«Il ritorno dello Stato. Imprese, comunità, istituzioni»

Inaugurata l’edizione 2021 del Festival dell’Economia di Trento, 3-6 giugno 2021

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Si è aperta questo pomeriggio con un evento pubblico al teatro Sociale di Trento l’edizione 2021 del Festival dell’Economia di Trento.
Un Festival della «ripartenza», in cui si affronteranno tutte le problematiche più importanti presenti nell’agenda della post-pandemia: dalle prospettive che si aprono per le future generazioni, ai nuovi orientamenti sul versante fiscale.
Un tema però svetta su tutti, ed è quello che dà il titolo alla XVI edizione della kermesse: il ritorno dello Stato, determinato dalla necessità di fronteggiare il Covid sul piano sanitario, ma anche di sostenere coloro che sono stati colpiti più duramente dalla pandemia, in termini economici.
 
Sul palco del Sociale, Franco Ianeselli, sindaco di Trento, Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, Flavio Deflorian, rettore dell'Università degli Studi di Trento, Innocenzo Cipolletta, presidente di Assonime e AIFI (private equity), già presidente dell’Università di Trento, Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, l’editore Giuseppe Laterza, Tito Boeri, direttore scientifico del Festival, professore di Economia presso l’Università Bocconi di Milano, e in veste di moderatrice la giornalista Maria Concetta Mattei.
 

 
«Trento ha ritrovato lo spazio del Festival – ha esordito Ianeselli – e non era per niente scontato. Vedere la città che riparte, che rinasce, vedere anche la gioia degli operatori economici, è molto emozionante.
«In quanto al ritorno dello Stato, pensiamo già solo al fatto che oggi, grazie al piano nazionale per la ripresa, ci ritroviamo con nuove, grandi opere pubbliche in agenda, come la circonvallazione di Trento, opere alla cui realizzazione i privati daranno un contributo determinante.»
Fra Stato e mercato, ha aggiunto il sindaco di Trento, c’è però anche un terzo attore, che il Trentino, in passato, ha tenuto a battesimo, e che non dobbiamo dimenticare: la cooperazione.
 
Un altro pilastro del «sistema-Trentino» è quello dell’università.
Ne ha parlato il rettore, Deflorian sottolineando la volontà dell’istituzione di continuare a dare il suo contributo al Festival, un evento che ha sempre unito la presenza di relatori di altissimo profilo alla capacità di parlare a chiunque e di arrivare al cuore dei cittadini.
«La pandemia – ha aggiunto – ha colpito ovviamente anche l’università. Studenti e corpo docenti, però, hanno reagito con molta compostezza. Contiamo di tornare entro l’anno prossimo a una didattica al 100 per cento in presenza, compatibilmente con le necessità poste dalla tutela della salute.»
 

 
La Provincia autonoma di Trento – ha osservato Mattei – in questa fase ha dovuto confrontarsi con uno Stato piuttosto invadente.
«A maggior ragione – ha commentato Fugatti – in questo momento serve innanzitutto molta concretezza, quella che ad esempio ha dimostrato qualche giorno fa l’Euregio nella sua ultima riunione, rafforzando la collaborazione fra i territori che la compongono, Trentino, Alto Adige e Tirolo.
«Ci vuole però anche del coraggio: organizzare un Festival in presenza, seppure con qualche limitazione, con contingentamenti e regole da osservare, è stata una scelta coraggiosa.
«Questo fa bene al territorio, e al tempo stesso facilita le collaborazioni con altre realtà. Come Provincia autonoma, dobbiamo continuare a vigilare contro tentazioni centraliste e chiedere che le regioni vengano coinvolte nelle decisioni, anche se dobbiamo onestamente riconoscere un dato di fatto: non tutti i territori in questo momento hanno la stessa capacità di spesa.»
 
«Lo Stato è intervenuto per sostenere economicamente chi è stato colpito dagli effetti della pandemia – ha ricordato Cipolletta – e qualcuno ha temuto che ciò portasse ad una progressiva invasione da parte dell’autorità statuale di tutti gli ambiti nei quali negli anni precedenti, il privato era avanzato con decisione.
«Stiamo invece tornando ad un nuovo universalismo: abbiamo scoperto che sanità è importante per tutti, che la cassa integrazione è importante per tutti, insomma, che lo Stato deve fare di più, anche se sempre in maniera complementare al mercato, per tutelare i cittadini»
Riguardo alla riduzione delle diseguaglianze, Cipolletta ha detto che in genere non è un prodotto diretto della tassazione (uno dei temi caldi in agenda), ma di buoni servizi pubblici, in materie come la casa, l’istruzione, la sanità.
 

 
De Felice ha ricordato che nel mondo sono stati messi in gioco 16.000 miliardi di dollari per fronteggiare l’emergenza creata dal Coronavirus. Il ruolo dello Stato dell’utilizzare queste risorse è stato e resta determinante.
«In Europa la pandemia ha rappresentato una svolta, con il programma Next Generation UE. L’Europa dice: dobbiamo procedere verso una transizione ecologica e una transizione digitale. Il mercato da solo sarebbe andato in quella direzione? Probabilmente no.
«L’Italia ora ha una grande responsabilità davanti a sé: deve dar prova di sapere affrontare le riforme e di utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione dall’Europa.»
 
Dando la parola a Laterza, Mattei ha ricordato gli apprezzamenti espressi recentemente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per i 120 anni dell’editore.
«L’Italia in questa fase ha espresso un bisogno di approfondimento, di lettura, – ha sottolineato laterza a sua volta. – È questo un bisogno che abbiamo constatato anche qui a Trento, fin dai primi momenti del Festival.
«Ora dobbiamo guardare al futuro. Le decisioni che prendiamo condizioneranno il futuro dei nostri figli. Di questo parleremo nei prossimi giorni.
«Nella convinzione, per citare Amartya Sen, che una buona democrazia si basa in primo luogo sulla qualità del dibattito pubblico.»
 

 
Ovviamente, il merito della qualità del dibattito che si articola all’interno del Festival va in primo luogo al suo responsabile scientifico.
«Il Festival – ha chiosato Boeri – è un evento collettivo, il contributo arriva da tutti, dai premi Nobel ma in pari misura anche dal pubblico.
«Il Festival vuole essere anche un luogo per trasmettere al pubblico che cosa significa essere economisti. Dopo la crisi finanziaria 2008, come si ricorderà, noi economisti facemmo un’autocritica pubblica.
«Oggi però, vogliamo dare un contributo fattivo alla ripresa. Rimanendo a contatto con le persone.»
 
In chiusura Tito Boeri ha ricordato l’ambasciatore Attanasio, ucciso recentemente nella Repubblica democratica del Congo, un diplomatico che di formazione era un economista (un altro segnale di come l’economia sia tutt’altro che una disciplina arida) e ha sottolineato come in questo Festival non si assisterà ad una contrapposizione fra la sfera del pubblico e quella del privato.
Pubblico e privato devono collaborare e allearsi; lo hanno fatto, del resto, anche per produrre i vaccini con cui stiamo uscendo dalle secche della pandemia.