Caro direttore, ti scrivo a proposito del linguaggio di genere
Quanto scritto a proposito di «problematiche che non esistono» mi ha lasciato davvero perplessa – Di Luciana Grillo
Caro Direttore,
l’articolo pubblicato sul nostro Adigetto.it a proposito di «problematiche che non esistono» mi ha lasciato davvero perplessa.
Il linguaggio di genere non ha nulla a che fare con l’eufonico e il cacofonico, riguarda invece il riconoscimento ufficiale dei nuovi ruoli che le donne stanno conquistando. Se una volta si parlava di maestrA, camerierA, infermierA e segretariA ciò accadeva perché queste erano le professioni femminili…
Oggi è dunque necessario un aggiornamento semplicemente perché la lingua, come la società e i costumi, si evolve.
Anche la nobile e prestigiosa Accademia della Crusca ha riconosciuto la necessità di tale aggiornamento.
D’altra parte, se non ricordo male, in occasione delle ultime elezioni comunali a Trento, il manifesto riportava correttamente anche SindacA.
Dunque, perché tornare indietro?
Le parole indicano il ruolo e anche il genere; se le usiamo al maschile, è come cancellare l’altro genere.
So bene che per alcune professioni sono le stesse donne a non voler adattare il genere: penso al direttore di un giornale o al primario… Ma cambieranno idea, queste donne, quando si renderanno conto che dire «direttrice» o «primaria» non è un diminutio, ma solo un ovvio adattamento linguistico che deve essere attuato in quanto logico e richiesto dall’evoluzione sociale e linguistica. Nulla di penoso!
Quanto all’odontotecnica che perché donna non ha trovato lavoro, è un altro grave problema, una discriminazione contro la quale bisogna schierarsi, senza se e senza ma.
Spero che tu voglia pubblicare la mia lettera che in qualche modo rappresenta donne e associazioni di cui faccio parte.
Grazie,
Luciana Grillo - [email protected]