La Via del Volto Santo/ 4 – Di Elena Casagrande
Il fiume Serchio accompagna i nostri passi verso Lucca, dove finalmente possiamo venerare il Volto Santo, che è in restauro, nel Duomo di San Martino
Il labirinto del Duomo di San Martino a Lucca.
(Link alla puntata precedente)
Dopo Calavorno le piogge e il disboscamento ingarbugliano la Via del Volto Santo
A Calavorno la Via del Volto Santo sale, inerpicandosi, al di là del ponte e della strada SP 20. Il sentiero è fangoso, per via delle piogge dei giorni scorsi. Stanno anche disboscando e il cammino diventa illeggibile, probabilmente a causa dei movimenti dei trattori. E non aiutano nemmeno i tronchi lasciati in mezzo ai bivi, né l’abbattimento degli alberi con i «nostri» segnali.
Ci orientiamo in qualche modo, quando, dall’alto, vediamo il paese di Gioviano. Finalmente, più avanti, ricompaiono i QR code del SAST (Soccorso Alpino e Speleologico di Toscana) della Via Matildica del Volto Santo.
«Per ora vanno bene anche questi!» – esclamo sollevata.
E Teo: «Ovvio, la direzione è quella. Dove volevi andare?».
Lavori di disboscamento sopra Calavorno.
Borgo a Mozzano vanta uno dei ponti medievali più belli d’Italia
Sotto scorre il Serchio. Lo vediamo dall’alto della mulattiera che, in costa, porta alla Cappella degli Alpini. Poco sopra c’è la Rocca, sede del museo etnografico, liberamente visitabile e zeppo di attrezzi contadini ed arredi d’altri tempi. Sotto la torre sbucano sagome in ferro battuto di cavalieri, molto originali.
Da quassù non resta che scendere. Davanti alla pieve romanica di Cerreto ci sono i panni stesi: è privata e non si può visitare.
Poco dopo, tra gli ulivi, si giunge a Borgo a Mozzano. Timbriamo la credenziale da don Francesco, a San Jacopo degli Orti e poi andiamo di corsa a fotografare il famoso Ponte.
È detto «Ponte del Diavolo» per le pendenze ardite, o anche «della Maddalena», per la statua in ceramica della Maddalena che lo presidiava.
Anche se fuori dalla Via del Volto Santo, è altamente simbolico e non si può perdere, per cui ci facciamo volentieri questo chilometro per ammirarlo.
Alla Rocca sopra Borgo a Mozzano.
Diecimo, sul decimo miglio da Lucca, ha dato i natali a San Giovanni Leonardi
La Via del Volto Santo lascia Borgo a Mozzano dalla via Roma, dove, davanti ad un parco giochi, c’è un murale doppio, col Volto Santo (lato strada) e col Ponte del Diavolo (lato parco). Attraversiamo la strada provinciale nei pressi dell’entrata alle fortificazioni della Linea Gotica, per scendere poi nella piana della Macchia, con la pista di atterraggio per i parapendii.
Finalmente, in fondo, scorgiamo Diecimo. Il paesino è chiamato così perché si trovava sul decimo miglio (partendo da Lucca) della via consolare Clodia minor o Clodia secunda.
Prima della Pieve ci imbattiamo nella casa natale di San Giovanni Leonardi, patrono dei farmacisti. Qui lo chiamano «il Santo». Si cammina su strada, dietro la zona industriale e poi lungo una
ciclabile abbandonata, fino a Valdottavo. Il ristorante le «Terrazze», ci fa pranzare anche se sono le tre del pomeriggio. Sembra abbia anche delle camere. Averlo saputo avrei prenotato qui.
Il Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano.
Alla chiesa romanica di San Domenico, tra gli oliveti, festeggiamo le Palme
L’indomani, tornati a Valdottavo dal nostro hotel, una strada a zig zag, vicino al campo di calcio, ci porta a San Domenico. È la Domenica delle Palme e anche noi ci fermiamo davanti alla chiesetta. Ogni fedele ha il suo mazzo di rami d’olivo, portato da casa.
Passano i minuti e il prete non arriva. C’è chi borbotta e chi prova a chiamarlo al cellullare. Pare non risponda.
Lui, molto anziano, arriva, con calma, con più di mezz’ora di ritardo. D'altronde ha appena celebrato altrove. Rimedia con la lettura ridotta della Passione. La funzione è bella. Fuori c’è il sole e ci sentiamo fortunati per tutto. Nel verde delle campagne, piene di fave in fiore e
olivi scompigliati dal vento, giungiamo a Domazzano. Ai suoi piedi si attraversa una forra con un torrente che si immette nel Serchio. Incontriamo un pescatore che cerca di scendere al fiume, a caccia di trote e cavedani.
«Speriamo non si ammazzi!» – Sussurro a Teo.
La chiesa romanica di San Domenico.
Entriamo a Lucca dal Baluardo di San Donato anziché dalla Porta di Santa Maria
Con pazienza arriviamo a Sesto a Moriano. La trattoria della piazza sta preparando il pasto della festa. Lo si sente dai rumori che provengono dalla cucina. Ora ci manca solo di passare da Ponte a Moriano e saremo vicini.
Beviamo un caffè prima di attraversare il ponte. Da qui si cammina sul sentiero del parco fluviale del Serchio.
Dopo un campo di cricket, dove stanno giocando i pakistani, ci imbattiamo nel caos di una gara ciclistica. Eravamo giusti, ma tra bici, tifosi, furgoni, transenne e sponsor, cicchiamo l’incrocio per il centro e proseguiamo lungo un giardino pubblico. Sulle recinzioni che lo cingono per dei lavori sono affissi dei segnali del Volto Santo che ingannano.
Mettici anche i segnali della Variante nord della Francigena e quelli del Cammino di San Jacopo e siamo fregati. Finiamo così per seguire il fiume. Entriamo in città dal Baluardo di San Donato, anziché dalla Porta di Santa Maria.
Ponte a Moriano visto dal parco fluviale del Serchio.
Al Duomo di San Martino non vediamo l’ora di onorare il Volto Santo
Scattiamo una foto in velocità alla chiesa di San Michele. È sempre meravigliosa! Siccome pioviggina puntiamo diritti al Duomo di San Martino. Lì termina il nostro cammino. All’ingresso ci timbrano le credenziali e ci danno l’attestato dell’avvenuto pellegrinaggio.
Per fortuna il Volto Santo è visibile, anche se in restauro, perché la domenica le tende del laboratorio sono aperte. Gli altri giorni della settimana sono chiuse. La leggenda leobina dice che venne scolpito da Nicodemo, con la collaborazione dell’aiuto divino.
Nicodemo, quando finalmente lo vide terminato (dopo aver pregato e dopo essersi addormentato), esclamò: «È il Volto Santo!» Si dice che il crocifisso ligneo del Cristo approdò al porto di Luni su una barca misteriosa proveniente da Giaffa.
Il vescovo Gualfredo, per sottrarlo agli infedeli, lo aveva caricato su una nave senza timoniere.
Davanti al Duomo di San Martino a Lucca.
Vedere il Volto Santo, anche se è in restauro, è un’emozione forte
Quando vedo il Volto Santo non posso non emozionarmi. E, questo, nonostante mi appaia quasi inerme, ma comunque potente, disteso sui cavalletti. È il mistero della Croce.
Ora non resta che vedere il labirinto, da sempre simbolo del pellegrinaggio dell’uomo (e non solo del pellegrino), su questo mondo.
Poi niente giretto: bisogna andare in stazione. Teo allunga un po’ perché in Piazza Anfiteatro c’è una sagra che sostiene le associazioni di volontariato.
Prendiamo un assaggio di tordelli (tortelli tipici della città) per dare il nostro contributo. Sono buonissimi.
In stazione c’è lo sciopero dei treni. Alle informazioni ci dicono che aggiornano la situazione treno per treno. Sapremo qualcosa alle 18.
Il Volto Santo in restauro.
Da Lucca, nonostante lo sciopero dei treni, riusciamo comunque a rincasare
«Sarà dura rincasare!» – Faccio a Teo.
«Speriamo nella Provvidenza,» – ci diciamo. Cerchiamo di uscire da Lucca per imboccare l’Abetone-Brennero. Alla fermata delle corriere, davanti ad un enorme supermercato, controlliamo gli orari, giusto per vedere se è vero che la domenica non ci sono corse. Pare non ci sia niente. Mentre ci guardiamo perplessi accosta un’auto. È una famiglia andata al cinema a Lucca.
«Non ne passano bus, qui!» – ci dice l’uomo al volante. E, con nostra sorpresa, ci fa salire e ci accompagna fino a Valdottavo.
«Nessuno vi aiuterà. Avete avuto fortuna a trovare noi stranieri». Ringraziamo di cuore.
Da Valdottavo proveremo a tornare alla nostra auto. Per cena, prima di rientrare, vorrei gustare la garmugia, una zuppa verde primaverile a base di fave, carciofi, asparagi e macinato di vitello. «Dobbiamo pur festeggiare, Teo!»
E lui, al solito, mi accontenta.
Elena Casagrande - [email protected]
(Fine)
La garmugia lucchese.