Lettere al Giornale – Paolo Farinati

Rovereto vista e amministrata con visione, lungimiranza, coraggio e determinazione

Leggo con piacere le note del già Sindaco di Villa Lagarina Mariano Giordani apparse su L’Adige di mercoledì 25 settembre. Con lui ci conosciamo da molto tempo e, quindi, mi prendo l’altrettanto piacere di unire alle sue le mie di riflessioni, seppur necessariamente brevi.
«La politica cittadina (di Rovereto) farebbe bene a considerare che la conoscenza e la valorizzazione della storia sono fattori indispensabili per definire l’identità di una città».
Come non essere d’accordo con Lei, caro Giordani, ma Le ricordo quanto è stato fatto, almeno negli ultimi trent’anni in questa direzione. E non solo il MART. Tanto per dare qualche merito anche ai passati Amministratori pubblici della mia città, cosa, peraltro, assai rara.
 
Nel campo della Cultura e dell’Istruzione evidenzio: 
- gli oltre 20 milioni di euro investiti dal 2007 al 2012 nella ristrutturazione di quel gioiello chiamato Teatro «Riccardo Zandonai»;
- i circa 6 milioni di euro per il rifacimento completo e la messa in sicurezza di Casa Depero, un pregiato salotto del Futurismo italiano;
- le ormai decine di milioni di euro giustamente spese per la ristrutturazione del tanto ammirato Castello di Rovereto, da tempo uno dei più importanti Musei della Guerra italiani ed europei;
- le molte risorse poste alla più visibile e prestigiosa ubicazione della Campana dei Caduti sul Colle di Miravalle, sempre più uno dei simboli mondiali di Rovereto Città della Pace;
- i vari milioni di euro investiti nell’adattamento a fini universitari dei due splendidi Palazzi settecenteschi Piomarta e Fedrigotti;
- l’ampliamento e il completo rifacimento di alcune scuole quali le elementari di Sacco e quelle di Noriglio, nonché le medie «Halbherr» e «Negrelli».

 Nell’ambito dell’Economia, del Lavoro e della Salute ricordo: 
- i 20 milioni di euro per l’acquisto dei circa 11 ettari della già Manifattura Tabacchi nel 2008 e partenza con altre decine di milioni di euro dell’ambizioso Progetto Manifattura Domani, che già oggi vede unite virtuosamente nuove aziende legate alla Green Economy e ricerca innovativa con il CERISM e il CIMEC, centri che dialogano col mondo;
-  l’inizio nel 1998 del virtuoso percorso di alleanza con Trento ed altri Comuni trentini per addivenire alla costituzione dell’attuale Gruppo Dolomiti Energia, tra le maggiori realtà italiane nel settore delle multiutilities, ovvero dei servizi primari per la vita dei cittadini;
- le varie decine di milioni di euro investiti nel BIC di via Zeni, in particolare nel Centro Meccatronica, che vede «toccarsi» da vicino scuola e lavoro;
- le molte risorse destinate all’infrastrutturazione della zona produttiva detta «alle Casotte”, seppur sita nel Comune di Mori;
- gli oltre 25 milioni di euro investiti nella costruzione di due nuove RSA (Borgo Sacco e Piazzale De Francesco), con un’altra già prevista in via Ronchi.
 
E mi fermo qui. Molto altro ci sarebbe da scrivere su cosa Rovereto ha fatto e farà in futuro per mantenere viva la sua Identità, che da secoli si colloca tra Cultura, Industria e Artigianato. E molto sarà fatto in questi prossimi anni. Ma di questo ci sarà tempo per confrontarci, anche col caro Mariano Giordani. Ma fin d’ora gli chiedo di trovare in Italia una Città di 40 mila abitanti che abbia sostenuto pari investimenti negli ultimi trent’anni. Non c’è!
Pongo sul tavolo della politica roveretana e lagarina un paio di esempi di concreti e attesi prossimi interventi. È improrogabile per me porre le necessarie risorse del Comune sulla preziosa vasta area del «Follone», nonché quelle della Provincia e della A22 sulla fondamentale costruzione della tangenziale di Rovereto e della Vallagarina. E qui evidenzio, il male cronico della nostra amata valle: il «mal di campanile», che nei decenni trascorsi ha bloccato parecchi investimenti in vari settori importanti per la comunità lagarina. E Mariano Giordani, che è stato Sindaco, dovrebbe farsi qualche onesto esame di coscienza in tal senso. Un possibile rimedio? Ridurre il numero dei Comuni della Vallagarina, ne acquisterebbe la qualità anche dei servizi pubblici offerti ai cittadini.
 
Chiudo sul tema delle chiusure dei negozi, che non è un problema solo di Rovereto e, aggiungo, non dipende assolutamente dal numero di automobili che passano in centro città (vedasi Trento, Bolzano, Riva del Garda, Verona ecc.). Le categorie del commercio si sono «ribellate» a suo tempo quando da Sant’Ilario alla rotonda della Favorita sono nati oltre dieci supermercati? No! I commercianti di Rovereto si chiedono perché circa il 70% dei cittadini va a Verona, Vicenza, Brescia o, comunque, in Veneto e in Lombardia a comperare i vestiti, le scarpe, i mobili e a fare la spesa di ogni genere? Facciamoci tutti qualche domanda! È questione anche di qualità e di prezzi? Io credo di sì. E su questo tema pongo un’ultima considerazione di natura sociale: ammettiamo che a Rovereto abbiano chiuso definitivamente, ovvero senza turn-over, 50 / 60 negozi. Io che vado a piedi e in bicicletta ne ho visto onestamente meno. Quanti posti di lavoro sono stati persi? 100, scriviamo pure 150. Sapete quante persone, in maggioranza giovani, lavorano nei suddetti centri commerciali sulla SS12 di Rovereto? Sono oltre 500, credetemi. Ho voluto scrivere anche questa cosa, perché l’Identità di una città si coglie anche nel Lavoro e nel conseguente Benessere che questo può dare ad ognuno di noi.

Tutto ciò non toglie che le Amministrazioni comunali di Rovereto e della Vallagarina hanno davanti anni importanti, per molti versi decisivi, che richiederanno Visione, Lungimiranza, Coraggio e Determinazione.

Paolo Farinati
Rovereto