La sfida dell’APSS trentina – Di Maurizio D. Bornancin

L’applicazione dell’intelligenza artificiale nel campo medico-scientifico

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Nel maggio scorso il nostro giornale, nella rubrica Scenari, aveva pubblicato un’intervista a Giorgio Scarton dell’Università di Trento, dottorando nel campo dell’intelligenza artificiale, per capire meglio un settore specifico della ricerca scientifica e momento per scoprire le caratteristiche di queste nuove tecnologie, i processi di automatizzazione in molte aree che, di fatto, porteranno dei cambiamenti nel modo di vivere quotidiano.
Un tempo, questo di oggi, di approfondimenti, di studi e della presentazione di spazi d’informazione, di analisi, per capire questa nuova tecnologia con le possibili ricadute sociali e culturali, nel tessuto non solo produttivo, ma anche delle nuove realtà scientifiche presenti nel nostro territorio.

Un contesto dove vari enti, organizzazioni istituzionali e associative, organismi scientifici, hanno divulgato notizie in merito ai possibili percorsi di IA a progetti realizzati, a esperienze maturate, a sperimentazioni e ai risultati raggiunti,inoltre ad importanti applicazioni verificabili o in corso di studio.
Certamente, tutto questo ci proietta nell’innovazione avanzata del futuro, in altri termini una sfida per capire queste tecnologie innovative, che possono anche preoccupare o immaginare forme di pericoli eccessivi,creare diffidenza,ma che sollecitano fasi di progettazioni e orientamento di specifiche azioni basate su interventi mirati che permettano all’umanità di riscontrare benefici e miglioramenti complessivi.
 
Quali saranno i campi d’intervento dell’IA? La risposta è oramai definita dagli studiosi e comprende più aree che abbracciano campi come: la produzione industriale, l’amministrazione, l’economia in genere, ma anche il sistema finanziario e bancario, il comparto dei servizi turistici e sociali, inoltre e non da ultimo il comparto medico scientifico, nelle cure dei pazienti, negli interventi chirurgici e in altre attività delle strutture ospedaliere, di cliniche mediche e di assistenza alle persone con malattie.
Prima di entrare nel merito di questo nuovo incontro, mi preme ricordare gli aspetti dell’IA, con alcune semplici considerazioni, previsioni gestionali, attese già in essere e quelle del domani.
 
Dobbiamo essere consapevoli che l’IA è uno strumento che ha potenzialità enormi e può migliorare la vita delle persone. Deve essere un mezzo utile, ma che non deve sostituire l’essere umano. Siamo davanti ad un cambiamento epocale difficile che maturerà nel tempo, ma che deve essere seguito e in qualche maniera condiviso con impegno da parte di tutti, con costanti confronti e scambio d’idee tra esperti e operatori. Il punto fermo che deve rimanere è che l’IA non può vincere l’intelligenza umana perché è comunque quella umana che ha creato quella artificiale e che continua a migliorarla. Certo, in questo percorso, quella umana si mette in discussione e diventa più flessibile.
 

 
Dobbiamo però considerare che ogni giorno ci confrontiamo con diverse tecnologie digitali, informatiche, programmi di automatizzazione in ogni campo del lavoro, che contribuiscono a toccare con mano le trasformazioni della nostra società. Pensiamo alle potenzialità che abbiamo con l’uso del telefonino e dello smartphone, oppure tornando in dietro negli anni novanta, alla creazione e messa in funzione del computer, che in quei tempi spaventava molti e vi era una forte diffidenza. Ora sono i giovani e i ragazzi a usare questi strumenti con capacità e disinvoltura. A mio avviso, sia nell’immediato, che nel il futuro è necessario preferire l’introduzione graduale di queste nuove tecniche, con visioni critiche, ma anche con ipotesi costruttive e migliorative, non dimenticando che possono essere applicate in molti settori del quotidiano operare.
 
Quali sono oggi e quali saranno nel tempo i campi di applicazione dell’IA? Dove, quasi certamente in conformità a sperimentazioni già concluse, si riscontreranno buoni risultati e applicazioni significative? Una sfida che interessa più aree, come ad esempio l’ambito sanitario. Che cosa succede direttamente o indirettamente all’area medico scientifica con l’introduzione di programmi applicativi basati sull’IA e sulla medicina digitale? Certo, il futuro della medicina digitale che in alcuni ambiti è già realtà applicata è in grado di migliorare il lavoro del clinico, ma deve di conseguenza confluire su un percorso tra l’IA e la pratica clinica.
 
Dalle esperienze già adottate e in procinto di essere avviate in diverse strutture ospedaliere emerge che dall’uso di queste innovative tecnologie i clinici possono migliorare le diagnosi e le terapie e possono compiere interventi mirati, migliorando così la qualità della vita del paziente. Quindi l’applicazione diventa, di fatto, un supporto alle decisioni, perfezionando la qualità diagnostica.
Per scoprire questo non semplice, ma molto importante argomento, sono entrato negli uffici della struttura dell’Unità Operativa di Senologia Clinica e screening mammografico dell’APSS, dove ho incontrato la dottoressa Marvi Valentini, Dirigente dell’Unità, incardinata nel Dipartimento di Radiologia dell’APSS Ospedale S. Chiara.
 
Dalla conversazione con questa professionista ne è nato un confronto di qualità, basato su conoscenza e alta preparazione, costruita con un lavoro costante, con approfonditi studi e aggiornamenti, con ricerche sul campo, tanta passione e una visione rivolta al futuro, alle nuove tecnologie, senza dimenticare le difficoltà esistenti in un campo che interessa la salute delle pazienti e dove è emerso ben chiaro che al primo posto c’è sempre il compito di salvare vite umane.
 

 
 Il colloquio si è così sviluppato: 
Dottoressa Valentini, da dove è venuto l’interesse per lo studio della medicina e nello specifico in questo campo, oggi sempre più interessante e complesso che colpisce molte persone?
«Dopo la conclusione del Liceo B. Russel di Cles sono stata ammessa alla Facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Verona, dove nel 2000 mi sono laureata. Di seguito ho ottenuto la specializzazione in Radiodiagnostica e Diagnostica Senologica. La passione mi è stata trasmessa nel percorso di studi dall’esempio dei maestri che ho incontrato durante il ciclo di studi, l’attività in ambulatorio oltre alle esperienze concrete di lavoro. La Senologia Diagnostica è una super specializzazione all’interno della Radiologia che mi ha interessato particolarmente fin dai primi anni di studio per approfondire l’argomento della diagnosi di tumore alla mammella e per stare vicino alle donne interessate alla patologia tumorale.
«L’Unità Operativa di Senologia clinica e lo Screening mammografico hanno come obiettivo quello di garantire la diagnosi ai vari livelli della patologia mammaria alle donne del territorio provinciale e dare la possibilità di offrire un programma di prevenzione personalizzato rivolto a tutte le utenti. Il sapere, la conoscenza e il metodo, che ho appreso dai miei maestri che ho incontrato, mi hanno permesso di apprezzare il settore ed anche di maturare un’attenzione al mondo femminile colpito da una problematica sempre più frequente.
«Da recenti dati emerge che nel mondo una donna su otto è colpita da forme tumorali al seno. Fenomeno questo che è in crescita anche in Trentino. Nel 2023 L’Unità di Senologia ha preso in carico 691 pazienti, eseguito 555 interventi,150 donne con tumore al seno avevano meno di 50 anni. Il carcinoma mammario è una malattia sempre più diffusa ma curabile se diagnosticata in fase precoce attraverso lo screening.»
 
L’approccio verso l’IA e gli studi in corso di applicazione nel settore cui opera come si caratterizzano?
«Sicuramente l’IA può trovare ampia applicazione nella radiodiagnostica e nell’analisi delle caratteristiche della malattia. Può diventare inoltre un supporto al sistema clinico gestionale. Lo Screening mammografico si rivolge a tutte le donne sane, residenti nel Trentino, di età compresa tra i 50 e 74 anni, quindi a gran parte delle donne residenti nel territorio.
«Mandiamo una lettera d’invito e facciamo una mammografia di prevenzione. L’adesione a questo esame raggiunge l’80% delle donne, pari a circa 35.000 persone. Questi esami devono essere esaminati da due medici senologi dedicati. Nel caso in cui ci sia un reperto sospetto, è eseguito un esame approfondito per individuare la natura della malattia.
«L’IA ci potrebbe aiutare nella lettura dell’esame, nella riduzione dei tempi di lettura, facilitando il lavoro dei medici. Una semplificazione anche per creare specifici planning gestionali, per gli orari degli esami, per la stratificazione del rischio delle pazienti, per supportare gli operatori sanitari rispetto al trattamento e i fabbisogni.
«Nella nostra Unità Operativa è stato avviato uno studio sui dati registrati in passato; le immagini saranno analizzate dall’AI e classificate secondo il grado di sospetto. Saranno dunque calcolati dagli indicatori che valutano la capacità e l’affidabilità dell’AI e poi saranno in seguito confrontati con quelli registrati dagli operatori sanitari al momento dello Screening. L’AI può dare un contributo per migliorare il lavoro, ridurre il rischio di errore e può servire anche a supporto agli operatori sanitari.»
 
Nel contesto attuale di difficoltà a trovare personale qualificato l’IA può essere di reale aiuto nel campo clinico e della diagnostica senologica?
«La difficoltà a trovare personale qualificato, operatori di settore è presente in varie aree della medicina ospedaliera, così come la necessità di un programma a breve termine per un aumento della dotazione attuale della pianta organica della nostra Unità operativa, è ora indispensabile per potenziare questo importante campo clinico sanitario.
«Certo l’IA è una prospettiva futura, la cui applicabilità nel contesto clinico ci auguriamo di poter confermare. Nel contesto specifico dello screening mammografico, la possibilità di analizzare grandi quantità di dati radiologici, elaborati ma anche grezzi potrebbe incrementare il numero e la tempestività di diagnosi del tumore mammario in fase e stadio iniziale migliorando la prognosi delle donne che si sottopongono al test di screening, con benefici biologici (anni-vita) ed economici (minori costi di gestione per le strutture sanitarie eroganti) e il tasso di mortalità globale per cancro della mammella, obiettivo principale dei programmi di prevenzione oncologica.
«In un’ottica di ottimizzazione delle risorse, l’IA può diventare un contributo essenziale e migliorativo della realtà del quotidiano operare. Può intervenire nella revisione della pianta organica e dei carichi di lavoro attraverso la re-distribuzione dei flussi di lavoro e nell’applicazione di una migliore gestione delle risorse economiche e del personale.
«Nessuno pretende di sostituire la capacità umana e professionale del personale. La nostra visione, come medici e operatori sanitari, è che l’IA possa dare delle priorità sull’analisi dei referti e delle immagini e della loro interpretazione, sulla scelta del trattamento ottimale per i singoli casi, sulla storia pregressa del paziente, sull’analisi del rischio, sulla terapia farmacologica, sulla mappatura delle diagnosi.
«Le immagini possono essere ad esempio visionate dando priorità attraverso un procedimento di precedenza alle situazioni più sospette per la presenza di un tumore mammario. L’IA nell’applicazione potrà avere anche qualche punto debole,caratterizzato principalmente nel trovare risposte il più possibile certe, ecco perché sono importanti continui studi, approfondimenti e fasi di progettazione ampiamente condivise.
«Siamo inoltre dell’avviso che tutte queste nuove tecnologie devono essere sempre accompagnate da un buon livello di regole, di linee guida, con leggi specifiche e di percorsi applicativi graduali, in speciale modo nelle strutture ospedaliere munite di laboratori e strumentazioni, già da anni utilizzate.
«Indubbiamente il patrimonio delle strumentazioni e macchinari è necessario venga costantemente implementato con strumenti di ultima generazione. Ad esempio le nuovissime TAC hanno anche la possibilità di minimizzare la dose di radiazioni somministrate ai pazienti durante l’esame, grazie all’utilizzo di algoritmi dell’IA per così migliorare il lavoro, standardizzando i risultati e riducendo il rischio di errori. Gli algoritmi matematici e le tecnologie dei sistemi digitali dell’IA sono strumenti notevoli, anche perché hanno la capacità di ottimizzare la simulazione del corpo umano, ma è necessario comprendere bene le modalità dell’applicazione e dei risultati raggiungibili, solo così diventano un reale aiuto agli operatori.
«L’impegno, allo stato attuale ed anche nel futuro, è quello di migliorare complessivamente la qualità della diagnostica. Naturalmente questo vale per tutto il campo medico scientifico, per il sistema clinico e per l’ospedaliero. Anche perché per noi, che lavoriamo nel campo, i punti fondamentali del nostro quotidiano operare sono e rimangono sempre la qualità della diagnostica, della terapeutica e  della prevenzione».
 

 
Quali progetti ci sono in previsione per la prevenzione nelle donne di età inferiore ai 50 anni?
«Nella prevenzione facciamo riferimento alle Linee Guida Nazionali e al Piano Provinciale di prevenzione 2021/2025 che indicano gli obiettivi e i progetti da eseguire. In questo periodo, per le donne di età compresa tra i 40 e i 50 anni, abbiamo attuato una sorta di raccomandazione a eseguire la mammografia di prevenzione a titolo facoltativo, anche perché non esiste uno specifico screening organizzato.
«Il progetto dello screening per le donne di età inferiore ai 50 anni e comunque dai 40 ai 50 anni è da noi in corso di definizione e sarà attuato in tempi ravvicinati. Questo per allargare le fasce di utenza e rispondere così alle esigenze della comunità.
«Per quanto attiene la prevenzione, oltre alle attività mediche costantemente attive nell’Unità Operativa del CSS, abbiamo costanti contatti con le associazioni presenti sul territorio, soprattutto con la LILT, che opera con varie sedi nel territorio del Trentino.
«Abbiamo, con quest’associazione, messo a disposizione dei pulmini, utilizzati dalle donne provenienti dalle Valli, per raggiungere l’Unità Operativa di Trento e sottoporsi allo screening. Ottobre è il mese rosa a livello nazionale ed è dedicato alla prevenzione del tumore al seno. La LILT e la Lotus hanno organizzato la campagna del nastro rosa, iniziativa che invita le donne a rivolgersi agli specialisti, per ricevere informazioni e prenotare una visita senologica gratuita presso il più vicino ambulatorio o struttura sanitaria.
«Questa iniziativa, oltre agli ospedali di Trento e Rovereto, interessa anche altri dieci Comuni del Trentino. Un momento di verifica importante anche per le donne giovani per conoscere sé stesse. Simbolo della campagna promozionale e informativa è un fiocco rosa per tutti.
«Questa iniziativa, alla quale diamo il nostro supporto professionale con il personale dell’Azienda, ha come obiettivo di promuovere la consapevolezza sull’importanza della diagnosi precoce con un percorso di efficace prevenzione.»
 
Come vede il futuro del Trentino in questo campo medico – scientifico e per la salute delle donne?
«Nostro compito è di collaborare ad ampio raggio con una comunicazione e un confronto leale e approfondito tra gli specialisti impegnati nel settore, per dare un servizio di alta qualità alle utenti.
«Sicuramente l’Unità Operativa dell’APSS della Provincia di Trento sarà sempre orientata a questo scopo, anche con l’ausilio di nuove ed innovative tecnologie e di una costante ed attenta formazione del personale».
«A conclusione di questa conversazione devo dire che la nostra interlocutrice, oltre a rappresentare una qualificata esperienza, ha esposto quelle che sono le posizioni di una struttura clinica, rispetto alle possibili applicazione delle procedure dei sistemi di IA in un campo molto importante e delicato dell’area clinica, dove lo sforzo è di salvare vite umane, rispettando la realtà attuale con una consapevole disponibilità verso il futuro e i progetti applicativi delle tecnologie di ultima generazione. Una professionista di ampia conoscenza e preparazione scientifica, con un metodo di lavoro oramai radicato nel sistema e basato sulla collaborazione, il confronto e con un dialogo aperto e leale con i colleghi, operatori sanitari e con tutto il personale presente nell’Unità operativa; in altri termini quel camminare insieme in un’unica squadra a servizio e per il bene della comunità trentina.
«Durante questo incontro ho anche compreso che non si tratta solo di un’intervista, ma di un metodo di spiegazione della Medicina Narrativa oramai in crescita, basata su una metodologia clinico assistenziale incentrata su una specifica competenza comunicativa».
 
Dottoressa Valentini, grazie per la disponibilità e per il tempo dedicato al nostro incontro, per l’attenzione prestata al nostro giornale, con l’augurio di buon lavoro e di successo per il suo futuro professionale.

A cura di Maurizio Bornancin - [email protected]