Il tumore al pancreas – Di Nadia Clementi
Ne parliamo col dott. Carlo Pastore, Responsabile Divisione di oncologia medica ed ipertermia oncologica della Casa di Cura Villa Salaria in Roma
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Il tumore del pancreas rappresenta la quarta causa di morte per tumore nei Paesi occidentali e si prevede che nel 2030 sarà la seconda causa subito dopo il tumore del polmone.
Aggressivo e quasi sempre letale, il tumore al pancreas resta un nemico difficile da combattere. Tanto più che la malattia, nelle fasi iniziali, non dà sintomi chiari e quando questi compaiono ha ormai cominciato a diffondersi agli organi circostanti e le probabilità che le cure abbiano successo sono poche.
Le aspettative di vita aumentano però se si riesce ad avere una diagnosi precoce.
E c’è anche qualcosa che si può fare per non ammalarsi: non fumare, seguire una dieta sana e stare alla larga dai chili di troppo. Questi tre fattori fanno infatti crescere parecchio il rischio di sviluppare la malattia. Purtroppo, invece, negli ultimi 15 anni i casi di cancro al pancreas nel nostro Paese sono aumentati del 59 per cento.
Di tumore al pancreas e dei possibili trattamenti ne parliamo oggi con il dott. Carlo Pastore medico-chirurgo specialista in oncologia medica e in clinica oncologica, attualmente responsabile della Unità di Oncologia medica ed ipertermia oncologica della Clinica Villa Salaria in Roma.
Chi è il dott. Carlo Pastore Dr. Carlo Pastore Laurea in Medicina e Chirurgia con lode nel 2001 presso l'Università Degli Studi di Roma «La Sapienza». Abilitazione all'esercizio della professione medica nel 2002 con il massimo dei voti. Specializzazione nel 2005 in Oncologia medica con lode presso la prima scuola di specializzazione dell'Università degli Studi di Roma (Policlinico Umberto I). Perfezionamento con lode nel 2006 in Ipertermia oncologica conseguito presso la Seconda Università degli Studi di Roma «Tor Vergata». Medico oncologo chemioterapista presso il DH di oncologia medica del Dipartimento di Medicina Clinica (Policlinico universitario Umberto I in Roma) dal 2001 al 2009 Ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Clinica del Policlinico Umberto I di Roma nel 2008-2009 nell'ambito di fattori di crescita eritrocitari nei pazienti oncologici. Consulente per l'area oncologica del Sofia Medical Center (Svezia) nell'anno 2009. Consulente per l'area oncologica e per l'ipertermia capacitiva per l'Hilu Medical Center (Marbella, Spagna) a partire dall'anno 2009. Consulente per l'area oncologica e per l'ipertermia capacitiva presso il Centro di Medicina Integrativa in Malaga (Spagna). Dal 2010 Autore di numerose pubblicazioni su riviste mediche internazionali. Responsabile Divisione di oncologia medica ed ipertermia oncologica della Casa di Cura Villa Salaria in Roma Membro ESHO (European Society for Hyperthermic Oncology). |
Dott. Pastore ci parla del tumore pancreatico?
«Le neoplasie pancreatiche rappresentano ancora ad oggi patologie ad elevata mortalità con circa l'80% dei pazienti che presenta all'esordio malattia non asportabile chirurgicamente. Le sue caratteristiche biologiche lo collocano come quarta causa di morte per patologia oncologica.»
Ci spiega le sue caratteristiche, che cos’è e dove si trova?
«Il pancreas è un organo deputato ad alcune funzioni digestive e alla produzione di una serie di sostanze ad attività ormonale. La sua collocazione nell'addome alto (retroperitoneale) ne fa un organo difficilmente esplorabile con il comune esame ecografico e spesso silente nelle sue manifestazioni patologiche.
«Le neoplasie che insorgono in questo organo hanno una attitudine di aggressività biologica che le porta ad una rapida diffusione a distanza. La ricca vascolarizzazione dell'organo, la sua posizione e la ricca rete linfatica circostante contribuiscono a questa caratteristica.
«La maggior parte delle forme neoplastiche pancreatiche vengono classificate come adenocarcinomi.»
Ci conferma che il cancro del Pancreas è la quarta causa di morte per tumore negli uomini e la quinta nelle donne?
«Si, la statistica è esattamente questa.»
Quali sono i sintomi da non sottovalutare?
«I sintomi di esordio delle neoplasie pancreatiche sono ahimè spesso sfumati. Caratteristicamente si parla di dolore nella regione alta dell'addome (epigastrio e mesogastrio). Possono concomitare anoressia e dimagramento. Se la neoplasia interessa la testa del pancreas l'ostruzione della via biliare principale può generare ittero (colorito giallo della cute).»
Quali sono le cattive abitudini che contribuiscono all’insorgenza del tumore al pancreas?
«Le neoplasie pancreatiche hanno una genesi multifattoriale. Un contributo all'insorgenza può essere fornito da un assetto genetico predisponente, fattori ambientali come il contatto con diverse sostanze chimiche, il fumo di sigaretta, una dieta poco variata e ricca di grassi nonché l'abuso di sostanze alcoliche.
«Pancreatiti ricorrenti e diabete sembrerebbero essere un potenziale fattore di rischio; l'ipotesi sarebbe quella della attività mutagena di una persistente infiammazione.»
Quali sono i fattori di rischio legati all’insorgenza del tumore?
«Come sottolineavo in precedenza una componente genetica predisponente, abitudini alimentari errate, il tabagismo, esposizione professionale o ambientale a cancerogeni chimici.»
Come si fa la diagnosi?
«La TC [Tomografia computerizzata - NdR] con mezzo di contrasto è la metodica di elezione anche per verificare se vi è diffusione di malattia a distanza. La RMN [risonanza magnetica – NdR] trova impiego soprattutto per la valutazione di operabilità verificando la presenza o meno di infiltrazione vascolare locoregionale. La PET [altro tipo di tomografia – NdR] valutando l'attività metabolica può essere maggiormente impiegata in corso di terapia per valutare la risposta.»
Ci sono dei nuovi metodi per fare diagnosi?
«La metodica radiologica è ancora la principale ed insostituibile (TC in particolare).»
Una volta fatta la diagnosi per aumentare il tempo di sopravvivenza cosa occorre valutare?
«La valutazione principale riguarda la presenza o meno di malattia metastatica (diffusione di malattia in organi a distanza rispetto al pancreas). L'impiego di strategie multimodali (chimiche e fisiche) appare ad oggi la strada di cura più promettente.»
Quando è necessario l’intervento chirurgico e con quali risultati?
«L'intervento chirurgico sarebbe sempre auspicabile. Purtroppo alla diagnosi solo il 20% dei pazienti risultano operabili.
«La situazione migliora con l'impiego delle cosiddette strategie neoadiuvanti; si procede con terapia medica auspicando che riduca la massa di malattia e si possa poi procedere all'intervento.»
Se la terapia chirurgica non è possibile cos’altro si può fare?
«La combinazione di chemioterapia antiblastica, radioterapia, metodiche di radiologia interventistica, ipertermia oncologica può contrastare la crescita della malattia.
«Le varie metodiche vanno combinate considerando la diffusione di malattia rispetto ai vari organi che possono essere coinvolti.»
Lei si occupa anche di oncologia integrata in parallelo con le terapie tradizionali con le quali il paziente viene guidato nell’assunzione di sostanze naturali riconosciute a livello scientifico per le loro proprietà benefiche nella lotta contro il cancro. Ci può spigare meglio?
«Una serie di sostanze di derivazione naturale possono coadiuvare i trattamenti principali in chemioterapia e/o radioterapia.
«Queste sostanze peraltro avendo una azione di sostegno della parte sana dell'organismo possono aiutare nel conservare la sequenza e l'intensità delle terapie principali. Ulteriormente una metodica fisica si va sempre più affermando nel setting coadiuvante che è l'ipertermia capacitiva profonda a Radiofrequenza.
«Riscaldando i tessuti in profondità con una radiofrequenza si può ottenere un effetto proapoptotico [prototipo di una famiglia di geni - NdR], di modulazione della reattività immunitaria, antidolorifico, di sinergia con chemioterapia e/o radioterapia. Anche in questo caso parliamo di un approccio di affiancamento ai trattamenti ordinari.»
Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Carlo Pastore - [email protected]