Foibe, dal negazionismo dello Stato alle lotte di bande
Lo Stato ha ammesso solo nel 2004 la tragedia, sulla quale sono andate a schierarsi contrapposte la destra e la sinistra
Come avevamo detto ieri, la ricorrenza delle Foibe – riconosciute solo dopo 60 anni di negazionismo di Stato – sono diventate terreno di lotta ideologica, come se le vittime innocenti di quel massacro avessero avuto un colore di partito.
Tra le vittime, è bene precisare che ci fu anche qualche fascista, così come ci furono anche dei partigiani. Ma niente a confronto alla stragrande maggioranza dei cittadini che non c’entravano nulla con il regime o con la resistenza.
Eppure, anche oggi abbiamo assistito allo sciacallaggio di due schieramenti opposti.
In un centinaio di città italiane è apparsa la scritta «Partigiani titini infami assassini» firmata Casapound. Un delitto, perché non si può fare della nostra shoah un palcoscenico neofascista.
Per contro, alla foiba di Basovizza, quando ha preso la parola il senatore Gasparri, i democratici hanno protestato abbandonando la cerimonia in segno di protesta per la irritualità del caso.
Insomma, dopo l’oblio, l’infamia delle lotte ideologiche. Guerre di bande, come le chiamiamo noi per disprezzare chi ancora vuole sfruttare la più grande tragedia civile del nostro paese della Seconda guerra mondiale.