Altra domanda retorica: Legalizzare e tassare la prostituzione?

I primi Pro e contro fra Francesca Bettio e Oria Gargano Ma la risposta che emerge dalla giuria è «sì»



Bisogna legalizzare e tassare la prostituzione? Questo il tema affrontato nel primo evento del ciclo «Pro e contro», curato da lavoce.info in collaborazione con ingenere.it.

A confronto Francesca Bettio, docente alla Facoltà di economia di Siena, che incarnava la parte a favore della legalizzazione, e Oria Gargano, presidente della cooperativa sociale Be free, che esponeva le ragioni del no, moderate da Roberta Carlini, caporedattrice di ingenere.it.
La decisione finale al pubblico, a cui spettava l'onere di un duplice voto, prima e dopo il dibattimento, e a una giuria di studenti.

Fra una votazione e l'altra, l'orientamento è in parte cambiato: i sì alla regolamentazione sono passati dal 77% al 69%, i no sono saliti dal 10 al 20%.
A riorientare l'opinione di una parte dei presenti, fra le altre cose, la considerazione che oggi ad alimentare il «mercato del sesso» in Italia sono soprattutto donne straniere, immigrate, costrette all'illegalità e condannate ad uno sfruttamento che nemmeno la più ampia legalizzazione potrebbe probabilmente sconfiggere.

A livello europeo va detto innanzitutto che questo è un settore non ancora armonizzato sul piano giuridico.
Vi sono paesi che hanno legalizzato il lavoro sessuale, come la Germania (dal 2002), altri come l'Italia dove la prostituzione è legale ma non è regolarizzata (e quindi non è neanche tassata), e altri ancora dove la prostituzione è illegale.
In Svezia, infine, la prostituzione è illegale ma ad essere punito è il cliente e non la prostituta.

Francesca Bettio ha esposto il modello della Germania, dove il legislatore ha stabilito innanzitutto che la transazione fra cliente e prostituta non va giudicata con il criterio della moralità e dell'immoralità.
Ciò consente di considerare la prostituzione un'attività lavorativa come tante altre.
Un altro punto fondamentale è il diritto al compenso, che non può essere trasferito a terzi (il che sbarra la strada a intermediari o "protettori").

Infine fra chi gestisce una casa di piacere e la prostituta può essere concordato un rapporto di lavoro, il che apre la strada a tutti i trattamenti previsti in questo caso: assistenza sanitaria, diritto pensione e così via.

Contestualmente, la prostituzione è soggetta a prelievo fiscale. Il mercato della prostituzione è tradizionalmente diviso in un mercato «alto» e uno «basso».
In tutti gli Stati in cui la prostituzione è stata regolarizzata, ciò è stato visto come uno strumento per tutelare soprattutto le lavoratrici del segmento basso, quello più a stretto contatto con la criminalità.

Inoltre la regolamentazione erode lo stigma, il pregiudizio negativo su chi esercita il lavoro sessuale.
Infine, la regolamentazione può almeno in parte autofinanziarsi; al contrario, il proibizionismo rappresenta un costo molto alto per la società.

Quale può essere però lo svantaggio più atteso? Una crescita del mercato stesso della prostituzione.
«Tuttavia in Nuova Zelanda è stata varata una legge assai più liberale di quelle della Germania o dell'Olanda, ma dopo 5 anni è emerso che la regolamentazione non ha avuto grandi impatti sui numeri.»

Oria Gargano, che esponeva il punto di vista del «no» alla regolamentazione, ha detto innanzitutto di non essere stupita dall'orientamento espresso dagli spettatori all'inizio del confronto.
«Nessuno si domanda perché la prostituzione c'è e quali valori rispecchia. Io ho cercato di mettere in relazione i momenti nella storia in cui la prostituzione è stata legalizzata e la condizione femminile in generale; questa relazione c'è e va conosciuta.»

C'è stato nella storia secondo Gargano un momento in cui il corpo delle donne è stato sottoposto a regolamentazione, al fine di garantire il versante della paternità, il diritto di proprietà che gli uomini esercitano sulle donne.
«Le prostitute storicamente si sottraggono a questo schema: esse non sono "proprietà" di nessuno perché sono di tutti.
«Ma il primo bordello risale a quattro secoli fa: oggi è ancora attuale quel tipo di modello, e i valori che esso rispecchia?
«L'emigrazione ha completamente cambiato gli scenari: le donne straniere sono esposte a situazioni di marginalità e illegalità, accresciute dalla nostra legislazione, la Bossi-Fini.
«E sono tutte schiavizzate, perché producono un reddito troppo elevato per essere lasciate 'libere' di esercitare.»

La domanda finale è: se 10 milioni di uomini italiani vanno a comprare il sesso per strada, acquistando un rapporto svilente e privo di relazioni, perché lo fa?
«Perché non vuole rapportarsi al genere femminile in condizione di parità, probabilmente. A maggior ragione essa non va istituzionalizzata.»

Alla seconda votazione, dopo le domande della giuria di studenti, i sì alla legalizzazione-regolarizzazione hanno prevalso comunque in maniera netta: 69%, contro un 20% di contrari e un 10% di indecisi.

Noi non siamo d'accordo con la Gargano. Le ragioni del sesso a pagamento sono innumerevoli e l'idea che in questa maniera l'uomo non voglia rapportarsi alle donne su un piano di parità è solo una di queste. Ma anche in questo caso si tratta di una situazione ludica, appartenente cioè solo al momento in cui si consuma il sesso a pagamento.