Storie di donne, letteratura di genere/ 495 – Di Luciana Grillo
Silvia Andreoli, «Raccontami il mondo che vuoi» – Un romanzo noir dalla trama complessa, che appassiona fin dalla prima pagina
Titolo: Raccontami il mondo che vuoi
Autrice: Silvia Andreoli
Editore: Robin, 2023
Genere: Noir
Pagine: 340, Brossura
Prezzo di copertina: € 18
Romanzo noir dalla trama complessa, che appassiona fin dalla prima pagina, introdotta da «Il était une fois - Domenica 20 maggio 1984» e dalla descrizione di una passeggiata notturna di dodici monachine della notte.
Ma non c’è una luna piena e neanche della musica, nulla di romantico, solo buio in cui appaiono dodici piccole luci.
C’è un Palazzo una volta nobiliare, ci sono donne-padrone e bambine sole, che vivono in una specie di orfanotrofio di un tempo.
E poi c’è Maria Sole, che aveva sentito prima le terribili minacce di sua madre e poi quelle di Irene: «La strozzo…».
Nella notte Maria Sole, che aveva già tentato fughe improbabili e patito per la scomparsa di Lea, incontra un piccolo raggio di luce, una giovane mamma con la sua bimba in braccio, Belinda e Nina, che per qualche ora si prende cura di lei. Irene, intanto, pensa a «Quella Maria Sole. Da quando è arrivata nulla funziona a dovere…», mentre Madre Morte – la responsabile della Casa delle Sorelle della Consolazione – quando la accoglie dice: «Non è colpa tua se sei come sei. E’ il demonio. Magra, scarna, spiritata. Ti abita dentro. Ma a me non fa paura, e nemmeno tu, piccolo rottame».
Di pagina in pagina ci addentriamo in questo mondo di prepotenza e malvagità, anche Irene ha subito violenze da un uomo manipolatore, «potente e implacabile. Un tempo, le aveva riversato sul corpo adolescente la smania di predatore. E lei era poco più che una bambina…Madre Morte ne era stata il tramite…».
Belinda, che accoglie Maria Sole nonostante i probabili rimproveri di suo marito, la sfama, la fa lavare e riposare, le prepara abiti puliti, la bacia sulla fronte, e «la mano di Maria Sole si aggrappa a lei, al suo polso, risale verso il collo e la stringe in un immenso, potentissimo abbraccio».
Spaventata e impaurita, Maria Sole scappa e lascia in segno di gratitudine un piccolo accendino d’oro.
La storia si tinge sempre più di giallo e di nero: le monachine morte, un cronista – Fabio Sottile – vuole capire fino in fondo cosa sia accaduto, il direttore del giornale non vuole pubblicare articoli sul caso, l’intervento di un notaio potente, il licenziamento del giornalista, un giovane carabiniere trasferito d’ufficio, Maria Sole vittima di un grave incidente, una dottoressa, detta dalle infermiere la Strega Nera, decide di prendersi cura della ragazza, «a suo modo»… seguendo un protocollo medico-scientifico considerato da alcuni un’utopia e da altri «una follia di ciarlatani».
In pratica, la neuropsichiatra, drogando la piccola paziente, fa in modo che le fiabe sostituiscano la memoria della ragazza, che lei chiama Rosaspina.
Una volta smascherata, Cecilia Vettori fugge, accusata di furto di una grande quantità di barbiturici, mentre la storia delle monachine morte viene accostata a quella della paziente senza nome che il tribunale affida ad una casa-famiglia dove finalmente Maria Sole comincia a rasserenarsi, grazie alle cure materne di Geltrude, insegnante di tedesco, che le si affeziona e ne diventa una vicemadre.
Maria Sole può solo raccontare fiabe alle bambine che vivono con lei; Maria Sole non ha memoria, non ha passato, non sa chi è fin quando, camminando in città, non affiorano i ricordi: il palazzo, le finestre, il fiume…
L’incontro col ragazzo della luna aiuta Maria Sole – e anche lettori e lettrici – a sbrogliare la matassa.
Non tutto si chiarisce facilmente e subito, Maria Sole deve ancora scoprire la sua storia, ritrovare sua madre, respirare e piangere, scegliere «di non lottare più contro il passato, la memoria, il suo sorriso strappato».
Deve scrivere, costruire storie fiabesche, che le daranno il successo, grazie all’«invenzione narrativa, che tanto sarebbe piaciuta a Bruno Munari come a Gianni Rodari… moltiplicando Biancaneve e facendone ben dodici, ancora più di quanti erano i nanetti», come dice il giornalista Fabio Sottile, in diretta tv.
Luciana Grillo - [email protected]
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