Prima puntata della vicenda giudiziaria di Donald Trump

Un’ora di botta e risposta per arrivare alla scontata dichiarazione di innocenza – La prossima udienza... a dicembre

Il processo a Donald Trump, che lo vede incriminato a Manhattan per 34 capi di imputazione, è davvero singolare.
È la prima volta che un ex presidente viene sottoposto ad azione penale e, data la spettacolarizzazione del processo, nulla può andare come accade per le persone normali.
In questa prima puntata sono stati elencati i capi d’accusa.
Le accuse sono di aver falsificato i registri della società e partecipato ad un complotto per versare denaro in cambio del silenzio a due donne alla fine della sua campagna elettorale del 2016.
Al pubblico interessano più le sue vicende con le pornostar e conigliette varie, ma l’accusa più grave è la «cospirazione contro l’integrità del voto».
Quest’ultimo si riferisce alle pressioni fatte al governatore della Pennsylvania affinché trovasse quei pochi voti che mancavano per la vittoria nello stato chiave.
 
Questa prima udienza si è conclusa con la solita fatidica domanda: «L’imputato si dichiara colpevole o non colpevole?»
È bene sapere che nei processi USA non esiste la parola «innocente», ma solo «non colpevole». Una risposta che può condizionare non di poco l’andamento del processo.
Ovviamente Trump si è dichiarato «non colpevole».
L’udienza si è conclusa e il giudice ha rinviato la prossima udienza al 4 dicembre. Come in Italia…
 
Non è chiaro quante di queste accuse verranno provate, né quanto la politica possa condizionare il processo. Sicuramente è quasi impossibile trovare dei giurati che non abbiano già la propria opinione in merito e di natura politica.
Trump ha chiesto che il processo venga trasferito da Manhattan a Brooklyn, ovvero un quartiere diverso e quindi con altro giudice. Come si sa, negli USA giudici e PM sono cariche elettive e pertanto inevitabilmente esposte anche alla politica. Non sarebbe un problema, dato che è la giuria a decidere, ma a Trump basterebbe che cambiasse il giudice che ritiene abbia simpatie per i Democratici.

Di certo però, ciò che emerge da questa sceneggiata singolare è che Trump non è adatto a guidare la massima potenza economica e militare del mondo. È solo un riccone abituato a fare quello che vuole.

GdM