Concorso «Una notte in palafitta»: si torna all’età del bronzo

Per i vincitori, madre e figlio di Brescia, l’emozione di dormire nelle Palafitte di Ledro

>
Saranno due turisti di Brescia i fortunati ospiti che potranno vivere l’esperienza di dormire nelle palafitte di Ledro tutelate dall’Unesco e provare l’esperienza di fare un salto all’indietro nella preistoria, a tremila anni fa.
Domani il Museo delle Palafitte di Ledro propone nuovamente la Cena Preistorica seguita dalla Notte in Palafitta, occasione unica riservata ai vincitori del concorso promosso dal Consorzio per il Turismo della Valle di Ledro.
E dopo la tradizionale cena con cibi cucinati come quattromila anni fa, Sofia Secondini con il figlio Andrea, di Carpenedolo (Brescia), potranno dormire all’interno in una delle palafitte di quattromila anni fa, tutelate dall’Unesco.
 
Andrea sarà il primo bambino a poter dormire nelle Palafitte da quando è stato istituito il premio Una notte in palafitta, che quest’anno ha visto partecipare oltre 5.000 persone, di cui oltre 200 stranieri.
Dopo aver banchettato come gli abitanti della Valle di Ledro facevano tre millenni or sono, la coppia veneta potrà prendere possesso della struttura in legno e paglia per seguire lo stesso rituale di un tempo.
Immancabile sarà il rito propiziatorio celebrato prima di coricarsi e l’esperienza di accensione del fuoco con l’archetto in legno, il tutto sotto la guida degli esperti del Muse di Trento e del Museo delle Palafitte di Ledro.
E la notte verrà trascorsa sul pagliericcio posto sul tavolato della palafitta, con lo sciabordio delle acque del lago, distanti davvero pochi metri, a scandire le ore notturne.
 
Il secondo premio – ovvero la possibilità di partecipare alla Cena Preistorica – è stato vinto dalla veronese Silvia Zamboni.
È la conferma per il Veneto: lo scorso anno a vincere la possibilità di dormire in palafitta fu il veronese Cesare Schiavone.
La Cena preistorica è un evento aperto anche ad altri interessati (necessaria la prenotazione. INFO: www.vallediledro.com
Ormai da anni la prima domenica d’agosto la Valle di Ledro fa un salto nel passato, tornando per un giorno all’Età del Bronzo, periodo a cui risalgono gran parte dei ritrovamenti nel sito preistorico di Molina di Ledro che ha ridato alla luce i resti di un villaggio palafitticolo adagiato sulle rive del Lago di Ledro.
Un’esperienza davvero unica nel suo genere, un’occasione che questo ambito turistico del Trentino può offrire grazie al proprio bagaglio di storia, cultura e ricchezza ambientale, capaci di mantenere un sito archeologico di grande pregio e tra i meglio conservati del panorama alpino.
 
 CENNI STORICI 
L'abitato palafitticolo di Molina di Ledro si affaccia sull'omonimo lago, in prossimità dell'emissario. In seguito al forte abbassamento delle acque dovuto alla costruzione della Centrale idroelettrica del Ponale, nel 1929 Ettore Ghislanzoni eseguì le prime indagini su un’area di cinquecento metri quadrati formulando l’ipotesi che si trattasse dei resti di una palafitta a terra o "bonifica".
Successivamente, l’ulteriore forte abbassamento del livello lacustre che si verificò nell’inverno 1936-37 permise a Raffaello Battaglia di ampliare la superficie di scavo a quattromiladuecento metri quadrati, portando alla luce oltre diecimila pali.
Fu individuato un tratto di tavolato di trentasei metri quadrati che Battaglia interpretò - diversamente da Ghislanzoni - come parte della struttura che avrebbe dovuto sorreggere una capanna sull’acqua. Altre ricerche sono state condotte tra il 1957 e il 1967 e tra il 1980 e il 1983.
 
Gli studi fino ad oggi condotti sui materiali di Ledro permettono di inquadrare la vita del sito tra l'antica e la media età del Bronzo (circa XXII - XIV sec. a.C.), anche se alcuni indizi fanno ipotizzare fasi di occupazione più antiche. I materiali ceramici, sono attribuibili a sviluppi locali delle facies di Polada (antica età del Bronzo) e gardesane meridionali (media età del Bronzo).
L'artigianato metallurgico è indiziato da crogioli, ugelli e forme di fusione e rivela nei prodotti di raffinata fattura (asce, spilloni, ornamenti) forti connessioni con il bacino medio - danubiano.
Di particolare rilievo sono i cosiddetti «diademi» in bronzo, con confronti nella necropoli di Pitten (Bassa Austria), come anche i vaghi d'ambra di provenienza baltica o ancora le Tavolette enigmatiche, che inseriscono Ledro in una rete di commerci che in tempi preistorici univa i versanti dell’arco alpino da Nord a Sud, da Est a Ovest.
Il locale Museo delle Palafitte del Lago di Ledro conserva ed espone un’importante selezione di reperti che fanno luce sulle numerose e complesse attività di produzione e di scambio, che quotidianamente facevano vivere il villaggio di agricoltori - pastori e il territorio circostante.
Altri materiali sono visibili al Museo di Riva del Garda e al Museo del Castello del Buonconsiglio a Trento.
Da oltre 20 anni il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro svolge un'intensa attività educativa e, di concerto con la locale Amministrazione Pubblica, con la Scuola e con il Consorzio per il Turismo della Valle di Ledro, organizza iniziative rilevanti finalizzate alla valorizzazione del sito e del territorio ledrense e ha colto, nel 2017, il considerevole traguardo di 41.000 presenze.