È in libreria il libro di Donatella Alfonso «Affondate le navi»

Era il 9 settembre 1943, quando la scelta del Comandante Roni salvò il porto di Savona. E fu il primo episodio di Resistenza nella città ligure

Titolo: Affondate le navi. 9 settembre 1943. La scelta
            del comandante Roni salva il porto di Savona
 
Autrice: Donatella Alfonso
Editore: All Around 2020
 
Pagine: 144, Brossura
Prezzo di copertina: € 14
 
Ancora decenni dopo quel suo gesto l’ammiraglio Enrico Roni, allora comandante della Guardia costiera di Savona, ripeteva che «dopotutto il 9 settembre del 1943 non ho fatto altro che il mio dovere. Ho ricevuto degli ordini, li ho eseguiti e li ho fatti eseguire».
In realtà le cose non andarono proprio così. In realtà quell’ufficiale così schivo fece ciò che molti in quei giorni tragici e convulsi di settembre del 1943 - giorni in cui moriva un regime oppressivo e si avviava a sorgere una nova Italia - non fecero. Impedì che le navi ormeggiate nel porto di Savona finissero in mano ai tedeschi.
Mentre i comandi militari si squagliano come neve al sole (ma va anche detto che lo Stato maggiore della Marina non smobilitò e continuò a rispondere alle richieste di ordini da parte dei comandi) Roni fa, a rischio della vita, una scelta di campo: ha deciso di stare dalla parte dell’Italia antifascista.
 
A raccontare questo episodio poco noto della Resistenza – sulla base dei documenti lasciati da Enrico Roni e delle informazioni ottenute tramite il Comando Generale delle Capitanerie di Porto - è la giornalista e scrittrice Donatella Alfonso, in «Affondate le navi. 9 settembre 1943, la scelta del Comandante Roni salva il porto di Savona», in libreria e in versione e-book a partire dal 5 settembre.
Ed è un racconto avvincente, scandito dalle lancette dell’orologio che segnano il tempo e i mutevoli eventi che si svolsero nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943.
 
La decisione di affondare la flotta per non farla cadere nelle mani dei tedeschi il comandante delle Capitaneria di Porto l’ha presa subito, non ha aspettato l’ambiguo proclama di Badoglio («Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower…. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza»).
Per quello che ha deciso di fare, a Roni basta sintonizzarsi su Radio Londra e seguire le indicazioni dell’ammiraglio di Sua Maestà, il britannico Andrew Cunningham: nessuna nave italiana deve cadere nelle mani dei tedeschi, tutto il naviglio in condizioni di muoversi deve lasciare i porti italiani e dirigersi a sud, verso Malta: altrimenti, che le navi si autoaffondino.
È quanto stabilito nel cosiddetto «armistizio corto» firmato a Cassibile il 3 settembre. E a quelle indicazioni Roni si attiene subito.
Anche perché è ben consapevole che per quello che si accinge a fare il fattore tempo è fondamentale.
 
La notte dell’8 settembre l’ufficiale la passa insonne («Fuori la notte era calmissima. Ma non altrettanto calmo ero io, – racconterà nel resoconto di quei giorni. – Sentivo il peso delle gravissime responsabilità che avrei dovuto affrontare»): alle prime luci dell’alba e quasi nel momento esatto in cui le forze tedesche si presentano al porto di Savona per prenderne possesso, riesce a far partire le navi in grado di navigare, dando l’ordine di autoaffondare le altre, distruggendo nello stesso tempo impianti, documenti e archivi.
Uno smacco per la Marina germanica. Dopo quella mattinata drammatica Roni rinuncia alla divisa per non aderire alla Repubblica sociale italiana.
Fino al termine della guerra farà l’insegnante all’istituto Nautico, ma già il 26 aprile 1945 il Cln savonese gli chiede di riprendere il suo posto.
Enrico Roni torna in servizio, affiancando l’impegno nel corpo delle Capitanerie alla sua grande passione per la storia, in particolare del Risorgimento.
La vicenda raccontata da Donatella Alfonso (che dedica un capitolo del libro alla storia del Corpo delle Capitanerie di Porto dalla fondazione, nel 1865, alla seconda guerra mondiale) è un tributo non solo a Roni ma a tutti quei militari italiani che svolsero un ruolo di primo piano nella riconquistata libertà del paese all’indomani della caduta del regime fascista.