La scuola del futuro al Festival dell’Economia
Al centro del dibattito anche l'intelligenza artificiale, come può essere insegnata, capita e compresa
Come può evolvere la scuola per dare ai giovani la formazione adatta per farli entrare in un mondo del lavoro in continua trasformazione, qual è il ruolo dell'innovazione tecnologica e come motivare i docenti, aprendo un percorso di carriera in grado di valorizzarli.
Sono i grandi temi che ha affrontato l'incontro «La scuola del futuro», a cui hanno partecipato l’esperta di trasformazione digitale e docente universitaria, già manager di Microsoft, Roberta Cocco e l’economista e - dal 2008 - direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto, assieme al giornalista del Sole 24 Ore Gianfranco Ursino.
Tra il pubblico in sala, la vicepresidente e assessore all'istruzione della Provincia autonoma di Trento Francesca Gerosa, numerosi dirigenti scolastici, il presidente della Consulta provinciale e vice portavoce nazionale degli Studenti, l'assessore all'istruzione della passata legislatura e tanti giovani di diverse età, dalla scuola primaria alle superiori.
Al centro del dibattito anche l'intelligenza artificiale, come può essere insegnata, capita e compresa.
«La scuola deve fare velocemente un aggiornamento, nella consapevolezza di come utilizzare questi strumenti. I giovani sono nati immersi nella tecnologia, ma questo non significa essere consapevoli delle sue potenzialità e dei rischi, c'è bisogno di formazione», – ha detto Cocco, auspicando un patto generazionale, con il quale i giovani mettano la loro competenza sulla tecnologia e le persone più adulte l’approccio al lavoro.
Per Gavosto «Certi tipi di competenze non verranno mai sostituiti con l’intelligenza artificiale, per esempio l’intelligenza emotiva, la socializzazione, la capacità di decidere con poche informazioni.
«L’IA ha bisogno di tantissime informazioni per arrivare al termine del percorso, mentre l’intelligenza umana ci riesce con poche informazioni.»
Per Gavosto è ormai inutile puntare ancora sul nozionismo, ma è piuttosto necessario fare ponti fra materie diverse, saper attivare collaborazioni fra docenti e introdurre le nuove tecnologie nella scuola.
«Ci sono ancora forti resistenze, ma bisogna superare la paura di quelli che sono solo strumenti», – ha sottolineato ricordando che chi decide le strategie didattiche sarà sempre il docente.
Nel dibattito è stato affrontato anche il tema della carriera dei docenti, prendendo ad esempio la proposta trentina.
«Oggi è difficile attrarre nella scuola persone che vogliono mettersi in gioco e la carriera può essere fattore di attrazione per chi vuole crescere, come avviene in tutti gli altri settori», – ha concluso Gavosto.
Il tema della carriera dei docenti è chiaramente legato anche al reclutamento, un punto che deve tenere conto dei ben 240 mila precari della scuola in Italia e della necessità della formazione del personale, un ambito nel quale il Trentino storicamente rappresenta un'eccezione positiva.
E affrontando il cuore di questa edizione del Festival dell'Economia di Trento - i dilemmi del nostro tempo - dai relatori è stato ribadito come sia necessario affrontare con gli studenti i dilemmi dell'intelligenza artificiale, in un Paese come il nostro dove ancora 10 milioni di persone sono del tutto escluse dalle competenze digitali, anche di base.
C'è poi la questione della carenza di personale specializzato: «In Italia si trova solo un professionista ICT su 5 richieste del mercato, i corsi di studio sono solo il 7% dell’offerta formativa delle università e le ragazze solo il 20% dei laureati in questo ambito.
«Siamo giustamente attenti ai numeri della disoccupazione, ma mai altrettanto attenti a quante decine di migliaia di posti di lavoro rimangono scoperti perché mancano i profili necessari». – ha ricordato Cocco.
Con Gavosto è stata anche affrontata la questione del PNRR: in una cronica assenza di risorse la scuola italiana può contare ora su 20 miliardi di euro, per affrontare i nodi critici degli edifici obsoleti, ma anche della formazione dei docenti e la sfida per fare sistema.
«Il rischio è fare le cose in fretta, a scapito della qualità» – è stato detto. Infine un cenno all'alternanza scuola-lavoro e alle competenze di cui necessitano le imprese: c’è sicuramente bisogno di più competenze insieme, complementari, che permettano a chi entra nel mondo del lavoro di avere delle leve per scegliere.