«I comunisti mangiano i bambini. Storia di una leggenda»

In un libro di Stefano Pivato la storia di una delle invenzioni più credute dalla gente

Titolo: I comunisti mangiano i bambini. 
            Storia di una leggenda 
 
Autore: Stefano Pivato
Editore: Il Mulino 2013
 

Pagine: 184, brossura illustrata
Prezzo di copertina: € 14 
 
Era ora che qualcuno ricostruisse la storia dei comunisti che mangiavano i bambini, perché forse oggi i giovani non riescono a immaginare come si sia potuti arrivare a mettere in giro una balla del genere, ma soprattutto come una idiozia di tale portata sia potuta essere diffusamente creduta dalla gente.
Nel corso della Prima guerra mondiale gli alleati dell’Intesa avevano messo in giro ad arte la notizia falsa che i tedeschi disseminavano bombe mascherate da giocattoli per far sì che i bambini le prendessero in mano e ne restassero uccisi o almeno mutilati. Vennero addirittura distribuiti manifesti e locandine con immagini di poveri bambini che piangevano con le mani amputate, con la scusa di invitare i bimbi a non raccogliere oggetti sulla cui provenienza i genitori non fossero sicuri.
Ovviamente era una balla, se non altro perché non esisteva il cui prodest. Ovvero, perché mai inimicarsi stupidamente la popolazione, anche in un’ottica di guerra totale.
Fatto sta che quando nel corso della Seconda guerra mondiale corse voce che i tedeschi avevano costruito dei Lager per sterminare gli ebrei e «altre razze minori», gli alleati non ci cedettero finché non scoprirono il primo campo di concentramento.
 
Ora Stefano Pivato ha voluto riprendere quell’infame accusa dei comunisti che mangiavano i bambini, che è stata ed è ancora l'invenzione in assoluto più fortunata della propaganda anticomunista.
Una leggenda fiorita sulla verità degli episodi di cannibalismo registrati in Unione Sovietica durante le terribili carestie degli anni Venti e Trenta. 
Noi avremmo intitolato l'opera Quando i comunisti mangiavano i bambini, ma l'autore ha preferito essere chiaro fin dal titolo e precisare che si trattava di una balla, una leggenda.
In questo libro, Pivato scopre come questo slogan abbia in realtà le sue radici nella battaglia che nel Novecento la politica ha iniziato a condurre in merito all'infanzia e al suo controllo: fra Chiesa e Stato laico ancora a fine Ottocento, fra organizzazioni cattoliche e comuniste nel secondo dopoguerra.
Una battaglia fatta di notizie false, come quella della deportazione di migliaia bambini siciliani in Urss durante la guerra, di manifesti truculenti, di evocazioni che fanno appello a timori ancestrali e finiscono per costruire l'efficace spauracchio dell'«orco» comunista.