Tito Boeri è stato nominato presidente dell’INPS

Le congratulazioni del presidente Rossi: Boeri è responsabile scientifico del festival dell’Economia

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Il premier Matteo Renzi ha annunciato che il Consiglio dei Ministri ha nominato un «vero» presidente dell’INPS, Tito Boeri.
La battuta si riferisce al fatto che gli ultimi due non erano presidenti ma «commissari».
Renzi ha comunque ringraziato i commissari Vittorio Conti e poi Tiziano Treu
Milanese nato nel 1958, Boeri è professore ordinario all'Università Bocconi, dove si è anche laureato, è direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, responsabile scientifico del festival dell'economia di Trento ed editorialista della Repubblica.
Nel suo curriculum vanta un dottorato in Economia alla New York University e un'esperienza di dieci anni, da senior economist, all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse).
È stato anche consulente del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), della Banca Mondiale, della Commissione Europea e dell'Ufficio Internazionale del Lavoro.
 
«Un annuncio che accogliamo con grande soddisfazione ed al quale facciamo subito eco porgendo al professor Boeri i nostri più sinceri auguri di buon lavoro, – ha commentato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi alla notizia che il Consiglio dei ministri di oggi ha proceduto a designare il presidente dell'INPS.
«Ci sono almeno due motivi per rallegrarsi di questa decisione, – ha aggiunto Rossi – E il primo ha naturalmente a che fare con il fatto che Tito Boeri dirige egregiamente il Festival dell'economia, divenuto ormai un punto di riferimento internazionale, per la qualità del programma e degli ospiti che vi intervengono.
«Il secondo motivo è legato proprio alla tipologia della competenza di cui il professor Boeri si occuperà, vale a dire il settore della previdenza sociale su cui la nostra Provincia autonoma ha deciso di investire attraverso una diretta assunzione di responsabilità che proprio in queste settimane si sta concretizzando con strumenti innovativi come il reddito di attivazione.
«Un altro modo insomma per impegnarci a declinare l'attitudine a fare da sé tipica della nostra cultura in soluzioni valide non solo per la coesione e la competitività del nostro territorio, ma anche per il nostro Paese.»