Come vivere bene nell’era della globalizzazione
L'economia della lentezza e la valorizzazione dei piccoli centri urbani
Sono già 118 i sindaci di 16 diversi Paesi che hanno aderito all'iniziativa Città Slow International promuovendo svariate iniziative per migliorare la qualità della vita. |
Non è semplice tradurre in termini statistici il livello di felicità di una comunità così come è difficile riportare in numeri i problemi reali. La scelta degli indici con cui si compiono tali studi è sempre una scelta «politica» e deve essere compiuta in base al fabbisogno degli utenti e dei policy maker. Quindi, come può essere misurato il PIL della felicità? E ancora, come tale dato può essere incrementato nell'era della globalizzazione?
Questi sono i quesiti posti in apertura della conferenza «Alla borsa della felicità: andamento lento come opportunità per il buon vivere» organizzato da Città Slow International e dalla Camera di Commercio di Trento.
Dalle relazioni degli ospiti, sono emersi numerosi spunti per il buon vivere, con particolare riferimento alla vivibilità dei piccoli borghi in Italia.
Come ha spiegato il professor Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, "l'economia della lentezza" può essere la soluzione di contrasto alla crisi internazionale diffusasi con la rapidità degli scambi. Secondo Roma, infatti, esistono esempi concreti (fra tutti, quelli di Città Slow International e Slow Food) che confermano vincente il paradigma della lentezza. La rapidità non coincide con l'approfondimento dei temi e le riflessioni. Allo stesso tempo, essa favorisce anche un incremento delle disuguaglianze, incidendo visibilmente sull'allargamento della forbice tra ricchezza e povertà.
«È necessario - sottolinea ancora Roma - riappropriarsi di valori quali l'autenticità, la salubrità e la convivialità.»
In una parola, per perseguire il vivere bene bisogna prestare maggiore attenzione agli aspetti relazionali. Fortunatamente, secondo Roma, in Italia l'economia della lentezza esiste ed è ben sviluppata: non a caso il 3% del Pil (44 miliardi di euro all'anno) proviene dai comparti della ristorazione, del wellness e dal settore vinicolo. A queste «buone pratiche"» è opportuno aggiungere anche lo sviluppo del mondo e della cultura rurale, il turismo e le energie rinnovabili.
Inoltre, nonostante la crisi economica, gli italiani sono riusciti a mantenere un elevato livello di qualità dei consumi (soprattutto in ambito alimentare) attraverso operazione sia di risparmio che di acquisti responsabili.
Un ulteriore miglioramento della qualità della vita può dipendere dalla dimensione della città. L'Italia dei borghi (già scoperta dal poeta Mario Luzi negli anni '40) è l'emblema di una economia sviluppata ed integrata nel territorio. Sono 7.536 i comuni al di sotto dei 50.000 abitanti e sono abitati dai 56% degli italiani ovvero 33 milioni di persone, per la maggior parte imprenditori, lavoratori autonomi ed operai che animano la vita lavorativa e la produzione. La caratteristica di questi piccoli centri è di non cercare l'internazionalizzazione, ma di creare un'economia di nicchia che viva bene nel contesto globale. Tale processo non può che passare attraverso le scelte politiche di un'amministrazione che punti all'eccellenza, ma anche alla multisettorialità, all'efficienza e all'apertura internazionale, tutto secondo una logica di comprensorio e di policentrismo, «come avviene a Trento» ha specificato Roma.
È inevitabile, quindi, scindere lo sviluppo di un territorio dallo studio dell'urbanistica. A questo proposito il preside della Facoltà di Architettura dell'Università di Stoccarda, Helmutt Bott, sulla base di numerosi esempi provenienti dalla Cina come dalle capitali mitteleuropee, ha lanciato alcuni spunti per migliorare la qualità della vita. La differenza, infatti, è data dallo sviluppo della mobilità alternativa, sia per quanto riguarda il noleggio delle biciclette e i tracciati delle piste ciclabili che per quanto riguarda l'organizzazione del trasporto pubblico. Inoltre, per non creare «quartieri dormitorio» o isolati da altre attività,
Bott suggerisce una soluzione, già adottata in Germania, di zone ad uso «misto» che prevedano edilizia abitativa, commercio ed uffici. Questi concetti fanno parte della «triade della sostenibilità», che presta attenzione agli aspetti sociali, economici ed ambientali del territorio, richiedendo lo sforzo e la convinzione dei politici quanto dei cittadini.
Ritornando alla misurazione del Pil della felicità, il criterio suggerito da Fabrizio Antolini è il più lontano possibile dal dato emotivo, per avvicinarsi ad una risposta scientifica. Esso può infatti essere misurato, pragmaticamente, sulla base del consumo di farmaci antidepressivi. Da ciò emerge che in Finlandia, a fronte di prodotto interno lordo più elevato di quello italiano, anche il consumo di farmaci antidepressivi è più diffuso.
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