Autonomie di Trento e Bolzano, una storia da rileggere oggi / 20

La svolta storica: l’avvicinarsi della nuova Autonomia – Di Mauro Marcantoni

Quale sarebbe stato il futuro del Trentino Alto Adige? Secondo quanto previsto dall’Accordo Degasperi-Gruber, anche il Consiglio regionale si sarebbe dovuto esprimere.
Lo fece, il 27 novembre, attraverso l’intervento dei rappresentanti dei vari gruppi consiliari, esprimendo con larga maggioranza il proprio voto favorevole.

Non mancarono tuttavia rilievi di segno negativo. Ci fu chi fece notare che, relativizzando il ruolo della Regione, si rischiava di fallire l’obiettivo più importante: quello di rendere il Trentino-Alto Adige «ponte e anello nel cuore di Europa, esempio di operosa concordia in un continente ancora diviso da odi e rivalità».
Bruno Kessler sottolineò come si corresse il pericolo, istituzionalizzandoli, di irrigidire e aggravare i rapporti di convivenza fra i gruppi etnici.
Da più parti vennero, inoltre, avanzate riserve verso quella che sembrava essere un’inevitabile conseguenza del Pacchetto: l’avvallo di atteggiamenti discriminatori nei confronti della minoranza italiana della provincia di Bolzano.
In particolare, l’introduzione di un rigido principio di separazione nella scuola sembrava contrastare con l’obiettivo di favorire il confronto e lo scambio interculturale.
 
Il Pacchetto e il Calendario Operativo, in realtà, erano stati votati il 21 ottobre 1969, dopo due giorni di dibattito e di aspro confronto interno, dal Direttivo della Volkspartei: 41 voti a favore, 23 contrari e 2 astensioni. La linea Magnago aveva quindi ottenuto oltre il 62% dei consensi.
A un mese di distanza, il 22 novembre, quando si tenne il Congresso del partito, l’affermazione di Magnago non fu tuttavia così netta: al termine di un dibattito tesissimo, i voti a favore di Magnago si assestarono su un ben più risicato 52,9%.
Era, in ogni caso, una svolta storica.
 
Gli eventi avevano subito un’irresistibile accelerazione.
Il 30 novembre, a Copenaghen, Moro e Waldheim firmarono l’intesa conclusiva.
Si decise che il Calendario operativo avrebbe preso avvio il 1° gennaio 1970.
Il 2 dicembre, a Vienna, venne siglato l’accordo preliminare sul trattato riguardante il Tribunale internazionale.
Tra il 3 e il 5 dicembre la proposta globale per l’Alto Adige, presentata dal Presidente del Consiglio Rumor, prima alla Camera e poi al Senato, fu approvata con il voto favorevole del centro sinistra e della Volkspartei, mentre PCI, PSIUP e PLI si astennero.
Parallelamente, il Governo di Vienna riferì i risultati della trattativa con l’Italia al Nationalrat da cui, con 83 favorevoli contro 79 contrari, fu autorizzato ad andare avanti secondo il Calendario operativo.
 
A livello nazionale non restava ora che procedere all’attuazione di ogni singola misura all’interno dell’ordinamento italiano.
Un passaggio che si sarebbe rivelato assai complesso. Tra tutti questi provvedimenti di attuazione, quello più rilevante riguardava la modifica del vecchio Statuto, con il quasi totale trasferimento delle competenze dalla Regione alle Province.
A seguito di questo cambiamento radicale, la Regione avrebbe continuato a esistere, ma con un ruolo ormai più simbolico che effettivo. 

Tra le altre importanti innovazioni vanno annoverate l’abrogazione del sistema di finanziamento indiretto della Provincia a opera della Regione (sostituito dalla devoluzione di entrate erariali in misura adeguata «alle nuove competenze provinciali») e la legittimazione della Provincia a impugnare le leggi dello Stato e a sollevare conflitti di attribuzione nei riguardi dei provvedimenti amministrativi statali davanti alla Corte costituzionale.
Un’ulteriore rilevante novità fu la tutela prevista dal Pacchetto a favore dei ladini della provincia di Bolzano, soprattutto in campo scolastico. 

Con l’approvazione del Pacchetto e del connesso Calendario operativo, frutto dell’intesa tra Austria e Italia, la «lunga marcia» dei sudtirolesi, cominciata nel 1957 con il proclama del Los von Trient, giunse così a una tappa decisiva.
Il traguardo della nuova autonomia era finalmente in vista.
 
Mauro Marcantoni
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