Storie di donne, letteratura di genere/ 405 – Di Luciana Grillo
Cristina Caboni, «La ragazza dei colori» – Un’autrice dalla mano delicata, che sa attingere a tutte le corde, che suscita emozioni e trascina nella lettura
Titolo: La ragazza dei colori
Autrice: Cristina Caboni
Editore: Garzanti 2021
Collana: Narratori moderni
Pagine: 304, Rilegato
Prezzo di copertina: € 18,60
Da quando presentai Cristina Caboni al Trentino Book Festival, ho continuato a leggere i suoi romanzi e a recensirli, con gioia e con il gusto della sorpresa che ogni storia, ogni personaggio mettono in campo.
Questa volta siamo sul lago di Garda, Stella – provata da un senso di inutilità e delusa dal comportamento della datrice di lavoro e dei suoi nipoti – raggiunge la zia Letizia che, dopo molti anni di matrimonio, ha perduto il marito, lo zio Orlando, e con lui, la serenità.
Stella ricorda lo zio, affettuoso e generoso, che le ha lasciato, in maniera quasi casuale, doni di vario genere: tra questi, una vecchia valigia che custodisce disegni infantili.
I colori hanno per Stella un significato particolare, «giallo per l’allegria, rosa per il conforto, blu per stare sereni», e in quei misteriosi disegni trova «un’esplosione di colori come non ne aveva mai visti… verde brillante, giallo, arancio. Il blu più profondo, il rosso maestoso, il viola e il celeste…».
Da questo momento, il romanzo si sdoppia, da una parte c’è Stella con il nuovo amico Alexander, dall’altra Letizia, con i suoi fantasmi, i lunghi silenzi, le meditazioni solitarie.
Stella fa un po’ di ricerche, scopre che nel campo di concentramento di Terezin, i bambini disegnavano; cerca di capire quale sia stata la giovinezza di Letizia, se abbia potuto entrare in contatto proprio con quei bambini. E lo zio Orlando?
Invece di partire per un lungo viaggio oltre confine, Stella si ferma, sistema la vecchia villa un po’ trascurata, rivede l’amica Barbara che ha rinunziato a dipingere per sposarsi, progetta dei murales che realizza con il contributo dei compaesani.
Alexander c’è e non c’è, parte misteriosamente per Londra, anche lui sembra nascondere un segreto.
I genitori, invece, sembrano averla dimenticata: il padre ha avuto un bambino da una giovane compagna, la mamma si è risposata. E Stella? È sempre più sola.
Intanto, Cristina Caboni ci porta nel mondo di Letizia, ci fa entrare nella grande Storia; ci accompagna nel collegio dove Letizia ha trascorso l’adolescenza; ci fa conoscere l’amica Teresa e la sua mamma Berenike; ci rivela un po’ del passato e del coraggio di Letizia che a Nonantola, con tenera e coraggiosa discrezione, si è occupata di bambini ebrei che venivano trasferiti in Israele.
Ha voluto molto bene al piccolo Elijah, che crede morto dopo un’incursione dei nazisti.
Come negli altri romanzi, Caboni ci conduce in mondi paralleli, dal 1942/43 passiamo ai nostri giorni.
In questo suo ultimo romanzo i colori sono sempre presenti, rivelano stati d’animo, fanno tornare bambina Stella:
«Uno, due, tre./ Blu è il cielo/ giallo il sole/ rosso il cuore… Mi piacciono i colori. Tutti ne siamo condizionati. Sono ovunque. Abiti, cibo, oggetti. I colori ci circondano. Ci siamo immersi… Bianco, nero, rosso, giallo, verde. Li cercava in ogni oggetto, abito, sfumatura. Automobili, biciclette. Accessori. Persino nei capelli. I colori l’aiutavano a riordinare i pensieri, a concentrarsi, a respirare».
I disegni dei bambini, incorniciati, vengono esposti a Nonantola; Flaminia – la datrice di lavoro – raggiunge Stella e le chiede di tornare a lavorare con lei; un critico d’arte veneziano apprezza le opere di Stella; Alexander è finalmente pronto a spiegare e tutti i nodi si sciolgono, mentre Letizia ascolta rapita la storia di Elijah che…
Mi piacerebbe andare avanti e rivelare tutto, ma non sarebbe giusto; lettori e lettrici hanno il diritto di scoprire, pagina dopo pagina, i risvolti nascosti che Cristina Caboni, con la mano delicata di una prestigiatrice, piano piano porta alla luce.
Luciana Grillo – [email protected]
(Recensioni precedenti)