Intervista a Gianni Festini Brosa, candidato per la Lega
Un buddista prestato alla politica: «Professione, gazebo, politica, per una vera autonomia del territorio»
>
Gianni Festini Brosa. Un nome noto per chi segue le vicende del Comune di Trento, ma forse ancora sconosciuto per la popolazione che domenica 21 ottobre si recherà al voto per le provinciali. Gianni, può presentarsi in poche parole?
«Il filo conduttore della mia vita, fin da piccolo e proprio per le mie origini, è sempre stato quello di voler migliorare l’esistenza delle persone.
«Da ragazzo ho cominciato attraverso la produzione di oggetti utili al benessere della vita quotidiana, oggetti di rame e peltro che in quegli anni avevano un valore forte all’interno della famiglia perché determinavano un biglietto da visita della casa.
«Negli anni a seguire, le vicissitudini della vita non mi hanno comunque fatto perdere questa impostazione, difatti sono passato attraverso gli anni di studio dei geometri serali, fino alla possibilità di essere ancora d’aiuto attraverso l’arredamento degli interni, progettati e realizzati.
«Allo stesso tempo però ho anche iniziato ad occuparmi al benessere delle persone attraverso le tecniche cosiddette “olistiche”, e dal 1987 (per scrivere una data) mi sono avvicinato alla religione Buddhista. Questo ha fatto sì che venisse aumentata sempre più la mia funzione di operatore di benessere per le persone, ampliando il raggio d’azione, tant’è che nel 2008 ho fatto uno sciopero della fame, contro il governo cinese, per protesta contro le violazioni dei diritti umani del popolo Tibetano.
«Quell’anno a novembre ci furono le elezioni provinciali e la Lega fu l’unico partito che rispose ad una lettera di richiamo sulla mia condizione e sulla richiesta di aprire un tavolo a sostegno del diritto all’autonomia di tutti i popoli repressi.
«A maggio dell’anno dopo fui eletto in circoscrizione proprio nelle file della Lega e, dopo aver compreso il meccanismo politico di una Circoscrizione, sono riuscito a direzionare il mio operato per portare anche da lì benessere alle persone.
«Soddisfatto dei risultati ottenuti attraverso il lavoro nei vari quartieri della circoscrizione, ho portato negli anni la mia azione a livello cittadino, entrando in consiglio comunale nel maggio 2015. Qui ho proseguito la mia idea di sostegno al buon vivere del cittadino, anche attraverso la presidenza della Commissione ambiente, la quale si occupa anche di agricoltura e foreste, turismo, vivibilità urbana, canile e raccolta differenziata.»
Sono stati anni di una intensa attività politica. Ma era all’opposizione… Tuttavia è riuscito a portare avanti parecchie cose, vero?
«Essendo componente dell’opposizione in consiglio comunale, ho sempre dovuto tentare più volte per portare a buon fine le iniziative importanti, le quali sono comunque numerose.
«La prima è stata, assieme all’ex assessore Marika Ferrari e alla commissione ambiente, quando lanciai un progetto di sviluppo dell’area verde a Nord di Vela, comprendendo il Rio Vela e il biotopo Laghetti. L’azione è stata ripresa di recente in Commissione ambiente, aggiungendo l’ipotesi della ciclabile dalla Vela a Cadine, come previsto nel progetto delle gallerie del Bus de Vela.
Ha giocato un certo ruolo anche sul nuovo regolamento della Polizia Locale di Trento.
«Posso considerarlo un bel risultato, anche se non è ancora stato approvato, perché è divenuto bipartisan. Così come è collegiale anche l’approvazione di un documento sulla sicurezza.
«Quello che conta sono i risultati, non l’opposizione fine a se stessa.»
Insomma, si è dato da fare per la città, come se la sua posizione politica fosse... «trasversale»
«Le cose che vanno fatte non hanno colore. Tra le ultime cose ottenute: il posizionamento delle telecamere nella zona di via San Pietro e in altri punti del Centro storico.
«E, nel settore del welfare, ho sostenuto il progetto di reinserimento dei disoccupati nelle funzioni collegate alla formazione giovanile, appoggiato dall’assessore competente ed oggi arrivata a livello provinciale.»
Altre iniziative in corso?
«Un lavoro iniziato da tempo che vorrei portare avanti dall’interno del consiglio provinciale, riguarda le DBN (Discipline Bionaturali) di cui ho contribuito a creare la legge istitutrice del tavolo e del coordinamento provinciale e che spero di poter continuare a sostenere per il completamento della formalizzazione e riconoscimento dei percorsi formativi, da collegare al circuito della formazione professionale e all’ambito del turismo.»
E arriviamo a una prima domanda politica. Perché ha scelto la Lega?
«Dopo lo sciopero della fame per la causa tibetana, essendo stata la Lega l’unico partico a rispondermi, ho cominciato ad avvicinarmi al movimento, riconoscendo alcune loro proposte vicine al mio pensiero di quel periodo.
«Ho trovato un ambiente amichevole e disponibile, tant’è che già nelle elezioni comunali del 2009 ho potuto candidare, venendo eletto nel consiglio della Circoscrizione dove sono nato (Centro storico – Piedicastello).»
La domanda successiva viene da sola. Perché candidare al Consiglio Provinciale?
«In questi anni ho ottenuto delle cariche all’interno del partito e da più di 4 sono Segretario organizzativo della Lega per tutta la provincia; questa è stata una delle ragioni per cui mi è stato chiesto di candidare.»
D’accordo, ma la Lega è un partito a struttura «militare», nel senso che si devono eseguire le disposizioni venute dall’altro.
«Il momento è storico, serve molta consapevolezza e fermezza per i momenti che verranno, se la coalizione arriverà al governo della provincia.»
Per quanto riguarda la struttura del partito, mantiene delle regole che sono utili al sostegno del progetto e degli ideali; da quando è arrivato Salvini alcune cose stanno cambiando e si va verso un concetto di meritocrazia più che di gerarchia.
Mi dica cosa intende fare se viene eletto.
«Visioni o promesse personali sono lontane da me, per il ruolo che potrei ottenere una volta eletto, ma ho già ben impresso nella mia mente quali azioni tra quelle discusse all’interno del Comune di Trento, capoluogo della Provincia, avevano comunque valenza provinciale: dalle infrastrutture al welfare, dall’ambiente alla sanità, dallo sport alla pianificazione urbanistica.»
Lei è d’accordo con la scuola trilingue avviata dalla Giunta Rossi?
«Si, ma come ho ribadito più volte, questo metodo avrebbe dovuto partire attraverso altro percorso. L’importante ora è rivederne la struttura in modo tale da veicolare e far comprendere ai cittadini la sua utilità, passando attraverso una corretta valutazione delle competenze degli insegnanti, perché ciò che noi diamo ai nostri figli ora, sarà pratica nella vita futura.»
Se dovesse coniare uno slogan per questa campagna, cosa scriverebbe?
«Professione, gazebo, politica, per una vera autonomia del territorio».
G. de Mozzi