«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

Andrea Tomedi nell’incontro di venerdì 25 marzo presenterà «I da Mezzo. Storia e affermazione politica di una casata signorile della Piana Rotaliana» – L’intervista

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Ha da poco preso il via il nuovo ciclo di conferenze «Ricerche e studi recenti di storia e arte trentina», organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, curati da Pietro Marsilli e da Bruno Kaisermann, rispettivamente vicepresidente e presidente dell’Associazione.
Lo storico medievista prof. Andrea Tomedi sarà il protagonista dell’incontro di venerdì 25 marzo 2022, dal titolo «I da Mezzo. Storia e affermazione politica di una casata signorile della Piana Rotaliana», che si terrà in presenza a Mezzolombardo, Sala Spaur, Piazza Erbe, alle ore 20.30.
Dialogheranno con l’autore l’esperto medievista prof. Marco Bettotti e il presidente dell’Associazione Bruno Kaisermann.
 
I posti saranno limitati ma non sarà necessaria la prenotazione, i presenti saranno ammessi in sala fino al raggiungimento della capienza massima consentita. Obbligatori, in ottemperanza alle norme sanitarie in vigore, green pass rafforzato, distanziamento e mascherina FFP2.
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
A riprova della stima di cui è circondata, ricordiamo che le iniziative proposte godono del patrocinio, fra gli altri, della PAT, dell’Accademia roveretana degli Agiati e della Società di Studi trentini di Scienze storiche e sono riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Andrea Tomedi è Dottore di Ricerca in Scienze storiche, geografiche e antropologiche, titolo conseguito presso Università degli Studi di Padova, Ca’ Foscari Venezia e Università degli Studi di Verona.
Ha inoltre conseguito una laurea triennale in Studi Storici, filologico-letterari e una laurea magistrale in Scienze Storiche presso Università degli Studi di Trento.
Attualmente insegnante presso le Scuole Secondarie di Secondo Grado. I suoi principali ambiti di ricerca sono: la storia dell’episcopatus Tridentinus dei secoli XII-XV (con particolare attenzione alle relazioni personali, alle concessioni di beni, all’incastellamento e alle élite aristocratiche); la storiografia tridentina dei secoli XIX-XX.
 
Conta al suo attivo diverse pubblicazioni, fra le quali citiamo: «Giuramenti di fedeltà e investiture nel comitatus Tridentinus (XII–XIII secolo): le forme locali della fides e della concessione di beni», «Geschichte und region/Storia e Regione», XXVI, 2017, 1, pp. 111-128; «Narrare il medioevo in una regione di confine: le deformazioni nazionalistiche della medievistica di lingua italiana nel Tirolo storico (XIX-XX secolo), in Middle Ages without borders: a conversation on medievalism/Medioevo senza frontiere: una conversazione sul medievalismo/Moyen Âge sans frontières: une conversation sur le médiévalisme», a cura di T. di?Carpegna Falconieri, P. Savy, L. Yawn, Rome, École française de Rome, 2021 (Collection de l’ÉFR, 586); «Tra nord e sud. Le signorie rurali in valle dell’Adige, nella piana Rotaliana e in valle di Cembra», in «Le signorie trentine nel tardo Medioevo», a cura di M. Bettotti e G.M. Varanini, in fase di pubblicazione; «Vescovi e signori rurali nella regione trentino-tirolese tra XIV e XV secolo», in «Le signorie trentine nel tardo Medioevo», a cura di M. Bettotti e G.M. Varanini, in fase di pubblicazione; «I castelli dell’episcopato di Trento», in «Storia delle Venezie», III, in fase di pubblicazione.
Abbiamo avuto occasione di porgergli alcune domande.
 
Lei è autore del volume «I da Mezzo. Storia e affermazione politica di una casata signorile della Piana Rotaliana», commissionato dall’Associazione Castelli del Trentino. Quali saranno i punti principali che verranno toccati durante la presentazione del 25 marzo 2022?
«Anzitutto, colgo l’occasione per ringraziare l’Associazione Castelli del Trentino e, in particolare, il presidente Bruno Kaisermann per avermi offerto tale opportunità, non solo editoriale, ma anche di arricchimento personale. In merito alla domanda, durante la presentazione saranno evidenziati i punti salienti della storia familiare e politica dei da Mezzo, ossia quei momenti che segnarono la loro affermazione nel panorama dei poteri signorili della regione tridentino-tirolese: la nascita della casata grazie alla concessione della corona di Mezzo (1183); la sua struttura familiare e come quest’ultima avesse favorito e influenzato la sua parabola; le strategie tramite cui i suoi membri crearono un’area di influenza signorile e, in particolare, informarono i loro rapporti con i vescovi di Trento e i conti di Tirolo, le cui investiture erano fondamentali per affermarsi nel contesto regionale; le fasi che portarono alla costituzione di un patrimonio di beni, diritti e castelli esteso in gran parte della regione e che distinse i da Mezzo da altre famiglie geograficamente più concentrate in un’unica vallata e su di una sola fortificazione; le modalità mediante cui essi esercitarono la propria preminenza sociale, politica ed economica sulle comunità rurali loro soggette e i rapporti, talvolta conflittuali, che si crearono in tal modo tra questi due poli; infine, le cause che portarono alla sua estinzione nella seconda metà del XV secolo.»
 
Chi interverrà all’incontro?
«Interverranno alla presentazione sia il presidente dell’Associazione Castelli del Trentino Bruno Kaisermann, sia il professor Marco Bettotti, già autore de La nobiltà trentina nel medioevo (metà XII-metà XV secolo), Bologna, Il Mulino, 2002 (nonché di altri contributi dedicati al tema dei poteri signorili), volume imprescindibile per ogni ricerca che affronti lo studio della nobiltà nella regione tridentino-tirolese.
La sua presenza permetterà di allargare il respiro della presentazione stessa, inserendo l’analisi della casata dei da Mezzo, anche in ottica comparativa, nel più ampio contesto dei poteri locali dell’episcopato di Trento.»
 
Da un punto di vista metodologico come ha condotto lo studio delle fonti?
«La mia ricerca è stata condotta secondo le pratiche della storia regionale. In questo senso, sono state oggetto di attenzione anzitutto le caratteristiche geomorfologiche della regione tridentino-tirolese e della Piana Rotaliana, dalle quali fu inevitabilmente influenzata l’ascesa dei da Mezzo: per esempio, il fatto di essersi radicata in un’area di collegamento tra nord e sud consentì alla famiglia rotaliana di condurre un gioco di equilibrio tra i due signori territoriali dell’area (i vescovi di Trento e i conti di Tirolo), strategia che guadagnò ai da Mezzo ricche investiture da entrambi.
«In secondo luogo, l’attenzione si è concentrata sulle fonti utili alla ricostruzione della storia dei da Mezzo. La ricerca si è qui dovuta scontrare con una difficoltà che caratterizza il panorama documentario locale, ossia l’assenza di consistenti archivi di famiglia per i secoli XI-XV.
«A tale mancanza, che già di per sé rappresenta un dato significativo delle dinamiche interne a questa casata, è possibile ovviare facendo ricorso alle fonti conservate negli archivi dei vescovi di Trento e dei conti di Tirolo, in cui si sono individuate notizie essenziali in merito alla nascita e alle strategie che favorirono il consolidamento della famiglia rotaliana.
«Infine, i dati così evidenziati sulla parabola dei da Mezzo sono stati confrontati con quanto emerge in merito alle altre casate nobili della regione, così da evitare di cadere nell’errore di indagare il caso particolare isolatamente dal contesto storico in cui si inserisce: grazie a tale analisi comparativa, lo studio dei da Mezzo ha messo in evidenzia non solo aspetti che accomunano l’ascesa signorile di questa casata con quelle di altre famiglie nobili, ma anche elementi che la distinguono dalle stesse e che trovano origine nelle peculiari caratteristiche della Piana Rotaliana.»
 
Andando nello specifico, chi era, in breve, la famiglia da Mezzo?
«La famiglia da Mezzo nasce come ramo della casata nonesa dei da Livo i quali, nel tentativo di ampliare la propria sfera di potere, decisero di mettere un piede in quell’area strategica rappresentata dalla Piana Rotaliana.
«In origine essi erano ministeriali dei vescovi di Trento, ossia erano sottoposti a quest’ultimi da un legame di tipo servile; ma la vicinanza al signore territoriale garantita da tale legame consentì a Rodegerio, Arnoldo e Anselmo da Livo, i tre fratelli da cui ebbero origine i da Mezzo, di ottenere l’investitura di un castello, ossia di quello strumento essenziale per dare avvio alla costituzione di una propria sfera di influenza signorile. Fu infatti così che, nel 1183, i tre succitati fratelli ottennero la corona di Mezzo dal vescovo Salomone.
«A partire da questa fortificazione incastonata nel monte che domina l’odierno paese di Mezzocorona, essi riuscirono a giostrarsi tra la fedeltà ai vescovi di Trento e quella ai conti di Tirolo: in tal modo, i da Mezzo riuscirono a edificare un’area di preminenza signorile assai estesa, che si allargò ben oltre i confini della Piana Rotaliana, e a prendere parte ai principali eventi che segnarono la storia dell’episcopato di Trento fino alla metà del XV secolo.»
 
Che ruolo svolse negli eventi che segnarono la storia tridentino-tirolese nel periodo preso in esame?
«Grazie alla posizione strategica della Piana Rotaliana, i da Mezzo ebbero un ruolo da protagonisti nella storia della regione tridentino-tirolese. Per citare alcuni (ma significativi) esempi, essi parteciparono in prima persona alle rivolte antivescovili sollevate dalla nobiltà contro i presuli Corrado da Beseno e Federico Wanga; di contro, affiancarono questi e altri vescovi nella loro attività di governo, facendo da testimoni alle loro investiture o partecipando alle riunioni della curia episcopi, ossia del consesso che si riuniva attorno al presule per stabilire le norme che avrebbero informato la vita politica, sociale ed economica dell’episcopato di Trento.
«Dall’altra, furono al fianco dei conti di Tirolo nei momenti cogenti dalla loro ascesa, come nell’atto con cui i cittadini di Trento cedettero a Mainardo II il castello del Buonconsiglio nel 1267 e nella divisione ereditaria del 1271 fra lo stesso conte tirolese e suo fratello Alberto.
«In questo duplice fedeltà, che non deve stupire poiché in essa non si ravvisa una scelta di parte ma una strategia volta a favorire la propria famiglia, i da Mezzo furono infine fra i principali attori di un processo di ricostruzione dell’identità aristocratica che ebbe pieno sviluppo nel Cinquecento e che portò a una nobiltà non più vescovile o comitale, ma territoriale.»
 
Può darci qualche anticipazione in merito alla gestione delle proprietà?
«Si tratta dell’aspetto più interessante dello studio di una famiglia signorile, ma anche del più complesso da analizzare alla luce del già citato scarno panorama documentario.
«La mancanza di un archivio di famiglia non permette infatti di conoscere nei dettagli i meccanismi di gestione dell’immenso patrimonio di beni e diritti accumulato dai da Mezzo nel corso della loro storia.
«Ciononostante, è stato possibile mettere in luce come i membri di questa casata abbiano fatto affidamento su molteplici strumenti per garantirsi uno stretto controllo sul loro vasto patrimonio e sulle comunità rurali: l’ampiezza del patrimonio; l’attenta raccolta di affitti e censi; la preminenza assicurata loro dalla concessione della vicinia di Mezzocorona del 1271, dai diritti di giurisdizione, dalla carica di regolani maggiori e da altri uffici pubblici; la strutturazione di un apparato burocratico per la gestione dei propri beni; infine, l’uso della violenza, in quanto l’esercizio del proprio potere diede vita a una dinamica dominatori-dominati che spesso sfociò in aperti contrasti con gli uomini soggetti (più o meno direttamente) al potere dei da Mezzo.»
 
Quando e perché si estinse la casata?
«Dopo aver dato vita a un’estesa ed efficace dominazione signorile, i da Mezzo si estinsero nel 1465 alla morte di Giovanni, ultimo erede maschio della famiglia. Molteplici furono le cause che condussero all’estinzione di questa casata: anzitutto, la forte concorrenza signorile cui la famiglia dovette far fronte nel contesto della Piana Rotaliana, la cui posizione attirò le ambizioni di altre casate che videro in questo territorio possibilità di espansione (è il caso di Thun e Spaur); la lunga sopravvivenza delle dinamiche consortili all’interno della famiglia, ossia di una struttura paritaria nella gestione dei beni, che se da un lato facilitò la diffusione delle proprietà dei da Mezzo in tutta la regione, dall’altro favorì processi di disgregazione interna e di dispersione patrimoniale.
«Fu così che, dopo alcuni passaggi di mano, i beni e i diritti un tempo in mano ai da Mezzo passarono per via ereditaria ai Firmian che, dalla loro originaria posizione nei pressi di Bolzano, diedero avvio alla loro affermazione nella Piana Rotaliana.»
 
Lo studio svolto ha evidenziato diversi aspetti legati anche ai rapporti di potere esistenti nel contesto territoriale della Piana Rotaliana. Potrebbe condividere un pensiero a tale riguardo?
«Per quanto riguarda le relazioni di potere alte, come già ricordato, la peculiarità della Piana Rotaliana è quella di aver rappresentato un’area di collegamento, tanto sulla direttrice nord-sud, quanto su quella est-ovest. Tale caratteristica influenzò inevitabilmente le dinamiche di potere in questo territorio.
Anzitutto, per la compresenza di giurisdizioni spettanti sia ai conti di Tirolo sia ai vescovi di Trento, poteri con i quali i signori locali dovettero non solo interagire, ma anche destreggiarsi per ritagliarsi propri spazi di affermazione politica.
In secondo luogo, la Piana rappresentò un polo attrattivo per le famiglie nobili delle valli contermini, come testimoniano gli stessi da Mezzo, e, conseguentemente, vide il sorgere di diversi nuclei signorili.
In merito ai rapporti di potere tra signori e comunità rurali, l’analisi della parabola dei da Mezzo ha altresì evidenziato come la nobiltà della regione tridentino-tirolese potesse fondare ed esercitare la propria preminenza sugli uomini loro soggetti a prescindere dal possesso di diritti giurisdizionali, facendo affidamento su pratiche di potere anche meno formali ma allo stesso modo efficaci e pervasive.»
 
Quali altri aspetti ha messo in luce?
«Tra gli aspetti interessanti emersi durante la ricerca si possono annoverare il ruolo degli incarichi di ufficialato non solo per la costruzione di un’area di influenza signorile, ma anche come collante per la tenuta della struttura familiare; il contributo offerto dalla concessione della vicinia sulla comunità di Mezzocorona nel 1271 alla strutturazione del proprio potere da parte dei da Mezzo; infine, la permanenza e la sopravvivenza, ben oltre la sua estinzione, del ricordo di questa casata non solo nella genealogia dei Firmian, che ne ereditarono ruolo e proprietà nella Piana Rotaliana, ma anche nella memoria collettiva (anche nella forma del folklore) della comunità che, tra alti e bassi, si relazionò con i membri di questa famiglia.»
 
Progetti editoriali futuri/sogni nel cassetto?
«Al momento sono in fase di pubblicazione una serie di contributi dedicati anch’essi alla tematica signorile. In particolare, negli ultimi anni mi sono occupato di indagare le dinamiche signorili nelle valli dell’Adige e di Cembra e i rapporti tra signori rurali e vescovi della regione tridentino-tirolesi.
«Tali contributi si inseriscono all’interno di un lavoro di équipe, diretto dal professor Gian Maria Varanini, che porterà alla pubblicazione di un volume sulle signorie rurali locali che vuole rispondere a fondamentali quesiti inerenti allo sfruttamento economico e alla gestione politica da parte delle famiglie nobili del proprio patrimonio di beni e diritti, al rapporto dominato-dominatori, agli strumenti dell’esercizio dell’autorità signorile e, infine, ai rapporti con i poteri superiori.
«Infine, in questi mesi mi sono inoltre dedicato alla stesura di un saggio, che sarà pubblicato nel terzo volume di Storia delle Venezie edito dalla Fondazione di Storia onlus di Vicenza, dedicato allo studio del fenomeno castrense, delle sue peculiarità e delle sue ricadute politiche, sociali ed economiche nel contesto dell’episcopato di Trento nel corso del Medioevo.»

Daniela Larentis – [email protected]