Storie di donne, letteratura di genere/ 403 – Di Luciana Grillo

Nadeesha Uyangoda, «L'unica persona nera nella stanza» – L'insegnamento: il fatto di nascere in un paese non significa avere un debito eterno con lo stesso...

Titolo: L' unica persona nera nella stanza
Autrice: Nadeesha Uyangoda
 
Editore: 66thand2nd 2021
Collana: Bazar
 
Pagine: 176, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
Nadeesha è nata nello Sri Lanka, vive in Italia da quando era una bambina e ha scritto questo saggio che tocca il problema del colore della pelle come primo elemento di distinzione fra persone.
Quando la incontrano, le chiedono subito da dove arriva, se ha intenzione di tornare nel suo Paese d'origine e si meravigliano quando la sentono parlare, perché il suo è un italiano corretto.
Lei risponde che tornerà forse dai parenti per una breve visita, perché la sua vita, i suoi affetti, sono in Italia.
E lei è italiana. E poi, «Il fatto di nascere in un paese non significa avere un debito eterno con lo stesso».
 
A mio avviso, il colore della pelle fa la differenza come gli accenti o le cadenze dialettali fra italiani.
Quando sono arrivata a Trento, più di trenta anni fa, mi sentivano parlare e mi chiedevano: «Quando tornerà dalle sue parti?».
Anche io, come Nadeesha, rispondevo che sarei andata in estate al mare e avrei salutato i miei parenti.
A questo proposito, l'autrice parla di «razzismo inconsapevole».
 
Certamente, il colore della pelle è più evidente, soprattutto in un Paese come l'Italia abitato prevalentemente da bianchi.
«I neri – scrive Nadeesha – non esistono, o meglio: esistono come oggetto del discorso, quasi mai come soggetto», sono invitati per parlare di problemi legati alla loro etnia, raramente occupano posizioni elevate in una azienda o anche in campo mediatico, però «avere un cast multietnico rende lo show televisivo più realistico».
 
Nadeesha racconta di aver smesso di parlare nella lingua dei suoi genitori, di conoscere le norme della buona educazione occidentale, di aver letto tanti libri che parlano dei bianchi eppure, se deve affrontare un incontro, un colloquio di lavoro o altro, non può come un bianco presentarsi e basta... «la questione razziale è una presenza reale che impatta sulla tua vita... Rifletti sulla ragazza di origini somale che aspetta il pullman e viene sempre scambiata per una prostituta... chiunque provenga dal Nord Africa è un marocchino di merda...».
 
Quanto alle coppie miste, confessa di sentirsi a disagio se il suo ragazzo la presenta agli amici con un «non preoccupatevi, parla italiano» oppure «non chiedetele dove è sbarcata perché è arrivata in aereo».
Forse «innamorarsi di qualcuno che ha il colore della pelle diverso dal tuo è una colpa da espiare con una battutina?».
Ripensando alla scuola e ai rapporti con i docenti e i compagni, Nadeesha ricorda di essersi sentita sempre straniera: «Non ero una ragazzina insicura, anzi, ma è guardandomi a lungo che sono giunta alla conclusione di non essere abbastanza nera per i neri e di non essere abbastanza bianca per i bianchi».
 
Certamente, per molte donne è stato un handicap avere la pelle scura, e dunque hanno tentato di schiarirla, ma i risultati sono stati pessimi, Evelyne è diventata giallognola, mentre Melani ha guadagnato «delle chiazze di colore più chiaro».
C'è stata anche qualche ragazza che ha partecipato a Miss Italia, e ha vinto, pur tra qualche polemica, così come altre si sentono marocchine in Italia e italiane in Marocco.
Se guardiamo indietro nel tempo, poco più di un secolo fa, gli italiani che emigravano non erano considerati bianchi, ma inseriti in una categoria per così dire intermedia.
Furono derisi, insultati, processati, come il signor Rollins, afroamericano, accusato di essere l'amante di una donna siciliana.
 
Nadeesha riflette sulle definizioni, come «italiani di seconda generazione» o semplicemente «nuove generazioni» in cui permangono aspetti relativi all'origine e alla cultura dei genitori insieme alle abitudini, ai modi di viveri che sono ormai propri.
Una ragazza, Yasanthi, ha scritto: «Sono italiana quando guardo la Nazionale, srilankese quando mangio il riso col curry, italiana con gli amici, srilankese con i miei», mentre Takoua, cresciuta a Roma, se la senti parlare è romana; se la vedi, è diversa, straniera, dalla carnagione scura, con il velo sulla testa.
E in genere, nella vita pubblica italiana, negli spettacoli, nell'intrattenimento, i neri sono davvero pochi, tranne che nella musica, forse perché si pensa che le «personalità esotiche» abbiano una naturale inclinazione al ritmo e alla musicalità.
 
Fra gli intellettuali, gli scrittori stranieri da citare sono Igiaba Scego, Gabriella Kuruvilla e forse altri due; nel mondo dell'alta cucina, è la stessa cosa: sul canale Sky Gambero Rosso c'è stata una sola conduttrice di colore, la chef Victoire Gouloubi.
Ma di colore è un'espressione sostitutiva di nero.
David – un cantante italiano nero nato nelle Marche – dice a chiare lettere: «...siamo neri. Ragazzi, non è un insulto».
Eppure, «nessun bianco potrà mai immaginare il dolore, la vergogna, la paura che mi provocava» sentirmi definire negra, confessa Nadeesha.
Il suo professore del liceo certamente non voleva offenderla, ma «era una parola che mi metteva a disagio, mi umiliava, mi denotava come meno di un essere umano, come un essere inferiore».
 
Continuano gli esempi, relativi a luoghi ed ambienti diversi, a trasmissioni televisive, a You Tube, a incontri e dibattiti, poi qualcuno sussurra: «Si ha la sensazione che le cose stiano cambiando... la riforma della cittadinanza sta ritornando un tema del dibattito pubblico; in diverse città sono nate realtà antirazziste», ma «la questione razziale è lungi dall'essere risolta, in Italia».
Forse qualcosa sta davvero cambiando, la morte di Willy Monteiro potrebbe essere accostata a quella di George Floyd, l'afroamericano ucciso dalla polizia negli Usa, come a dire che in Italia si dia continuità e forza al movimento antirazzista americano.
 
L'ultimo pensiero di Nadeesha è per sua madre, «la cui vita è il punto di partenza di ogni mia storia».
In questo piccolo libro c'è molto di più di quanto io ho evidenziato; è un invito a capire, a guardare senza pregiudizi, a parlare con consapevolezza con le persone che abbiamo di fronte, qualunque sia il colore della loro pelle.

Luciana Grillo - [email protected]
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