Ricerche di un aviatore di Bolzano morto nel 1944
Dopo 75 anni dalla fine della guerra, un appello per avere notizie di un aviatore bolzanino abbattuto nel 1944 sui cieli di Forlì
Foto Niemann di uno Stuka per Wikipedia.
Si era ormai verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel novembre del 1944. In Italia, gli inarrestabili eserciti alleati risalivano la Penisola e da poco erano entrati a Forlì, la «città del Duce».
Tuttavia i combattimenti con i tedeschi continuavano aspri sia in terra che in aria.
Il 28 di novembre avvenne un fatto tragico ricordato pure dal celebre storico inglese Nick Beale nell’opera «Ghost Bombers».
Dall’aeroporto di Bovolone (VR), verso le quattro del pomeriggio si alzarono in volo due bombardieri Stuka con l’obiettivo di colpire il settore inglese-polacco nei dintorni di Forlì.
A bordo, i comandanti piloti erano rispettivamente l’Hauptmann (capitano) Kuhle e il Feldwebel (maresciallo) Kaspar Stuber.
Il loro volo, però, fu individuato alle 17.05 dai radar alleati e immediatamente fu allertato un caccia notturno «Beaufighter VI» del 600° Squadrone RAF con ai comandi il pilota S/L Archer, che si trovava in volo proprio in quella zona.
L’inglese poco dopo stabilì un contatto visivo con i due velivoli nemici i quali tentarono immediatamente di sganciarsi dalla situazione allontanandosi.
Archer, continuando l’inseguimento, riuscì però ad avvicinarsi a uno dei due Stuka e ad aprire il fuoco.
I colpi andarono a segno e gli inglesi videro il velivolo nemico incendiarsi: si trattava dello Junkers 87 D-5 W.Nr.131086 di Kaspar Stuber.
Diventato ingovernabile, l’aereo cadde poco dopo in spirale. I due aviatori a bordo, il pilota e il navigatore, l’Unteroffizier (sergente) Alois Adami si lanciarono col paracadute, ma mentre il primo riuscì ad atterrare e fatto subito prigioniero dalle truppe polacche, il secondo precipitò e fu trovato cadavere a poca distanza dai resti dell’aereo.
Finita la guerra, come spesso succede in questi casi, di quell’episodio non se ne parlò più.
Solo oggi, a distanza di 75 anni, grazie all’Associazione Aerei Perduti Polesine è stato possibile localizzare il punto esatto di caduta dello Stuka recuperando preziosi reperti.
Al contempo, sono stati rintracciati pure dei testimoni che hanno contribuito a definire l’esatta cornice storica per quanto riguarda la cattura dello Stuber e il triste destino dell’Adami.
Infine, a completare la ricerca, sono giunte alcuni giorni fa dall’Inghilterra notizie riguardanti quest’ultimo sfortunato aviatore.
Si tratta come si diceva di Alois Adami, che ora sappiamo essere nato a Bolzano e lì residente in via Carducci. Era nato il 9 novembre del 1921, ma dai documenti inglesi non si sa dove sia sepolto.
Potrebbe essere stato inumato a Forlì, ma i registri cimiteriali vennero bruciati molti anni fa. Al cimitero tedesco della Futa (a metà strada tra Firenze e Bologna, uno dei più grandi d’Italia con 30mila salme), le ricerche hanno dato esito negativo.
Che sia stato sepolto a Bolzano? E ci saranno ancora dei parenti? - si chiedono i ricercatori polesani.
Essendo impossibile porre il quesito all’ufficio anagrafe comunale per via delle norme sulla privacy, è per questo motivo che «Aerei Perduti» ha deciso di rivolgersi ai lettori dei giornali dell'Alto Adige.
Il fine è quello di dare una storia e un volto a questo giovane aviatore caduto in terra di Romagna e rendere possibile una ricostruzione storica quanto più completa.
L’Associazione, pertanto, chiede aiuto ad eventuali parenti o conoscenti e a tutti coloro che possono fornire informazioni (foto, ricordi e documenti) sulla vita di Alois Adami al fine di valorizzare il sacrificio e conservarne il ricordo.
Chi volesse contribuire alla ricerca può farlo contattando l’Associazione tramite il sito www.aereiperduti.net o chiamando direttamente lo storico Enzo Lanconelli al numero 389 9226995.