Il Carcere di Spini di Gardolo attende il «Garante dei detenuti»
Stamattina approfondita visita della 1ª Commissione del Consiglio Provinciale: «Struttura modello, ma sull’apertura al territorio c’è molto da fare»
«Questo carcere? È un hotel quattro stelle, per chi come me è appena stato a San Vittore e in precedenza è stato recluso per esempio a Vigevano. Qui in cella abbiamo buoni spazi, possiamo respirare. C’è pulizia e c’è modo di fare una vita dignitosa.»
Le parole tra le sbarre di un anziano detenuto maghrebino hanno detto più di tante altre, stamattina, ai legislatori provinciali in visita ufficiale alla nuova casa circondariale.
Parole che hanno confermato come a Spini di Gardolo la Provincia Autonoma di Trento abbia davvero consegnato allo Stato un carcere modello.
«Una realtà con pochi eguali in Europa, – ha detto lo stesso Provveditore agli istituti di pena del Triveneto, Felice Bocchino. – Ha grosse potenzialità da esprimere, ma anche un grosso problema all’orizzonte: a fine anno la responsabilità e il costo di gestire tutti gli impianti passano all’amministrazione statale, temo che vivremo enormi problemi di copertura finanziaria.»
La Prima Commissione permanente del Consiglio provinciale – l’ha spiegato subito il suo Presidente, Renzo Anderle – è andata a toccare con mano la realtà di questa «istituzione totale» con uno scopo preciso: fornire ai consiglieri tutti gli elementi di prima mano utili a sciogliere il nodo dei disegni di legge provinciale in discussione, attorno all’istituzione del Garante provinciale dei detenuti.
Una figura di garanzia per la quale il dottor Bocchino ha spalancato le porte.
«Sarebbe utilissima, perché farebbe da cinghia di trasmissione tra il mondo dei detenuti, l’amministrazione penitenziaria e il mondo esterno, favorendo la soluzione di tanti problemi francamente irrisolvibili con le sole forze e le rispettive competenze attualmente in campo.»
Superata la cancellata d’ingresso, i commissari oggi hanno potuto vedere tutto, senza restrizioni: l’ampio teatro, la chiesa, lo spazio pronto per eventuale moschea (ma i detenuti islamici possono pregare liberamente anche in cella).
Le cucine (dove a spadellare sono gli stessi ospiti della casa circondariale, sul cui lavoro ai fornelli vigila una commissione di «colleghi») e ancora le lavanderie (un cambio biancheria ogni settimana).
Nella palazzina direzionale, una sala di comando esibisce una schiera di grandi schermi tv (foto sotto), da dove un agente penitenziario tutto vede e tutto controlla (salva la privacy dentro le celle), accedendo luci e chiudendo porte con una serie di comandi domotici di ultima generazione.
Assieme ai commissari passeggia anche il dottor Claudio Ramponi: è il primario dell’emergenza al Santa Chiara e risponde dell’unico settore del carcere affidato al territorio, ossia l’assistenza sanitaria, nelle mani per l’appunto dell’Azienda sanitaria provinciale.
Passando per saloni e corridoi – sempre con tanta luce e nessun senso d’oppressione – si giunge infine anche ai bracci dei detenuti, proprio mentre viene distribuito il rancio (non abbondantissimo, sussurra qualcuno).
Nelle celle c’è una tv a muro, i letti, un piccolo bagno cieco, l’angolo per lavare i piatti, l’immancabile finestra col sole a scacchi.
Il settore femminile fa più impressione.
«Ho a casa quattro bambini – spiega una donna delle genti nomadi – l’ultima ha due anni, eppure mi negano i domiciliari per pochi mesi di pena da scontare. Se potete, fate qualcosa…»
Di fronte alla sua cella, una piccola stanza con delle spalliere e una cyclette.
Poco distante c’è una biblioteca con una collezione di volumi un po’ ingialliti (gradite le donazioni, dice il direttore).
Se c’è un forte limite, anche in una «galera» così moderna e attrezzata, è comunque nelle opportunità di socializzazione e di recupero.
Poco il volontariato trentino attualmente attivo dentro le alte mura di Spini, lontane dalla città.
La dirigente del Difensore Civico provinciale, Maria Ravelli, viene ogni mese a raccogliere istanze e problemi, sono attivi anche molti sportelli informativi, è stato realizzato con profitto un bel progetto teatrale.
Ma si potrebbe fare molto di più, e anche le opportunità di lavoro interno al carcere sono limitate ai laboratori della cooperativa Kaleidoscopio (si assemblano ad esempio i sacchetti per le deiezioni dei cani).
I commissari oggi li hanno visti in funzione: tanti giovani uomini – quasi tutti nordafricani, in gran parte condannati per reati legati alla droga – che si guadagnano 120/130 euro al mese e imparano quanto meno a non disimparare un po’ di manualità.
Il coordinatore dei Garanti dei detenuti, Franco Corleone, ha fatto vedere come si muove questa figura: ha parlato con i carcerati, ha stretto mani, ha subito affrontato problemi.
Come quando s’è confrontato con un detenuto iracheno, che ha spiegato come il suo Paese d’origine non ne accetti il rientro, vanificando la norma italiana varata per «scambiare» gli ultimi due anni di reclusione con l’allontanamento dall’Italia.
Una delle preoccupazioni espresse dai consiglieri provinciali è stata quella del sovraffollamento di una casa circondariale fatta per 240 ospiti e già arrivata a 296.
«Il problema – ha replicato il dirigente, Massimo Francesco – proprio non si pone, se solo si fa il raffronto con la situazione delle altre carceri italiane. Sì, ci sono 30/40 detenuti in più e stanze da 2 posti sono state adattate per 3, ma la vivibilità rimane molto alta. Suggerirei anzi di ragionare seriamente anche sul significato di una seconda, nuova struttura penitenziaria in quel di Bolzano. Più grave, qui a Trento, è semmai la carenza di organico del personale, questo sì.»
La visita si conclude con qualche riflessione al tavolo.
Il Garante Corleone si dichiara apertamente a favore di una figura di Garante trentino dotata di piena autonomia.
«Accollare le competenze al Difensore Civico sarebbe improduttivo, una scelta al ribasso. Qui il Garante dovrà lavorare molto e con passione, dovrà dare impulso ai protocolli Stato-Provincia, dovrà interfacciarsi con l’avvocatura, con le famiglie dei detenuti, con l’amministrazione penitenziaria, con le autorità sanitarie, il volontariato. Dovrà vigilare anche sullo stato delle celle di sicurezza nelle questure. Mi auguro che il vostro Garante nasca attrezzato e forte.»
Il Difensore Civico Sampaolesi ha chiesto che si faccia in fretta, se ne discute da troppo tempo.
Il Presidente Anderle ha assicurato che poche settimane basteranno a risolvere il caso.