Intervista al dott. Roberto Viola, direttore del Centro Ricerche dell’Istituto agrario di San Michele

«L'istituto Italo-Francese ha rappresentato uno studio interessante sull'evoluzione dei genomi. Noi abbiamo sequenziato il genoma del Pinot nero con un livello di dettaglio, mai raggiunto prima» «Al momento siamo gli unici al mondo che stanno lavorando per il sequenziamento del genoma del melo» «Dellai è un presidente lungimirante. Crede nel futuro»

Devo confessare di aver sentito parlare del Centro Ricerche di San Michele all'Adige, solo quando è scoppiato il caso del «genoma della vite», la cui paternità se l'era appropriata una cordata intellettuale formata da università e istituti italo francesi. La vera meraviglia tuttavia l'ho provata quando ho sentito i dati e l'attività svolta da questa parte dell'Istituto San Michele, per cui è forse bene specificare alcune cose di fondo.
L'Istituto è suddiviso in tre banche, delle quali la più conosciuta è la «formazione», cioè la scuola dei periti agrari nota in tutto il mondo, seguita poi da quella che si occupa di consulenza aziendale e infine quella propriamente dedicata alla ricerca e sperimentazione.
Il direttore di quest'ultima è il dottor Roberto Viola, un uomo di quasi 50 anni, che si è laureato in agraria a Milano e specializzato con un dottorato in ricerca conseguito a Dundee in Scozia. E' in questa struttura che ha affinato le sue conoscenze nella ricerca genomica, perché si era affiancato ai ricercatori propriamente dedicati alla genetica umana per trovare nel regno vegetale le correlazioni atte a contribuire nella ricerca contro il cancro tramite un'alimentazione più mirata.

«Dottor Viola, - confesso. - Devo premettere che io sono un giornalista e non un ricercatore. Di genetica ne so praticamente niente. Tuttavia non sono qui per presunzione, ma solo perché se riesco a capirlo io forse riusciamo a spiegarlo alla nostra gente.»
Non sorride, anche se prende nota delle avvertenze. Fin dall'inizio tuttavia mi tratta come se fossi un collega che ha bisogno di saperne di più.
«Quanta gente lavora qui alle sue dipendenze?»
«Tra dipendenti diretti, collaboratori a contratto e borsisti, io coordino" - corregge la mia definizione - all'incirca circa 300 persone.»
Come ho detto in premessa, sono rimasto davvero sorpreso.
«E… mi perdoni l'insana curiosità, ma qual è il budget del dipartimento "Ricerca e sperimentazione"?»
«Sui 15 milioni all'anno.»
«E qual è la vostra attività?»
«Non deve sorprendersi. - ho la vaga impressione che stia sorridendo. - La ricerca e la sperimentazione nel campo agrario esiste da quando esiste l'agricoltura. Quello che è cambiato negli ultimi decenni è che alla ricerca e alla sperimentazione si sono affiancati gli scienziati.»
«Immagino allora che abbiate cominciato studiando i fenomeni che sono sempre stati adottati dai nostri contadini.»
«Sì, è così. Cerchiamo di capire scientificamente perchè accadono certe cose, per poi rimetterle insieme nel migliore dei modi. L'antico detto "una mela al giorno cava il medico di torno", ad esempio, è una verità. Ma non è sempre così.»
«Cambia da mela a mela?»
«Anche, ma soprattutto da persona a persona. La scienza si va orientando in specializzazioni sempre più verticalizzate. La stessa medicina si sta orientando alla produzione di medicinali dedicati a persone con recettibilità genetiche diverse.»
«Vuol dire che prima o poi il medico dovrà prescrivere cure sulla base delle singole identità genetiche?»
«Certamente.»

«Mi può fare un esempio di un impianto empirico destinato a diventare scientifico?»
«Beh, i più classici sono quelli del "Muller Thurgau" o del "Manzoni", entrambi vitigni ibridi di qualità. Si tratta di varietà di uve ricavate da innesti e incroci di vitigni diversi. Per arrivarci hanno fatto montagne di esperimenti, la maggior parte dei quali poteva essere evitata conoscendo a priori quello che sarebbe accaduto studiando la genetica come lo si può fare oggi.»
«E come fareste oggi?»
«Col "breeding assistito", che sarebbe la riproduzione assistita, o meglio il pilotaggio della riproduzione. Alla base c'è sempre il principio della legge di Mendel. Se la ricorda?»
«Sì.Se si accoppiano due esseri viventi di razze o specie diverse, ci saranno X possibilità che vengano al mondo esseri simili all'uno, Y all'altro, Z ad una mix delle due.»
«O di loro antenati. Bene, tutto questo può essere scelto a priori invece che atteso secondo queste percentuali di probabilità.»
«E come si fa?»
«Si deve conoscere anzitutto il genoma. Dopodichè si devono rintracciare i segmenti separabili del genoma, quelli che si chiamano "Marcatori". Più questi vengono trattati isolatamente e meglio con-sentono la ricostruzione del genoma nella direzione voluta.»
«Ho letto che l'essere umano ha all'incirca 35.000 geni. Quanti ne hanno le piante?»
«Si va dai 25.000 di Arabidopsis, una malerba usata come sistema modello ai 40.000 del riso ed ai 45.000 e più del pioppo.»
Non siamo molto distanti da un chicco di riso…
«E ne conosce la funzione di tutti?»
«Assolutamente no, ma deve sapere comunque che la maggior parte di questi non hanno funzioni precise, almeno per ora.»
«Nel senso che tra qualche tempo saprete a che cosa servono?»
«No no, intendo dire che entreranno in funzione quando l'essere vivente (vegetale o animale) ne avrà necessità per adeguare la propria vita alle condizioni in cui si trova a vivere. Poi ci sono dei geni che servono a veicolarne altri, e…»
«Ma cos'è il gene?»
«È un segmento del DNA, che contribuisce ad una funzione biologica .Ma guardi che la quantità di geni non è sinonimo anche di qualità.»
«Meno male, - sorrido - dato che l'uomo ha solo il triplo dei geni di un verme… E che la scimmia ha in comune con l'uomo uno stesso antenato di 6 milioni di anni fa.»
«Sì, e la scimmia ha qualche gene in più di noi, non meno…»
«Scusi l'interferenza. Per tornare a noi?»
«Insomma si fa l'analisi del "fenotipo nelle progenie" e…»
«Dottor Viola…»
«…E vengono individuati questi "marcatori" necessari alle conoscenze di base che consentiranno poi le ricostruzioni di nostro interesse… Insomma, i marcatori sono quelli che daranno gli effetti voluti al prodotto ricercato in laboratorio.»

«E arriviamo alla decodificazione del genoma della vite.»
«I cromosomi della vite sono 19, e la decodificazione del DNA della vite insieme alla disponibilità della mappa fisica ora consente di assegnare precisamente le sequenze ed i geni sui cromosomi stessi.
«Dottor Viola, - lo interrompo ancora. - A chi servono queste ricerche?»
«A tutti coloro che intendono seguire in maniera scientifica e non più empirica i processi di miglioramento genetico delle piante di interesse agricolo.»
«Ci fa degli esempi?»
«Ce ne sono molti. L'uva fermentando spacca l'acido ascorbico…»
«La vitamina C?»
«Sì, se vogliamo che rimanga vitamina C, un buon antiossidante, e generi meno tartrato, non è complicato se troviamo i riscontri dei geni responsabili di questa conversione nelle sequenze. Il vino bianco tende a durare meno del vino rosso. Per mantenere in vita gli spumanti di qualità, che poco o tanto richiedono 2 anni di vita, delle due l'una: o troviamo l'uva di qualità in grado di produrre vino capace di durare 10 o 15 anni, oppure dobbiamo addizionarla di anidride solforosa, un conservante.»
«Già, e che a me dà allergia.»
«Anche a me. Mi pare abbastanza importante studiare il problema, sia dal punto di vista economico che da quello di qualità della vita.»
«Ma qui si parla di risultati che possono dare frutti una decina d'anni dopo l'identificazione delle componenti genetiche d'interesse …»
«Mi lasci precisare che noi non parliamo mai di ingegneria genetica, sia ben chiaro, ma solo di "organizzazione dei marcatori". Per quanti riguarda i tempi…»
«Anche oggi la scienza anticipa di un secolo l'applicazione delle scoperte?»
«No. I tempi che le ho detto sono concreti e si riferiscono a risultati che sono già nelle nostre mani. Solo che una nuova varietà ha bisogno di anni per svilupparsi ed imporsi. Questo è particolarmente vero nel caso della vite dove l'introduzione di nuovi vitigni e' notoriamente difficile. D'altronde anche il marketing applicato all'agricoltura richiede anni e anni. Se il mercato chiede più pinot grigio, quanti anni impiega secondo lei il contadino a mettersi in condizione di produrre del pinot grigio? Tre anni? Quattro? Tanto vale che parta con l'assistenza di un bagaglio di precisioni scientifiche come quelle che gli possiamo dare noi.»

«Ora entriamo nel vivo del discorso. Come è stato che vi siete fatti soffiare la paternità di una scoperta?»
«Non deve vederla proprio così. Ogni istituto di ricerca pubblica nell'ambiente scientifico i propri risultati, ai quali tutti possono accedere senza violare nessun accordo o brevetto. Noi conoscevamo lo stadio lavori del consorzio che ha dato la notizia al mondo, così come loro conoscevano il nostro. Noi abbiamo operato con la massima serietà e abbiamo deciso di pubblicare i nostri dati solo quando abbiamo ritenuto che fossero di un sufficiente grado di completezza, in relazione alla descrizione del genoma del Pinot nero.»
«Può provare a spiegarci la differenza?»
Mi mostra uno stampato.
«Guardi qua. La pubblicazione su Nature del Consorzio Franco-Italiano riporta evidenze di "un'esaploidizzazione ancestrale dei genomi nei maggiori phila delle angiosperme" basata su dati da un "genotipo omozigote" di vite.
«Chiarissimo…» - ironizzo.
«Noi, invece, vede qua? - mi indica più in basso nello stesso foglio - Abbiamo sottomesso alla pubblicazione un lavoro che contiene una descrizione dettagliata del DNA altamente eterozigote del Pinot nero e rivelato le sue principali caratteristiche biologiche e funzionali»
«Senta, a lei sembrerà strano, ma io non ho capito assolutamente… Niente. »
Non sorride. Non prende atto. Spiega.
«La pubblicazione del gruppo Franco-Italiano rappresenta uno studio interessante sull'evoluzione dei genomi delle piante basata su dati accumulati durante il loro progetto di sequenziamento del DNA della vite. Dal nostro canto, il manoscritto che noi abbiamo presentato descrive il genoma del Pinot nero con un elevatissimo livello di dettaglio, un livello mai raggiunto prima.»
«Adesso è più chiaro. Ma, se è così, non si tratta affatto di una questione di pura Immagine…»
«Anche di immagine, abbiamo visto. Ma l'importante è che con le nostre informazioni si riescano a migliorare i prodotti. La scelta di sequenziare un genoma altamente eterozigote come quello del Pinot nero ci ha consentito di ottenere oltre 2 milioni di marcatori molecolari. Come le ho detto, è la conoscenza dei marcatori che consente di sfruttare le informazioni funzionali del DNA per il miglioramento genetico della vite. Senza marcatori le informazioni sulle sequenze sono utili ma non hanno una diretta utilità pratica.»
«Avrete modo di rifarvi… Ma sarà necessario farlo, perché è dal successo che si ottengono consensi.»


Senza cambiare atteggiamento, mi fa una rivelazione "bomba", come se mi raccontasse che nel pomeriggio taglieranno l'erba in giardino.
«Le posso dare una notizia. Stiamo già lavorando attivamente anche per il sequenziamento del genoma del melo (varietà Golden Delicious). Pensiamo di poter completare il lavoro entro la fine del 2008.»
«E… sareste i primi a farlo?»
«Al momento siamo gli unici al mondo che stanno lavorando su questo fronte. E guardi che il rinnovo varietale del melo è un importante target per l'agroeconomia del Trentino. Le nuove varietà che si affacciano sul mercato sono sempre più gestite da cartelli che ne controllano non solo la disponibilità ma anche la produzione e la distribuzione del prodotto ottenuto. C'è preoccupazione nel settore. Stiamo attivamente lavorando per poter offrire alternative valide ai nostri produttori e per sostenere la competitività di mercato delle nostre zone vocate come la Val di Non, ma non solo.»
«E la ricerca consentirà di sostenere quella concorrenza?»
«Altroché! In questo settore il Trentino è leader, ma ha bisogno di continua innovazione per mantenere questa posizione sul mercato. E guardi che la mela, per via del suo valore nutrizionale, può davvero essere utile al miglioramento delle aspettative di vita.
«Diomio… - mi sfugge. - E questo posso pubblicarlo?»
«Certamente, altrimenti non glielo avrei detto.»

Voi avete anche gli strumenti per fare queste ricerche o le commissionate a ditte americane?»
«Noi abbiamo diverse collaborazioni con ditte americane specializzate nelle tecnologie avanzate di sequenziamento del DNA. Ma una parte importante del lavoro viene svolta a San Michele. Il nostro partner principale è la Myriad Gentics, un'azienda di Salt Lake City che è stata coinvolta nel sequenziamento del DNA dell'uomo e che ora opera principalmente nel settore della diagnostica molecolare del cancro. Il nostro è un rapporto sinergico, anche perché abbiamo scelto partners molto motivati ed interessati alla ricerca..»
«I know-how sono vostri? »
«Ci sono i nostri e i loro.»
«Perché non fate delle ricerche tecnicamente evolute anche qua? Costano tanto le macchine?»
«Stiamo sequenziando anche a San Michele, ma la "potenza di fuoco" necessaria per completare il lavoro in tempo utile necessita di collaborazioni esterne. Questo non solo per i sequenziatori ma anche per le infrastrutture di informatica. Le macchine costano parecchio, anche se i prezzi sono in continua diminuzione. E' inoltre fondamentale investire in risorse umane...»
«E lavorare in sinergia con altre realtà?»
«Oggi la ricerca è globale e i suoi risultati si riversano su tutta la società. Noi abbiamo buone risorse a disposizione…»
«Sì - ammetto. - 15 milioni non sono pochi…»
Mi guarda come domandandosi qualcosa.
«Posso esprimere un mio parere?» - chiede infine.
«Prego, - rispondo - sono qua per questo.»
«Avete un presidente lungimirante.»
«Quale presidente?»
«Il presidente Dellai.»
«Il presidente della provincia di Trento?»
«Dal mio arrivo in Trentino nel 2005 ho potuto constatare con mano il ruolo primario attribuito alla ricerca nelle politiche di sviluppo provinciale. Spesso i documenti di programmazione locale contengono liste di intenti che rimangono tali, ma nel caso del Trentino si sono visti investimenti concreti, importanti. Questo testimonia la visione di chi crede nel potenziale insito nella ricerca per garantire lo sviluppo socioeconomico. Questo significa investire oggi per avere ricadute tra 10, 15 anni. Significa credere nel futuro.»
«Sì, questo è vero…»
«Prima o poi, Cina e India la smetteranno di copiarci perché sapranno fare le cose benissimo da soli e meglio di noi. Finora il mondo Occidentale ha sempre saputo restare chilometri avanti al Terzo mondo, proprio grazie alla tecnologia, alla ricerca, alle innovazioni. Pensi all'evoluzione dell'informatica: senza, non saremmo mai riusciti a sostenere la concorrenza del Terzo mondo, la cui manodopera costa un centesimo della nostra. È la ricerca che ci consentirà di vivere meglio, di restare quello che siamo, di migliorare la qualità e le aspettative della vita.»

Guido de Mozzi

(Nelle foto: Il dott. Roberto Viola, un grappolo di pinot nero e lo schema grafico di sequenziamento)