più avvertita come identitaria e significativa.
Non lo è dai trentini che non ne colgono più la presenza e la ragione di esistere, proprio perché estranea alla loro esperienza quotidiana; semmai, il problema è legato al dubbio che il venir meno della Regione possa mettere a rischio la «specialità» della Provincia autonoma di Trento.
E non lo è per i sudtirolesi perché il senso lo colgono, ma come residuo di una battaglia etnica mai completamente dimenticata.
Con l’approvazione della Legge costituzionale n. 2 del 2001, che rende elettivi a suffragio universale i due Consigli provinciali anziché quello regionale e con l’approvazione, nel 2003, della legge che delega alle due Province la gestione amministrativa delle residue competenze legislative regionali, si sono compiuti due atti che chiudono un’epoca.
Ed è proprio questa chiusura che ha accentuato la crisi dell’Ente regionale già avvertita nei decenni precedenti.
La lettura bipolare che vede la Regione o un baluardo contro l’omologazione (per Trento), o un inutile residuo del passato (per Bolzano) è stata messa progressivamente in dubbio, da entrambe le parti, dal confronto con una realtà che mette in evidenza i problemi generati dalle ridotte dimensioni delle due Province.
Quasi quotidianamente è di tutta evidenza che la Provincia di Trento e quella di Bolzano hanno una dimensione troppo piccola per affrontare con adeguatezza sia le questioni interne che quelle esterne ai rispettivi confini territoriali.
Le due Province sono insediate lungo un unico corridoio, quello che dal Brennero va a Borghetto, che condivide gli stessi problemi di traffico, di trasporto, di tutela di questioni cruciali che vanno dall’ambiente, all’aria e all’acqua, dall’agricoltura di montagna all’organizzazione del tessuto comunitario.
E ancora: le due Province sono troppo piccole per non raccordarsi su questioni che richiedono economie di scala o appropriati bacini di utenza, come nel caso delle alte specialità ospedaliere, dell’università e della ricerca.
In altri termini è emersa la consapevolezza, più nelle sensibilità politiche che nei programmi dei partiti, che per reggere la competizione globale, non si possa procedere in ordine sparso e il raccordo non può essere assicurato da «eventuali» rapporti di buon vicinato.
La stessa felice intuizione di affidare la presidenza della Regione alla staffetta tra i Presidenti delle due Province è risultata più un escamotage funzionale agli equilibri partitici (e degli interessi che li rappresentano) che non il luogo in cui far convergere le questioni di interesse comune (non circoscrivibili nei rispettivi confini territoriali).
Una consapevolezza che non ha avuto comunque la forza di modificare un sistema di equilibri che sul piano pratico è rimasto incentrato sulle due autonomie provinciali tranne che in due partite che hanno visto una più accentuata disponibilità alla cooperazione: la prima, già citata, è quella che ha portato nel 2009 al Patto di Milano; la seconda è quella che ha innescato e ha consentito la nascita del GECT Euregio.
Da questo secondo punto di vista vale la pena ricordare l’approvazione nel 2006 da parte dell’Unione europea del Regolamento che disciplina l’organizzazione e il funzionamento dei GECT.
Dopo l’approvazione della legge 7 luglio 2009 n. 88 che ha posto le basi giuridiche per la costituzione di un GECT in Italia, l’intese politiche tra i tre territori hanno portato alla seduta congiunta delle tre Giunte delle Province autonome di Trento e di Bolzano e del Land Tirolo del 15 ottobre 2009.
Nella seduta è stato dato avvio concreto alla costituzione di un ufficio di coordinamento a Bolzano del GECT, che ha iniziato la sua attività nel 2011.
Mauro Marcantoni
Fine
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