Festival: Le ricette dell’Economia secondo il Ministro Padoan

«Una formula magica per l’occupazione non c’è l’ho. Potete chiederla domani a Renzi…» – In realtà, però, qualche idea ce l’ha, e ben chiara.

Cosa fare per la crescita: a rispondere a questa domanda è stato chiamato, a Trento, il ministro dell'Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan.
Già vicesegretario generale e capo economista dell'Ocse, nonché direttore esecutivo italiano del Fondo Monetario Internazionale e consigliere economico dei governi D'Alema e Amato, Padoan è stato protagonista di uno degli incontri più attesi di questa nona edizione del Festival dell'Economia.
Introdotto da Tonia Mastrobuoni, e dialogando con Tito Boeri, responsabile scientifico del Festival, Padoan ha ribadito la necessità delle riforme strutturali, anche se esse producono i loro effetti sul medio-lungo periodo.
Ciò vale anche con riferimento alle coperture di bilancio: le riforme producono effetti a cascata, tanto più ampi e più forti quando si accompagnano alla ripresa economica.
 
«Una formula magica per l’occupazione non c’è l’ho – ha ammesso il ministro. – Potete chiederla domani a Renzi…
[Tradotto: «io sono un tecnico, il presidente è un politico»]
«Io posso dire però una cosa: in questa fase è importante ci siano misure che danno lo slancio all'economia sul breve termine ma anche misure che cambiano in profondità le regole del mercato del lavoro. In questo modo i benefici dovrebbero essere crescenti e visibili.
«Riguardo alla staffetta generazionale: non ho mai creduto che gli anziani rubino il lavoro ai giovani. Io sono a favore non di una diminuzione dell’età pensionabile ma semmai di un graduale aumento.»
 
Venendo all'Europa e al semestre di presidenza italiano, Padoan ha detto «a me sembra normale che con questo nuovo Parlamento europeo, e una nuova Commissione in arrivo, si ponga il tema della crescita e dell’occupazione.»
E ancora: «Va rivisto il Patto di stabilità interno, sia per le regioni a Statuto speciale sia per quelle a Statuto ordinario, pur nel rispetto degli impegni assunti dal Paese».
Infine, una lancia spezzata in favore della Ragioneria dello Stato e della burocrazia in generale.
«È spesso di altissima qualità. E non è vero che sia reticente. A volte è la politica che non pone le domande giuste.»
 
 La questione posta da Boeri in apertura è stata molto semplice e diretta
 
Dove si trovano le coperture per il bonus di 80 euro del Governo Renzi? Le stime della Banca d’Italia hanno stimato un bisogno di circa 14 miliardi. Ad essi si sommano altre necessità e altre richieste: c’è chi ad esempio ha parlato di estendere il bonus ai pensionati. Dove reperire questi soldi?
«I soldi li troveremo nella costruzione della legge di stabilità 2015 – ha detto il ministro Padoan. – Quanti dovranno essere ancora non si può dire. Però possiamo dire che tagli permanenti di imposte per essere credibili devono essere coperti da tagli permanenti di spesa.
«Quindi, la questione non si risolve in una settimana. Inoltre, è implicito sia un dialogo con gli enti locali sia un utilizzo incisivo della riforma della pubblica amministrazione. Ad esempio, il pagamento dei debiti della p.a. è legato all’introduzione della fatturazione elettronica.
«Non ci saranno scuse: se un’impresa emette una fattura, questa deve essere evasa in tempi certi. Questo secondo noi porta ad un abbattimento dei costi. Non solo: le riforme della Pubblica Amministrazione si sostengono a vicenda.»
 
Il 2 giugno ci saranno le raccomandazioni dell’Europa all’Italia. Cosa attendersi e come impatteranno sul programma del Governo?
«Le raccomandazioni della Commissione – ha detto Padoan – hanno a che fare con gli squilibri macroeconomici e le riforme strutturali che tutti i governi europei devono affrontare. Io mi attendo che si riconosca a questo Governo uno sforzo di riforma strutturale del sistema.
«Per quanto riguarda la finanza pubblica, è normale che ci siano diversità di opinioni. L’Italia vuole avviare il semestre di presidenza ponendo una questione: cosa ha fatto l’Europa dall’inizio della crisi? Innanzitutto il risanamento fiscale.
«Ciò venne deciso nel 2009 nel corso del G20 in Canada: ma all’epoca si pensava che la crisi fosse ormai finita. Facemmo un errore di valutazione, tutti. Non capimmo che essendo questa una crisi finanziaria non sarebbe finita fin quando i bilanci di tutti, dalle banche alle famiglie, non fossero stati rimessi a posto.
«Gli Usa, infatti, scelsero una strada diversa.»
 
In un secondo tempo, finalmente si capì che bisognava affrontare la crisi finanziaria. Cosa manca ora? 
«Mancano crescita e occupazione. La disoccupazione in Europa riguarda oggi milioni di persone. Perciò a me sembra normale che con questo nuovo Parlamento europeo, e una nuova commissione in arrivo, la presidenza dell’Unione ponga il tema della crescita e dell’occupazione.
«Dopodiché, la questione delle riforme strutturali rimane fondamentale. Il Patto di stabilità del futuro non può che avere una visione complessiva, che tenga conto di tutti questi fattori.»
 
Incalzato da Boeri sul tema della crescita, il ministro Padoan ha detto che «innanzitutto l’evidenza mostra che l’impatto delle riforme strutturali genera benefici con il passare del tempo».
Fra i 2 e i 3 anni si cominciano a vedere benefici in termini di pil e occupazione. La riforma della P.a. rimane comunque fondamentale perché ad esempio si può fare una splendida riforma del mercato del lavoro, ma se l’amministrazione non riesce a tradurla in procedure applicabili, non funziona. Infine, l’impatto delle riforme è migliore quando l’economia è in espansione.
«Questo – ha detto il ministro – mi porta a dire che siamo nella fase giusta, perché l’economia sta dando dei deboli segnali di ripresa, ma se le riforme a loro volta non accelerano la ripresa allora non raggiungeremo i risultati sperati. Ma la necessità di fare le riforme riguarda tutti, anche la Germania.
«E attenzione: se un paese fa le riforme e le riforme vanno a buon fine, gli effetti positivi ricadranno anche al di fuori dei suoi confini. Però ci vuole fiducia in seno all’Europa. Fiducia in un’idea comune di crescita in Europa.»
 
In Germania nel frattempo alla destra della Merkel è sorto un partito euroscettico. Continua inoltre a pesare sul dibattito la questione del debito? L’Italia è rigorosissima, oggi, ma il debito continua a crescere. «L’Italia e Germania – ha ancora il ministro – hanno in comune il fatto che in entrambi i Paesi a vincere le ultime elezioni sono stati i partiti di governo. Altrove non è stato così, e lo si capisce anche, visto ad esempio il livello di disoccupazione che si registra a livello continentale.
«Penso che anche in Germania oggi si pensi che deve essere rimesso in moto lo sviluppo, e questo non lo si può fare solo con le riforme strutturali. C’è anche da un lato il mercato interno, dall’altra le risorse private che possono essere mobilitate. Su questi temi in Germania c’è più ascolto di quanto non si possa pensare.
«Ma c’è un problema di fiducia. L’Italia deve essere credibile, deve dimostrare che non fa certe proposte per svicolare.
«Una strada può essere far crescere l’inflazione, in maniera controllata, e l’economia reale. Se ciò avviene il debito scende per meccanismo spontaneo. Se non c’è crescita il surplus fiscale nella migliore delle ipotesi mantiene il livello costante.»
 
Finché la disoccupazione rimane alta, però, è difficile fare ripartire la crescita con il mercato interno. Per recuperare competitività, si può pensare di adoperare la leva fiscale, ad esempio tagliando ancora le tasse sul lavoro?
«Il taglio del cuneo fiscale è un fattore importante della competitività. Lo può essere anche un sistema della contrattazione a livello locale sviluppato. Ma non basta.
«Il vero dramma della competitività italiana è la dinamica calante della produttività. Ciò non significa che misure di carattere fiscali non possano essere utili.
«Ma saranno tanto più utili quando associate ad una crescita della produttività.»
 
E i tagli alla spesa pubblica? Il monopolio sui dati qui è della Ragioneria dello Stato.
«Carlo Cottarelli è alive and kicking – ha commentato scherzando il ministro – e la spending review, di cui è il Commissario, procede. In questo processo la Ragioneria è fortemente incriminata anche se io penso che le cose che si dicono della Ragioneria siano sbagliate.
«In generale mia impressione è che lo staff dell’amministrazione sia di altissima qualità. La ragione per cui sembra che l’apparato burocratico sia reticente dipende spesso dal fatto che le richieste della politica sono confuse o sbagliate.
«Se le richieste vengono fatte in maniera energica e semplice – e voi sapete che il mio capo è energico – le risposte arrivano. Certo, la responsabilità della burocrazia è di appoggiare il cambiamento. Ma la politica a sua volta deve fare le domande giuste.»