Strage a Kabul: un’autobomba uccide 55 studentesse
Ma in Afghanistan resterà sempre la targa dedicata ai Trentini che si sono adoperati affinché oltre alle armi l'Italia portasse anche banchi di scuola, per le ragazze
Le foto dcumentano la ricostruzione della scuola femminile effettuata con i fondi della Provincia.
Dieci anni fa ci recammo in Afghanistan. Una missione giornalistica difficile, in un periodo in cui l’Italia perdeva un soldato al mese.
Ma lo Stato Maggiore aveva inviato la Brigata Julia, della quale fa parte il 2° Reggimento genieri alpini guastatori di stanza a Trento. E la Provincia autonoma di Trento aveva affidato al comandante del reggimento 40.000 euro affinché li utilizzasse per ricostruire una scuola femminile che i talebani avevano distrutto.
Avanzarono soldi, tanto vero che i nostri ragazzi riuscirono anche a costruire un acquedotto capace di servire villaggi per 6.000 persone.
Noi avevamo documentato tali realizzazioni e avevamo pubblicato servizi con tanto di fotografie.
A ritorno tuttavia, qualche contestatore sedicente politicamente corretto aveva insinuato che la storia dei talebani che distruggevano scuole femminili al fine di tenere le femmine nell’ignoranza era pura invenzione. Per fortuna noi ci eravamo stati e avevamo documentato il contrario.
Quindi contestammo certe «rivelazioni» strumentali su questo stesso giornale e pian piano la verità venne confermata, sorretta anche da documenti ufficiali di autorità che ringraziavano la Provincia autonoma di Trento. Ma adesso gli scettici possono anche sbatterci il naso.
Aggi abbiamo appreso la terribile notizia che a Kabul una terribile esplosione ha distrutto una scuola femminile, e che tra le vittime ci sono 55 ragazze rimaste uccise nell’attentato.
La Sayed ul Shuhada school è un liceo comune a tre turni, per ragazzi e ragazze.
L’esplosione di un’autobomba è stata programmata per colpire le ragazze di età compresa tra gli 11 e i 15 anni mentre uscivano da scuola.
I talebani, che sono impegnati in diversi combattimenti con l’esercito afghano in vista del ritiro definitivo delle truppe statunitensi, hanno condannato l’attacco e hanno negato ogni responsabilità.
Il portavoce dei talebani ha scritto in un messaggio che solo il gruppo dello Stato Islamico può essere responsabile di un crimine così atroce.
E difatti l’ISIS ha già rivendicato attacchi contro minoranze sciite, in particolare quella hazara, nella stessa area, lo scorso anno con due brutali attacchi contro scuole e strutture educative.
Il presidente Ashraf Ghani ha invece puntato il dito contro i talebani che, «aumentando nuovamente la violenza, dimostrano che non hanno alcun interesse per una soluzione pacifica della crisi attuale e cercano di complicare la situazione».
Indubbiamente l’ISIS è in declino in Afghanistan e sta cercando di «recuperare» intensificando gli attacchi contro i musulmani sciiti e contro le donne.
Da sempre il diritto allo studio delle bambine e delle giovani è stato messo in discussione. E sotto il regime dei talebani a tante donne studiare, leggere e insegnare è costato la vita.
Con il risultato che oggi l’Afghanistan resta uno dei Paesi con il tasso di alfabetizzazione femminile tra i più bassi al mondo, con il 66% delle ragazzine tra i 12 e i 15 anni che non studia e un tasso di analfabetismo femminile che si aggira ancora tra l’84 e l’87%.
L’attacco arriva pochi giorni dopo che 2.500-3.500 soldati americani hanno ufficialmente iniziato a lasciare il Paese, il cui ritiro definitivo è previsto entro l’11 settembre.
Se ne andrà anche l’Esercito Italiano e, dopo 20 anni di un’inutile guerra, lasceremo nuovamente che le donne rimangano schiave in un paese che le considera tuttora poco o niente.
Ma nel Gulistan resterà sempre la targa dedicata ai Trentini che si sono adoperati affinché oltre alle armi l'Italia portasse anche banchi di scuola.
G. de Mozzi