La strategia di Filippo Degasperi – Di Nadia Clementi
Il candidato sindaco di Trento per Onda Civica Trentino: «Orgogliosamente, senza padrini, senza padroni, senza burattinai che tirano le fila di tanti burattini»
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Filippo Degasperi è nato a Trento nel 1971 dove ha studiato e dove abita.
Laureato in economia politica, abilitato dottore commercialista e revisore legale, insegna matematica-economia nella Formazione professionale della Provincia.
È anche diplomato in viola presso il Conservatorio Bonporti.
È sposato e ha una figlia.
Consigliere provinciale e regionale dal 2013, ha lavorato soprattutto sui temi economici, sulla corretta gestione della cosa pubblica, sulla Sanità pubblica, sulla Scuola pubblica e sull’Ambiente.
Dottor Degasperi, ci può riassumere rapidamente come è nata l’idea di farla candidare sindaco di Trento?
«L’idea è nata per proseguire il lavoro già avviato dai consiglieri comunali e circoscrizionali di Onda Civica Trentino.
«C’è da offrire un’alternativa vera ai cittadini, fondata sulla competenza, sull’esperienza e su una visione diversa della politica, una politica che metta al primo posto l’interesse pubblico e la crescita di tutto il Comune e non più solo quello di qualcuno o degli amici.
«Non potevamo rimanere indifferenti rispetto al rischio lasciare Trento ancora in mano a chi l’ha portata nella palude o a chi vuole riportarci a modelli vecchi di 30 anni, tra facce che di nuovo hanno solo il taglio di capelli.»
Quali sono le forze che la sostengono?
«Onda Civica Trentino, orgogliosamente, con la forza delle nostre idee, chiare, nuove e coerenti. Senza padrini, senza padroni, senza burattinai che tirano le fila di tanti burattini.
«Non volendo raggirare gli elettori evitiamo per natura la farsa delle coalizioni, in cui troviamo chi ha voluto la lottizzazione di Melta e chi parla di consumo di suolo zero, chi ha sanato la discarica di Sardagna e chi racconta di volerla chiudere… Accozzaglie il cui unico collante sono le poltrone da spartirsi e il potere, come peraltro confermato, forse involontariamente, anche di recente.»
Ha preso contatto con la gente? Cosa le dicono gli elettori?
«Il contatto è costante, ci sono approcci molto diversi. Le persone stanno lentamente superando la fase in cui l’unica preoccupazione era la gestione dell’epidemia.
«Purtroppo prevale ancora il disinteresse che porta a votare in base all’abitudine, a scatola chiusa, senza nemmeno verificare se qualcuno degli impegni assunti da chi chiede il voto sia stato rispettato.
«Per fortuna c’è anche chi, attento alle dinamiche, si ferma a confrontarsi e tra questi, tutti si rendono conto che Trento deve cambiare passo.
«Sarà nostra cura far sì che il cambio di passo, contrariamente a quanto visto in Provincia, avvenga nella giusta direzione.»
Lei è collocabile nel centrosinistra, nel centrodestra o nel centro?
«Difficile identificare oggi il senso di queste etichette. Abbiamo visto le forze del cosiddetto Centrosinistra andare a braccetto con quelle del cosiddetto Centrodestra nell’ assecondare le pretese dei palazzinari redivivi e sconfessare le istanze dei territori.
«Abbiamo visto le forze del Centrodestra locale aumentare le tasse per i redditi più bassi (pensioni incluse) e quelle di Centrosinistra tagliare il salario (già non particolarmente ricco) ai lavoratori del Progettone, privatizzare i servizi educativi e gran parte degli operatori della cultura…
«Il Centro invece è un po’ come l’araba fenice: tutti ne parlano ma cosa sia in pratica o dove sia nessuno lo spiega. A noi pare solo il collettore di chi vuole riportarci alle politiche degli anni Novanta. Auguri!
«Il nostro ago della bussola invece punta solo il programma che abbiamo costruito: idee chiare e persone competenti per far ripartire Trento.
«Peccato che gli organi di informazione (almeno la maggioranza) evita accuratamente di partecipare alle iniziative di divulgazione delle nostre proposte. Mi vien da pensare che facciamo paura al sistema a cui invece appartengono tutti gli altri e a cui sono organici anche stampa e TV.»
Qual è la città di Trento che lei vorrebbe costruire da sindaco? Ha uno slogan che riassume la sua visione di Trento?
«Fin dal momento della presentazione della candidatura (febbraio) abbiamo scelto come slogan Trento riparte, un impegno che non ha nulla a che vedere con l’epidemia ma piuttosto con l’immobilismo in cui la nostra città vegeta da lustri.
«Progetti fermi da venti anni (interramento della ferrovia per esempio), assenza di visione rispetto alla mobilità mentre Trento soffoca ed è congestionata per il traffico veicolare dei pendolari e turisti costretti a raggiungerla solo con il mezzo privato (ferrovia della Valsugana ferma al tempo delle littorine, Trento-Malé in stato agonizzante, nessun collegamento con l’aeroporto Catullo per fare qualche esempio), mozziconi di piste ciclabili condivise con mezzi di ogni tipo, immobili pubblici abbandonati, fatiscenti e senza prospettive, un’urbanistica aggressiva rispetto al territorio incapace di rapportarsi con i professionisti…
«Potremmo proseguire per pagine... noi vogliamo ribaltare il paradigma. La mobilità pubblica deve divenire competitiva rispetto al mezzo privato: investiamo nella ferrovia della Valsugana (purtroppo la Provincia ha differito di ben 6 anni l’elettrificazione…) per farne l’asse portante del ring circolare da realizzare collegando la collina Est con la linea del Brennero a Trento Nord, colleghiamo Trento al Catullo con un treno express.
«Rimettiamo in circolo l’enorme patrimonio immobiliare pubblico che decade inesorabilmente in un disinteresse che dura da decenni; trasformiamo le circoscrizioni in assemblee aperte, sottraendole dalla morsa dei partiti e rendendo le loro decisioni vincolanti, restituiamo un’anima ai quartieri e ai sobborghi che l’hanno persa ricucendo le tante ferite (sociali e urbanistiche) che le politiche elitarie hanno generato.
«Riappropriamoci degli spazi puntando su educazione, cultura e associazioni: solo una città viva e vissuta è una città sicura. Ricostruiamo una relazione con professionisti e operatori economici, primo presidio del nostro territorio, coinvolgendoli nelle scelte e rendendoli protagonisti delle iniziative della città.
«Anche qui potremmo proseguire all’infinito... lo spazio lasciato vuoto dal Centrosinistra è enorme.»
Ora le facciamo delle domande concrete. È favorevole al centro polifunzionale di Piedicastello, con auditorium adatto alla città invasa dai Festival, con la location di fiere decentrata ma collegata al centro città e con il ponte funzionale per pedoni e biciclette da Piedicastello a Piazzale Sanseverino? È tutta roba che doveva essere pronta da due anni…
«L’area Italcementi dovrebbe assicurare una vitalità quotidiana. Purtroppo la proposta del polo fieristico che di per sé prevede un utilizzo molto saltuario non va nella giusta direzione ponendosi tra l’altro in concorrenza con il polo fieristico del Trentino ovvero Riva del Garda, rischiando di innescare una gara che, in un momento come questo, non porterebbe benefici per nessuno.
«Le nostre proposte, oltre a quella di assegnare alla residenzialità l’area più vocata che non è certamente quella a ridosso della parete rocciosa, prevedono la realizzazione del mercato coperto (che non esiste a Trento) e della cittadella universitaria che renderebbero logici ed utilizzati anche i collegamenti con l’altra sponda del fiume.»
Seconda domanda. Che ne pensa dell’ascensore turistico che dalle Gallerie di Piedicastello porti sul top del Doss Trento? Sarebbe il recupero dei più bei giardini pubblici della città, che oggi la gente ha difficoltà a raggiungere. Tutti si sono dichiarati favorevoli (anche gli Alpini), ma nessuno ha avuto coraggio di portarlo avanti.
«Guardi sono uno che per ascendenza familiare ha dedicato al Doss Trento anche un libro. Roma ha l’Altare alla Patria sul Campidoglio. Facendo le doverose proporzioni, noi l’Altare alla Patria lo abbiamo sul Doss Trento e come sul Vittoriano, anche da noi l’ascensore panoramico (non dentro la roccia) sarebbe il giusto coronamento di un progetto di rilancio che passa ovviamente per la riapertura e la valorizzazione del nuovo Museo Storico degli Alpini (l’unico museo nazionale del Trentino).
«Vedrei molto bene anche l’utilizzo del parcheggio posto sul versante che guarda ad Ovest come piccola ma suggestiva area camper. Il turismo itinerante è in crescita vorticosa; le attente amministrazioni che hanno guidato la città se ne sono sempre fregate (basta vedere l’orrenda area Zuffo), rinunciando così a fette importanti di ospiti con altissima capacità di spesa.»
Una funivia per il Bondone è fattibile? La città riconquisterebbe Trento Alta e magari ci starebbe un campo da golf alle Viote.
«Parto dalla fine, le Viote devono rimanere come sono: un’area da preservare per la sua valenza ambientale e paesaggistica. Da sole le Viote, con le loro caratteristiche, hanno già tutto quello che serve per attirare.
«Mi riaggancio al tema del turismo itinerante...sul Bondone il Comune, lungimirante, ha chiuso il campeggio di Mezavia senza pensare a nulla di alternativo se non l’inguardabile spianata di asfalto del nuovo parcheggio proprio alla Viote.
«Ecco, anche quell’orribile nastro di bitume va eliminato e sostituito con un’area sosta adeguata alle esigenze di chi sceglie il camper per stare a contatto con la natura: l’asfalto va sostituito con il granulato che faccia crescere l’erba, vanno posizionate colonnine per la corrente e per l’acqua, alberi che garantiscano l’ombra e soprattutto la nuova area va pubblicizzata.
«Rispetto alla funivia... mi permetto di ricordare che mentre i fenomeni di via Belenzani nel 2001 si apprestavano a coprire il Bondone con una colata di milioni (in realtà erano miliardi di Lire) e di cemento puntando su piramidi e sfingi nel deserto, snaturando la montagna di Trento nel tentativo di trasformarla in una Rimini in quota, chi oggi è in Onda invitava a destinare le risorse proprio alla funivia Trento - Vason… ovviamente inascoltato, non appartenendo alla cerchia degli illuminati.
«La funivia (di cui si parla almeno dagli anni Venti del Novecento) è sicuramente una prospettiva suggestiva. Prima però bisogna chiarire cosa si va a fare sul Bondone. Se servisse solo a portare turisti nel nulla avrebbe vita brevissima.
«Quindi come prima cosa (dopo aver mandato a casa chi ha ridotto il Bondone nelle condizioni odierne) dobbiamo far tornare i trentini sulla loro montagna.»
Altre iniziative?
«Ristrutturiamo le decine di immobili pubblici abbandonati e diamoli (a rotazione e gratuitamente!) alle scuole, all’università, al conservatorio, alle scuole musicali, alle compagnie di teatro, alle associazioni sportive, alle associazioni culturali, a chi si occupa di giovani e di anziani... insomma a chiunque ne abbia necessità e garantisca finalità sociali.
«C’è anche un auditorium… Assicuriamo servizi adeguati a chi ha scelto il Bondone per viverci e incentiviamo le ristrutturazioni delle abitazioni esistenti. Abbandoniamo la monocoltura dello sci da discesa senza demonizzarlo ma tenendo presente che la montagna è di tutti!
«In oltre dieci anni la Giunta comunale non è riuscita ad individuare nemmeno un percorso per lo scialpinismo (altra disciplina in crescita esponenziale). Dieci anni buttati a cui è ora di porre rimedio.
«Per non dilungarmi troppo... pensiamo anche al Bondone come area vasta che arriva fino al Lago di Garda e costruiamo prodotti turistici (pensiamo alle opportunità che offre la presenza dei tantissimi ciclisti stranieri nell’Alto Garda) insieme ai nostri vicini per approfittare di tutte le potenzialità che non evaporano nel momento in cui si attraversa il confine del comune.»
Il collegamento con Mesiano? Sembra che finalmente si parta. Lei è favorevole o contrario?
«Il primo a parlare del collegamento con Mesiano con l’ascensore è stato proprio il nostro capogruppo in Consiglio comunale Andrea Maschio, nelle vesti di ingegnere. Quindi non possiamo che apprendere con favore che dopo anni di chiacchiere finalmente qualcosa sembra muoversi.
«Speriamo non sia solo la lingua, stimolata dalla campagna elettorale. Peraltro sarebbe utile riflettere anche su come proseguire oltre Mesiano visto che studenti e ricercatori devono raggiungere non solo ingegneria ma anche le altre facoltà scientifiche e i laboratori a Povo.»
Questi erano i nostri sogni. Ora ci dica quali sono i suoi sogni. Come sarebbe la città di Trento griffata Filippo Degasperi?
«Una città in cui non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, una città che supera e pone rimedio alle lacerazioni urbanistiche e sociali nei quartieri e nei sobborghi.
«Quartieri e sobborghi in cui il senso di appartenenza e di comunità, la solidarietà, insomma quello che ha sempre caratterizzato gli abitati di Trento fino alle scelte dissennate degli anni più recenti, tornino a fungere da comune denominatore.
«Una città rispettosa del proprio patrimonio ambientale e culturale capace di conservarlo migliorandolo. Una città facile da raggiungere con treni veloci, frequenti e confortevoli, una città al cui interno si circola su rotaia o su autobus smart godendosi la sua bellezza.
«Una città in cui la sicurezza è garantita dalla coesione sociale e dalla valorizzazione degli spazi. Una città in cui l’Amministrazione si pone al fianco dei cittadini e degli operatori economici per costruire insieme il percorso verso il futuro.»
Secondo lei Trento è una città turistica?
«Sì Trento è una città turistica, e per saperlo non serve la patente rilasciata dalla Provincia. Che la Giunta provinciale non se ne renda conto non ci sorprende visti i clamorosi fallimenti che connotano questi due anni di Centrodestra.
«Se però il riferimento è al tema delle chiusure domenicali evidenzio che per noi la divisione tra città turistiche e non per quel fine è inutile e discriminatoria. Siamo stati i primi a proporre di regolamentare il Far West che ha caratterizzato il settore negli ultimi dieci anni.
«Oggi penso che la strada migliore sia concordare con le categorie un numero di giornate festive annue in cui ciascun operatore economico, a prescindere dalla sua collocazione, sia libero di aprire.
«Solo una Giunta scalcagnata come questa poteva pensare che, per fare un esempio, aprire la Famiglia Cooperativa di Calceranica o di Lavarone le domeniche di novembre fosse vitale per il turismo e per il commercio.»
Un messaggio che vuole lasciare ai nostri lettori?
«Gli elettori hanno una grande responsabilità. Possono comodamente lasciare che Trento affondi, lenta, nella palude in cui ci ha portati l’Amministrazione che tutti conosciamo, possono riportare Trento agli anni Novanta e rimetterla in mano ai palazzinari oppure fare uno sforzo in più: guardare al lavoro che i candidati di Onda Civica Trentino hanno portato avanti con coerenza e coraggio, leggere il nostro programma (che non si basa sulle promesse ma su 7 anni di lavoro) e metterci alla prova. Noi siamo pronti.»
Nadia Clementi – [email protected]