Istat: secondo rapporto sul sistema delle cooperative italiane

Nel 2015 è stata riscontrata una crescita proprio nel momento in cui il nostro Paese affronta la crisi economica – In testa Emilia Romagna e Trentino

La crescita delle coop, tra il 2007 e il 2015, si concentra in particolare nei settori alloggio e ristorazione (+51,6%), istruzione (+51,3%), santità-assistenza sociale (+40,9%) e attività finanziarie e assicurative (+39%). In questi settori la crescita dei dipendenti dal 2007 è pari o superiore al 25%.
Nel 2015, poco meno di sei cooperative su dieci operano in cinque settori d’attività: Costruzioni (8.794 cooperative; 14,9% del totale), Servizi di supporto alle imprese (8.587; 14,5%), Sanità e assistenza sociale (8.280; 14,0%), Trasporto e magazzinaggio (7.628; 12,9%) e Attività manifatturiere (4.953; 8,4%)7.
Dal punto di vista dell’occupazione, il 62% degli addetti opera in cooperative attive in tre settori d’attività: il 24,6% nella Sanità e assistenza sociale, il 19,4% nei Servizi alle imprese e il 17,9% nei Trasporti.
Le cooperative più attive interessano i seguenti settori: Sanità e assistenza sociale (6,27 miliardi di euro; 21,9%), Trasporto e magazzinaggio (5,87 miliardi; 20,5%), Servizi di supporto alle imprese (4,57 miliardi; 16,0%) e Attività manifatturiere (3,23 miliardi; 11,3%).
 
Il settore della Sanità e assistenza sociale – spiega il rapporto Istat - incide poco in termini di imprese (2,9%) ma genera il 21,6% del valore aggiunto e impiega il 34,4% degli occupati complessivi.
Nel 2015, oltre il 50% delle cooperative è concentrato in sole cinque regioni: Lazio e Lombardia, con una quota intorno al 14%, seguite da Sicilia (10,5%), Campania (10,1%) e Puglia (9,3%).
Questa concentrazione – spiega sempre il rapporto Istat - è legata alla densità demografica o imprenditoriale ma anche a vocazioni territoriali specifiche.
In Sicilia, Puglia e Lazio ci sono oltre 19 cooperative ogni 1.000 imprese, rapporto che sale addirittura a 27 in Basilicata mentre si attesta sotto il 10 in Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli-Venezia Giulia.
 
Si riscontra una maggiore capacità di produrre ricchezza delle cooperative residenti al Nord, che rappresentano il 36,2% del totale ma producono il 64,1% del valore aggiunto complessivo.
In particolare, le cooperative dell’Emilia Romagna, pur essendo il 7,1% del totale, contribuiscono per il 22,6% al valore aggiunto, con una media di 1,5 milioni di euro per cooperativa; anche quelle della Provincia autonoma di Trento realizzano un valore aggiunto medio per cooperativa di poco superiore al milione di euro.
Mentre in Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata e Molise sono localizzate oltre un terzo delle cooperative (34,9%) ma il loro peso in termini di valore aggiunto è dell’11,6%, in media meno di 200 mila euro per cooperativa.
Per cogliere l’importanza della cooperazione all’interno delle economie regionali - rileva l’Istat - si può considerare il rapporto tra valore aggiunto delle cooperative e quello delle altre imprese.
«Ebbene, l’Emilia Romagna si colloca al primo posto della graduatoria con una quota pari al 10,4%, seguita da Umbria (9,4%), Provincia autonoma di Trento (7,6%) e Sardegna (7,3%).»