Riccardo Faini, un economista al servizio delle Istituzioni
Un libro ne ricorda le doti umane e professionali Inascoltato sull'immigrazione, ma per i suoi studenti era «er mejo professore»
Ci sono economisti, pochi in verità,
che ad un certo punto della loro vita professionale decidono di
mettere le proprie competenze a disposizione dei governanti, dei
politici che, per dirla con Tito Boeri, «spesso non sanno le cose
che devono fare e che per questo hanno bisogno di chi sa far
guardare loro oltre la rassegna stampa del giorno dopo».
E' il caso di Riccardo Faini, al quale il Festival ha dedicato oggi
un ricordo, a poco più di un anno dalla scomparsa, alla Facoltà di
Economia. Faini fu tra i relatori alla prima edizione del Festival,
ed a lui venne dedicata la seconda edizione della kermesse di
Trento. L'occasione per riparlare di lui è l'uscita di un volumetto
a lui dedicato (Riccardo Faini, un economista al servizio delle
istituzioni, Il Mulino 2008) curato da Alessandra Del Boca, che di
Faini fa un affettuoso ritratto professionale ma soprattutto umano.
Un aspetto, la sua umanità, che ancor prima delle parole di Boeri,
dell'amico e collega Giampaolo Galli, della stessa Del Boca e
finanche del figlio Matteo (anche lui «cervello» italiano in fuga
all'estero), emerge in modo sorprendente dai messaggi, lunghi
chilometri, che gli studenti di Tor Vergata, l'università dove
aveva ripreso ad insegnare dopo le parentesi come consulente dei
ministeri del tesoro e dell'economia, hanno dedicato a «er mejo
professore».
Garbo, rigore, gentilezza, generosità, riservatezza, ironia: erano
queste - ha ricordato la curatrice del volumetto - le qualità di un
uomo che sapeva anticipare fenomeni che sarebbero poi diventati
cruciali, quali ad esempio l'immigrazione.
Spesso il destino degli economisti che si mettono a disposizione
dei decisori politici è quello di rimanere inascoltati. Anche
Riccardo Faini rimase inascoltato.
«Chiedeva ai governi di ridurre i costi delle rimesse degli
emigranti - ha ricordato Del Boca - ma i suoi suggerimenti
continuano a rimanere lettera morta. Descriveva il nostro paese
come povero di capitale umano ed oggi vediamo profilarsi il reato
di clandestinità, particolarmente ironico per un paese come il
nostro dove si attende per otto mesi un permesso di soggiorno
valido due anni. Riccardo si sarebbe arrabbiato, ma poi, com'era
nel suo stile, si sarebbe chiesto "che cosa possiamo fare?»
«Quando eravamo insieme al MIT di Boston - ha ricordato Galli -
eravamo certi che saremmo riusciti a portare un po' di quella
cultura nelle università italiane, ma oggi vediamo che i giovani
bravi continuano ad andare all'estero, sapendo che non sarà per
loro affatto facile tornare in Italia. Cosa che ad esempio non
accade agli studenti cinesi che studiano negli Stati Uniti e che
già sanno che il loro paese avrà bisogno di loro.»
A Riccardo Faini è intitolata anche una borsa di studio annuale di
15.000 euro, promossa dall'associazione ERE-Empirical Research in
Economics, a favore di giovani economisti che hanno scelto di fare
ricerche sulla raccolta dei dati economici, attività quasi
impossibile in Italia e con la quale si scontrano gli economisti
che vogliono studiare gli effetti delle politiche economiche. E
proprio grazie alla borsa «Riccardo Faini» due giovani ricercatrici
della Bocconi, Michele Braga e Lucia Corno, hanno potuto svolgere
una ricerca sui senzatetto dell'area metropolitana di Milano, della
quale sono stati oggi illustrati i risultati.