Sabina Castelli, «Svuotamenti» – Di Daniela Larentis

In corso a Trento, presso Sala Thun, Torre Mirana, la mostra personale dell’artista trentina. Visitabile fino al 25 settembre 2024

Sabina Castelli, ciclo «Svuotamenti» - Foto di Laura Parolini.
 
È in corso a Trento «Svuotamenti», la mostra personale dell'artista trentina Sabina Castelli, che propone una selezione di opere in dialogo tra tradizione e contemporaneità, parte di un ciclo avviato molti anni fa e ancora in evoluzione.
Inaugurata sabato 14 settembre nell’incantevole cornice di Torre Mirana, Sala Thun, sarà visitabile fino al 25 settembre 2024, con ingresso gratuito, negli orari 10:00-13:00 e 16:00-19:00.
La mostra presenta una ventina di sculture in terracotta, che rappresentano un viaggio intimo e personale, accompagnate dalle splendide fotografie di Laura Parolini, figlia dell’artista, che ha scelto di ritrarle in una discarica di macchinari agricoli a Cirè.
Le tonalità arrugginite e i colori del tramonto donano alle opere un’atmosfera di decadenza e rinascita, creando un dialogo affascinante con l'ambiente circostante.

Ogni scultura si presenta come un frammento di un racconto più ampio, capace di riflettere non solo la storia personale dell’artista, ma anche un senso universale di trasformazione e resilienza. I volti tagliati e sezionati evocano con forza il concetto di frammentazione, un tema quanto mai attuale.
Sabina Castelli è un’artista che ha saputo fondere le sue radici trentine con una formazione artistica d’eccellenza, respirando fin da bambina un’aria intrisa di creatività grazie al padre, il noto pittore Gino Castelli, uno dei più importanti artisti viventi del Novecento trentino.
Diplomata in decorazione pittorica presso l’Istituto d’Arte «A. Vittoria» e in pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ha avuto come maestri Carmelo Zotti, Ennio Finzi e Amedeo Lolli (con il quale ha approfondito la ricerca di anatomia artistica), si è diplomata in pittura nel 1994 con il critico d’arte Toni Toniato.
 

Sabina Castelli, ciclo «Svuotamenti» - Foto di Laura Parolini.
 
Nel corso della sua carriera ha esposto in diverse collettive di rilievo, tra cui il Premio Fondazione Bevilacqua La Masa - Venezia (1991); Premio di pittura «Prima Parete» - Milano Oratorio di S. Ambrogio (1993); Mostra di pittura e grafica «Prima Opera» - Venezia Palazzo Albrizzi - Istituto rumeno di cultura (1994); Mostra di pittura «Il viaggio di Goethe in Italia», Arci - Trento Palazzo della Regione (1998); Concorso di pittura «G. Segantini» - Arco (2003); «Teogrammi» (personale) - «Galleria Tikkit», Trento (2004). Collettiva: 2005: Il vento d’aprile soffia ancora, ARCI Trento; esposizione di opere presso Enoteca Grado 2012 (2014) e presso Torre Mirana.
Dal 2001 è docente di ruolo di disegno tecnico e storia dell’arte.
 
Le opere dell’artista instaurano un dialogo costante tra passato e presente, fondendo un’estetica arcaica con una sensibilità contemporanea.
Le forme evocano antichi canopi etruschi e urne cinerarie, oggetti carichi di mistero e memoria, ma al tempo stesso si fanno espressione della nostra epoca, segnata dalla frammentazione e dalla complessità.
Sabina Castelli lavora principalmente con la tecnica antica a colombino, modellando l’argilla in forme che nascono direttamente dalle sue mani, senza l’ausilio di strumenti complessi.
 

Sabina Castelli, ciclo «Svuotamenti» - Foto di Laura Parolini.
 
Le sue sculture, accomunate da una dolcezza che le rende particolarmente attraenti, sono plasmate attraverso un processo di sottrazione che riduce la materia all'essenziale, mettendo in risalto volti enigmatici e figure sospese tra sogno e realtà.
Un approccio minimalista che riflette il tema centrale della mostra: lo svuotamento inteso come processo di riduzione, un ritorno all'essenziale e alla necessità di una sobrietà perduta, in contrasto con l’eccesso del mondo contemporaneo.
 
Le opere in mostra sono un invito a rallentare, a riscoprire il valore dell’attesa e della lentezza, in un’epoca dominata dalla velocità e dal consumismo.
Pur esplorando temi profondi e a tratti dolorosi (come la recente perdita della madre), le sculture di questo ciclo trasmettono un senso di quiete e serenità, suggerendo che anche nel vuoto e nella sottrazione si può trovare bellezza e conforto.
I volti trasognati e le figure dormienti sembrano appartenere a una dimensione parallela, dove il tempo scorre lentamente e la pace interiore diventa tangibile.
 

Sabina Castelli, ciclo «Svuotamenti» - Foto di Laura Parolini.
 
Mette in luce Sabina Castelli, parlando della mostra:
«Ho modellato questo ciclo di terrecotte con l’antica tecnica a colombino, un procedimento di lavorazione dai tempi lunghi, in cui è fondamentale l’uso delle mani per plasmare l’argilla in tanti cordoncini che vengono via via sovrapposti e amalgamati fra loro.
«La base di partenza è un semplice cilindro: mentre unisco piano piano i colombini mi lascio attraversare da un flusso spontaneo di forme e sensazioni, suggerite dalla materia stessa e dalla memoria; il vaso via via si metamorfosa in senso antropomorfo mantenendo al contempo l’idea di contenitore che si riempie e si svuota dai depositi del tempo e della memoria, caricandosi gradualmente di significati simbolici e inconsci.
«Mi guida il senso della bellezza e dell’armonia che colgo nelle terrecotte rituali di antiche civiltà dalla forte carica simbolica (ad esempio quella egizia dei vasi antropomorfi e quella etrusca dei canopi); teste arcaiche dallo sguardo malinconico e misterioso che ritrovo in particolari espressioni e pose di volti familiari.»
 
Spiega poi: «Svuotamenti è il tema che lega queste teste cave poiché ricorre una tensione continua fra pieno e vuoto, concavo e convesso: metafora di una liberazione dalle difficoltà del quotidiano grazie a una gestualità che per me è essenzialmente cura.»
Le sue sculture non si limitano a essere semplici rappresentazioni, ma si configurano come veri e propri interlocutori che instaurano una relazione dialogica con l’osservatore, richiamando la relazione Io-Tu descritta dal filosofo Martin Buber.
La mostra «Svuotamenti» si presenta quindi come un viaggio affascinante che invita l’osservatore a esplorare la profondità della forma e della materia, riscoprendo il valore del vuoto, del silenzio e della riflessione in un mondo in costante cambiamento.

Daniela Larentis – [email protected]