Gli «Studi di settore» vengono sostituiti dagli «ISA»

Nuovi strumenti di valutazione per le piccole imprese – Di Daniele Bornancin

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I piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti e una parte dei liberi professionisti, ricorderanno certamente l’anno 1993 quando, con l’apposito Decreto Legge n. 331 del 30 agosto 1993 convertito dalla Legge n. 427 del 20 ottobre 1993, nascevano i cosiddetti «STUDI DI SETTORE».
Da allora ogni anno la norma si è arricchita di nuove tabelle attinenti in gran parte i settori di attività del comparto manifatturiero, del commercio, dei servizi; pensiamo ai piccoli negozianti dei vari settori del commercio: dal negozio di frutta e verdura, alla pescheria, al panificio, alla lavanderia, ai parrucchieri, ai barbieri per l’artigianato.
Negli anni hanno rappresentato un valido strumento statistico, con cui il fisco rilevava i parametri per monitorare la movimentazione economica dei lavoratori autonomi, dei professionisti e quindi delle piccole imprese.
 
Una sorta di raccolta sistematica di dati con i quali poter valutare la capacità reale di produrre reddito, elementi utili per gli accertamenti, allorché i documenti fossero risultati con anomalie tra i dati stessi e il reddito dichiarato dal contribuente.
Di fatto, sono diventati delle vere e proprie analisi economiche, che hanno consentito all’Agenzia delle Entrate di stimare i proventi che venivano attribuiti al contribuente.
Individuavano le relazioni esistenti tra le variabili strutturali e contabili delle imprese e dei lavoratori autonomi con riferimento al settore economico di appartenenza, ai processi produttivi utilizzati, ai prodotti, ai servizi dell’attività, all’organizzazione aziendale, all’andamento della domanda, al livello dei prezzi e alla concorrenza.
 
Il contribuente, attraverso gli studi di settore, riusciva così a verificare in fase dichiarativa, il posizionamento rispetto alla congruità, oltre alla coerenza rispetto agli indicatori economici, e agli eventuali scostamenti.
Strumenti questi che hanno creato nel tempo non pochi grattacapi, sia agli imprenditori, sia ai commercialisti.
Ora, dopo questa esperienza tutta italiana e sulla base anche dell’apertura di significative vertenze e contenziosi amministrativi e fiscali, per tentare di migliorare e aggiornare tali procedure dal punto di vista di una migliore programmazione e soprattutto di una semplificazione, partiranno dal prossimo dicembre i primi 7O ISA (indicatori sintetici di affidabilità fiscale), mentre i restanti 80 saranno approvati nel 2O18.
 

 
Questi nuovi ISA consentiranno di valutare, non solo il grado di affidabilità dei ricavi, ma anche del valore aggiunto e del reddito in relazione agli addetti.
Gli ISA saranno formati da un insieme d’indicatori elementari di affidabilità, che consentiranno il posizionamento del contribuente su una scala da 1 a 1O, in base all’affidabilità fiscale.
Gli aspetti analizzati riguardano l’attendibilità delle relazioni, tra grandezza di natura contabile e strutturale, tipici per il settore o per il modello organizzativo di riferimento. Tutto per giungere a una congruità tra i ricavi presunti e il confronto con quelli reali.
Per i contribuenti «affidabili» agli occhi del fisco, sono previsti e garantiti significativi benefici premiali, come ad esempio l’esclusione degli accertamenti basati sulle presunzioni semplici, l’accesso a un percorso accelerato per i rimborsi fiscali e meno accertamenti del fisco.
 
Inoltre è prevista la riduzione dei termini per l’accertamento e l’esonero, nonché l’apposizione del visto di conformità per la compensazione dei crediti d’imposta, ovvero della prestazione della garanzia per i rimborsi IVA per un importo non superiore ai 50 mila euro.
Per gli esperti del settore, queste nuove forme di controllo vanno a migliorare i risultati sull’evasione fiscale, argomento che tanto ha preoccupato e preoccupa il Ministero dell’Economia dei vari governi che si sono succeduti nel nostro paese.
Una domanda sorge a tanti operatori e anche ai commercialisti: questi ISA, sapranno realmente sostituire gli studi di settore che sono stati utilizzati sino ad oggi per stanare quelle imprese che avevano dichiarato ricavi inferiori rispetto alla media della categoria di appartenenza?
 
Queste pagelle fiscali, che interessano l’anno d’imposta 2OI7, sono già state presentate alle Associazioni di categoria e riguardano vari servizi: carrozzieri, meccanici, parrucchieri, barbieri, sale giochi, noleggio auto, mediatori immobiliari, autoscuole, stabilimenti balneari, villaggi turistici e, oltre al commercio anche la ristorazione.
Le altre tipologie riguardano: gli agenti di commercio, laboratori fotografici, amministratori di condominio, fisioterapisti, psicologi, agronomi, disegnatori grafici e tecnici, studi d’ingegneria, studi legali, inoltre venditori di articoli sportivi, giochi, tappeti, computer, mobili, prodotti di panetteria, lavorazioni del vetro, calzature e prodotti in gomma, calzature e altri prodotti.
A regime, ossia entro il 2O21, tale disposizione andrà a interessare 4 milioni di operatori economici in tutta Italia.
 

 
I nuovi ISA, andranno ad interessare nel 2O18, per l’esercizio d’imposta 2O17 circa 1,4 milioni di contribuenti, di questi 23.840 in Trentino Alto Adige, gran parte piccole imprese.
Rispetto agli studi di settore, il nuovo modello ISA, coglie l’andamento dell’economia, facendo venir meno la necessità di predisporre, poi alla chiusura del periodo d’imposta, specifici correttivi congiunturali. Così è anticipata la possibilità per il contribuente di misurare la propria affidabilità fiscale e realizzare quanto necessario per adeguarsi.
Questa nuova metodologia porterà a benefici riconosciuti anche in termini di semplificazione degli adempimenti e di esclusione, almeno in parte, dei controlli e porterà il contribuente a dichiarare, anche in via integrativa, dati di qualità del proprio operare e in linea con il livello di affidabilità.
 
Il contribuente farà così una valutazione sulla performance economica e finanziaria della propria attività imprenditoriale, un’analisi di benchmark e settoriale, utile allo sviluppo competitivo aziendale e nello stesso tempo un supporto significativo di tipo economico – gestionale che garantisce trasparenza e condivisione del patrimonio informativo e statistico delle piccole imprese.
Certo, questo processo metodologico, nato con il D.L. 50/2017, può preoccupare le piccole imprese, ma forse, se applicato dopo la sperimentazione del primo anno, in modo chiaro e completo, potrà dare uno stimolo e un’innovazione amministrativa anche al sistema organizzativo e di programmazione di ogni attività aziendale.
 
Daniele Maurizio Bornancin