Cent’anni fa si scatenò nel mondo la Febbre Spagnola

In sei mesi causò la morte di ben 22 milioni di persone, contro i sei dell’intero conflitto. Scomparve misteriosamente da sola la notte del 31 dicembre 1920

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Cent’anni fa, nella seconda metà del 1918, un evento non causato dalla volontà dell’uomo si aggiunse alle stragi della Grande Guerra.
La Febbre Spagnola mieté in sei mesi la morte di ben 22 milioni di persone. Più dello stesso conflitto, che contò 6 milioni di vittime. Non conobbe limiti di sesso, di estrazione, di età, di nazionalità. Colpì nelle città, nelle campagne, al fronte. Passò le linee e colpì tutti i paesi in egual misura.
 
Il genere umano ha rischiato più volte l’estinzione a causa di epidemie. Ma più gravi della epidemia di Spagnola furono solo due: la peste di Giustiniano, che in 50 anni a partire dal 542 dC fece oltre 100 milioni di vittime in un mondo molto meno popolato di oggi, e la peste che in tre anni dal 1347 al 1350 provocò 62 milioni di morti.
La terza epidemia per importanza della storia dell’umanità scoppiò mentre si stava consumando la terribile e inutile strage della Grande Guerra.
 
La Spagnola prese questo nome perché la prima notizia diffusa da un’agenzia stampa partì dalla Spagna (paese che non era in guerra): «Una strana forma di malattia di carattere epidemico è comparsa a Madrid».
La malattia, all’inizio benigna, colpì subito un terzo dei cittadini della capitale spagnola. Venne definita «influenza» perché aveva i sintomi di una malattia tipicamente invernale: tosse, dolore agli occhi e alle orecchie, indolenzimenti vari, torpore, brividi e febbre a 40. Poi, solitamente il terzo giorno, si guariva… o si moriva.
 
La diffusione pandemica iniziò tra aprile e maggio, quando colpì larga parte delle popolazioni di Francia, Scozia, Macedonia, Grecia, Egitto, Italia, Germania, Austria, Norvegia. Poi si estese oltre oceano: India, Canton, Lima, Costa Rica. A settembre l’ombra della morte si estese al mondo intero.
L’unico posto al mondo dove non venne registrato neanche un caso di spagnola fu l’isola di Sant’Elena, quella di Napoleone.
I medici tentarono di tutto per contrastare la malattia, ma si arresero quando compresero che non c’era nulla da fare. Eppure era già stata inventata l’aspirina (il brevetto della Bayer risale al 6 marzo 1899), che però faceva temere che fosse pericolosa per il cuore. In effetti, l’aspirina è un vasodilatatore, che però i medici di oggi ritengono salutare proprio anche per questo.
 
I medici erano quasi tutti richiamati al fronte e non si tardò a far intervenire i dentisti, i veterinari e gli studenti in medicina. Ma in realtà non fu trovato nulla che fosse utile a debellare la malattia. Solo chi aveva avuto la fortuna di contrarla quando era in forma benigna si trovò risparmiato nel momento di massima mortalità.
Nessuno stato fece nulla di organico per contrastare la Spagnola e si era arrivati a pensare che la morte sul campo di battaglia fosse più onorevole che in un letto di ospedale.
 
Perirono di Spagnola anche molti personaggi celebri. Guillaume Apollinaire, il principe Torlonia, la figlia di Fuffalo Bill, morì di Spagnola anche Leefe Robinson, l’asso dell’aria che aveva abbattuto il barone Rosso.
Se la cavarono dopo averla contratta personaggi come Walt Disney, il maresciallo Joffre, Franklin Roosvelt, il Kaiser, Lloyd George
 
L’epidemia scomparve in modo ancora più misterioso esattamente la notte del 31 dicembre 1920: da quel momento non si registrò più un solo caso.
In Italia aveva provocato la morte di 375.000 persone in tre mesi, mentre la guerra aveva causato la morte di 600.000 persone in 51 mesi.
 
GdM