Il lato oscuro del capitale sociale: Il peso del potere mafioso
Nell'analisi di Rocco Sciarrone, le relazioni pericolose fra capitale sociale e mafia e la tentacolare diffusione della criminalità organizzata in Italia
Nel Sud del nostro Paese c'è un
capitale sociale che ha una forte connotazione negativa: quello
della criminalità organizzata. Questo il punto di partenza
dell'analisi fatta da Rocco Sciarrone, docente di
Sociologia all'Università di Torino, nel Focus per il Festival
dell'Economia, moderato dal giornalista Gaetano Savatteri che si è
svolto questo pomeriggio al Giardino dell'Auditorium S.Chiara.
A dimostrare il grande interesse per questo tema un pubblico che ha
letteralmente gremito il luogo dell'incontro ed ha seguito con
grande interesse le argomentazioni di Sciarrone.
«Va subito detto - ha esordito il sociologo - che il capitale
sociale non ha in quanto tale ne una valenza positiva ne negativa.
Esso può favorire lo sviluppo od ostacolarlo in determinate
situazioni bloccando anche la crescita economica del tessuto
sociale.»
«Questo avviene quando il capitale sociale si trova in mani
sbagliate come nel caso della mafia e della 'ndrangheta che
irretiscono buona parte del Sud Italia e non solo.»
Sciarrone ha sottolineato come le specializzazioni della mafia
siano, in primis, il possesso di uno specifico capitale umano che
punta all'uso della violenza e di conseguenza la capacità di
manipolare le reti del capitale sociale.
«Le organizzazioni mafiose - ha spiegato - sono sempre alla ricerca
del potere e dei profitti accanto alla ricerca del consenso. Da qui
la continua accumulazione del capitale sociale ed in particolare di
quello relativo a quelli attori sociali che hanno funzioni di
potere pubblico e civile, di chi ha autorità».
Un'attrazione che è di fatto reciproca perché anche i politici e
gli imprenditori, per citare due delle categorie menzionate,
vengono attratti dalle organizzazioni mafiose e dal lato oscuro del
capitale sociale. «La risorsa del capitale sociale nelle mani di
Cosa Nostra infatti è appetibile ai poteri esterni ed esercita di
conseguenza una grande forza attrattiva.»
Il nucleo centrale della mafia è forte e coeso ma anche flessibile
e aperto verso l'esterno e da qui deriva parte della sua solidità.
«Queste maglie larghe - ha evidenziato Sciarrone - sono di fatto
più difficili da scardinare e danno vita a legami spesso sfuggenti,
difficili da scardinare e quindi da colpire da parte dello Stato.
Senza dimenticare che quando si parla di questo tipo di capitale
sociale è meglio dire che esso appartiene, più che alla mafia, ai
singoli mafiosi che ne sono molto gelosi.»
Colpisce nel segno il paragone che Rocco Sciarrone evoca fra le
reti mafiose e una ragnatela senza ragno. «E' sbagliato e
pericoloso credere, come ad esempio è successo con l'arresto di
Bernardo Provengano, che si sia sconfitta la mafia. In questo caso
infatti Provenzano era senza dubbio un capo importante ma era solo
un nodo (per usare una metafora legata ai link delle rete Internet)
di un sistema che impiega poco a rigenerarsi e riprodursi.»
Difficile quindi contrastare la mafia senza usare precise
strategie. «Non serve colpire dei nodi a caso ma è necessario
puntare alla distruzione dei nodi più importanti soprattutto quelli
che si intrecciano con i gangli del potere nella società, quei nodi
che possiedono e influenzano proprio il capitale sociale.»
Questo senza dimenticare che esiste ed è fortemente radicato nella
aree del nostro Paese più ammorbate dal potere criminale anche un
capitale sociale fatto di persone oneste e impegnate nella lotta
alla mafia. Un capitale sociale che va alimentato ed appoggiato con
sempre maggiore forza nelle sue azioni contro la mafia.
(fds)