Cerimonia promossa dal Museo della Guerra di Rovereto

Stamattina in piazza Podestà la commemorazione di Fabio Filzi a cent'anni dalla morte


 
Questa mattina a Rovereto, in piazza Podestà, davanti al monumento ai volontari caduti per l’Italia, si è svolta, a cento anni dalla morte, la cerimonia di commemorazione di Fabio Filzi promossa dal Museo della Guerra e alla quale hanno partecipato autorità civili e militari, l’Ana e le associazioni d’arma.
Nel corso della Prima guerra mondiale l’irredentista di origini roveretane Fabio Filzi, sottotenente degli alpini, fu catturato dagli austro-ungarici sul monte Corno insieme a Cesare Battisti e, condannato a morte per alto tradimento, venne impiccato nella Fossa del Castello del Buonconsiglio il 12 luglio 1916.
Dopo la deposizione di una corona d’alloro è intervenuto Maurizio Tomazzoni, assessore comunale alla cultura.
Ha sottolineato che «le vite di tutti i caduti, pur diverse una dall’altra, furono accomunate da un ideale. Oggi dobbiamo continuare a trasmettere il loro eroismo.
«In particolare i ragazzi, attraverso la scuola, devono cercare di capire il clima di quell’epoca e il perché di quegli ideali di libertà per i quali sono morti. E la città di Rovereto e la sua amministrazione sanno trasmettere questi ideali operando giornalmente in questa direzione.»
 

 
«Siamo qui non per rivendicare ma per ricordare e non dimenticare – ha detto Sebastiano Favero, presidente nazionale dell’Ana oggi in Trentino per partecipare anche alle commemorazioni di Cesare Battisti – Filzi, come altri, ha fatto una scelta che bisognerebbe sempre ricordare, specialmente nelle scuole, senza essere contro qualcuno.»
Dal canto suo, Camillo Zadra, direttore del Museo della Guerra, ha affermato che «di fronte alla morte di un uomo mandato al patibolo combattendo volontario contro lo stato di cui era cittadino, penso non abbia senso chiedersi se la condanna fu giusta o sbagliata, legittima o illegittima.
«Filzi, assieme ad altre centinaia di trentini e migliaia di altri uomini in tutto l’Impero, decise di compiere una scelta drastica: combattere per la nazione di cui si sentiva parte.
«A cento anni di distanza possiamo dire che Filzi, Battisti, Chiesa, non “appartengono” a una parte contro un’altra ma sono testimoni di come il Trentino visse quella guerra.»