In Italia un Capodanno segnato dalla solita ordinaria follia

Molti i feriti da petardo usato in modo in cosciente o maldestro: una mano amputata, dita spappolate, ustioni di vario tipo e perfino ferite da colpi di arma da fuoco

Anche questo Capodanno è stato segnato da una serie di incidenti dovuto all’uso maldestro di fuochi artificiali.
Le ferite principali sono avvenute agli arti e agli occhi. Però qualcuno ha sparato anche colpi di pistola e molti hanno fatto vandalismi inutili.
Il fatto più grave è accaduto a Bari, dove un bambino di 10 anni ha perso la mano per colpa di un petardo; i medici hanno dovuto amputarla.

A Lecce un 80enne è stato ricoverato in codice rosso perché colpito alla testa da un petardo. È stato operato ed ora è in prognosi riservata.
A Napoli ferite in modo serio 16 persone, tra le quali 3 bambini. A rischio sempre gli occhi o la faccia.
Ma il più grave - sempre nel Napoletano - è un sedicenne che è stato colpito al volto da un colpo d’arma da fuoco. Stava sul balcone con lo zio, quando è stato raggiunto da un proiettile, che gli ha passato le guance senza colpire la mascella.

Sempre nel Nel Napoletano un 16enne è stato ferito in circostanze davvero singolari. Qualcuno ha gettato il petardo sotto l’auto guidata dal papà, facendo esplodere l’airbag che ha colpito in pieno volto il ragazzo.
Una donna di 46 anni si è ustionata gravemente una mano per colpa di un bengala.

Anche a Milano un giovane di 25 anni è stato colpito da un proiettile. Non è grave (codice giallo) e l’autore dello sparo, un 43enne, è stato arrestato.
In piazza Duomo a Milano sono rimasti feriti in 14, tra i quali un 21enne che ha perso qualche dito.
A Vercelli una donna di 30 anni rischia di perdere una mano per un petardo usato male.

Nel Reggiano sono scoppiate risse tra vicini ed è dovuta intervenire la polizia. A Reggio un ragazzo è stato ferito al polpaccio da un petardo decisamente potente: 10 giorni di prognosi.
Nel Palermitano si sono divertiti a far esplodere i petardi nei cassonetti: ne sono stati incendiati 15.

Perlomeno non c'è stato il morto.