In Francia sulla Via Podense, 1ª puntata – Di Elena Casagrande

A piedi su una delle quattro vie di pellegrinaggio francesi che, dal Medioevo, raccoglie pellegrini da tutta Europa diretti a Santiago di Compostela

La cattedrale Patrimonio Unesco di Le-Puy-en-Velay.

Nell’anno 950, Gotescalco, vescovo di Le Puy e primo pellegrino francese, partì da questa sede vescovile dell’Alta Loira, nella Regione dell’Auvergne, per raggiungere Compostela.
E fu così che Le Puy (dal latino Podium, ossia luogo elevato), già meta di pellegrinaggi dall’Alto Medioevo per la sua «pietra delle febbri» (all’interno della Cattedrale è nota per le sue capacità taumaturgiche) e per l’indulgenza concessa intorno all’anno 1000 in attesa della fine del mondo, finì per dare il nome a questa via di pellegrinaggio, detta - appunto - Via Podense o Via Podiensis, in latino.
Di ritorno a Le Puy, avendo visto l’organizzazione di Santiago, Gotescalco diede impulso alla costruzione di nuovi edifici religiosi e di centri di accoglienza per i pellegrini.
 

La Cappella di Saint-Michel sul vulcano inattivo di Aiguilhe.
 
 Sulle orme di Gotescalco non vediamo l’ora di iniziare quest’avventura  
Nel XII secolo, Le-Puy-en-Velay, con la Cappella di Saint-Michel d’Aiguilhe, eretta sull’omonimo colle vulcanico, con la Vergine Nera della cattedrale dell’Annunciazione e con l’Hôtel-Dieu per assistere i pellegrini, divenne punto di partenza e tappa obbligata per chi, provenendo dalla Borgogna, dalla Germania e dal Sud e dall’Est Europa, si recava a Santiago de Compostela.
Come nel Medioevo, ancora oggi Le Puy è uno dei 4 punti di partenza del Cammino di Santiago, assieme a Vézelay (da cui parte la Via Lemovicense), Arles (da cui inizia la Via Tolosana) e Tours (da cui parte la Via Turonense).
Queste quattro vie di Francia, si univano e si uniscono ancora oggi, tutte e quattro, in terra di Spagna, a Puente La Reina. È per questo motivo che il Cammino di Santiago è detto francese.
È il 2 agosto 2013 e, dopo più di 1000 anni dal primo pellegrinaggio di Gotescalco, è arrivato anche per noi il momento di metterci in cammino sulla Via Podense.
 

Il cartello della Via Podense a Le Puy.
 
 Di notte partiamo da Trento per raggiungere in automobile Le Puy  
Fa caldo stanotte, quando partiamo da Trento diretti a Le-Puy-en-Velay, in Francia. Guida Matteo. Io dormo fino a Torino.
Lì le buche della strada non ci mettono molto a svegliarmi, scuotendo la Jeep. In Val di Susa saliamo alla Sacra di San Michele che, dall’alto, regna imponente con la sua mole. Siamo molto devoti dell’Arcangelo Michele e per noi è un richiamo irresistibile.
Prima di entrarci - dato che è ancora chiusa - facciamo colazione appena sotto, al Sepolcro dei Monaci.
Mio marito odia il caffè, per cui ordina una bella cioccolata calda che, ovviamente, arriva bollente. Si scotta la mano, molla la tazza e rovescia tutto.
La proprietaria subito arriva con uno straccio giallo ed esclama: «Ma signora! È come avere un bambino!», dice.
Io abbozzo, Teo sta zitto, scocciato per la maleducazione di quest’esternazione, mentre io penso «Non è un bambino. Lui è la mia roccia e il mio compagno di avventure… e chissà dov’era, quando ha preso la tazza in mano.»
 

La Sacra di San Michele in Val di Susa.
 
 Neppure il tempo di arrivare che già bisogna correre per organizzarci  
A Le-Puy-en-Velay, arriviamo alle cinque del pomeriggio, dopo aver attraversato il Frejus e dopo un’ora e mezza di coda tra Lyon e Saint-Étienne.
Per fortuna troviamo subito il parcheggio sotterraneo dove lasciare l’auto e poi andiamo di corsa verso la Cattedrale, zaini in spalla.
C’è afa. Ci si arriva salendo una scalinata - che non finisce più - contornata da bandiere bianche e azzurre. È meravigliosa.
Da lì finalmente vedo Saint-Michel d’Aiguilhe e l’enorme Statua della Vierge (Vergine), tutti ubicati sulla cima di rocce vulcaniche che coronano la città.
La Cattedrale è piena di memorie giacobee, ma ciò che attira la mia attenzione è la Vergine Nera, sull’altare centrale, in fondo ad una navata maestosa e la statua di St. Jacques (S. Giacomo).
Ai suoi piedi, in un cestino di paglia, scrivo e lascio la mia preghiera, come si vede nel film «Saint-Jacques la Mecque».
Comperiamo le credenziali. Poi saliamo a Saint-Michel che è una meraviglia romanica. Dentro, al fresco, si respira un’aria di fede, di pellegrinaggi, di lotta tra bene e male.
 

La statua di Saint-Jacques nella Cattedrale di Puy.
 
 Le Puy, famosa anche per le lenticchie verdi e la verbena liquorosa  
Gli amici del Cammino, nella loro sede vicino alla Cattedrale, mi offrono un bicchiere rinfrescante d’acqua con la Verveine du Velay (il liquore verde alla citronella della città), che mi rimette in piedi!
Facendo la spesa per la cena, mi perdo a guardare tutte le specialità del posto: tra tutte lenticchie, pane-bio, formaggi e liquori.
Dormiamo al rifugio S. Francesco, dalle suore di Assisi, con colazione compresa.
«Ci sono altri pellegrini francesi, ma c’è ancora posto», – ci dicono le suore.
Quando, all’alba, ci svegliamo per andare alla S. Messa del pellegrino, sul tavolo della cucina troviamo solo mezza baguette e quel che resta di marmellata e burro. Gli altri si sono svegliati prima di noi e, come le cavallette, hanno finito quasi tutto.
Sembra incredibile, ma la fame di certi francesi è inversamente proporzionale alle razioni che servono nei ristoranti e se c’è qualcosa da mangiare, per di più compreso nel prezzo (o offerto), quel qualcosa sparisce in un lampo.
 

Il pane del mercato di Le Puy.
 
 Qui, da secoli, i pellegrini vengono accolti bene ovunque  
Alla fine della S. Messa in Cattedrale i pellegrini vengono invitati a disporsi in cerchio attorno alla statua di Saint-Jacques e a presentarsi.
C’è un gruppo numeroso di scout francesi, una coppia di sposi ed una di amiche francesi, tre ragazze di Barcellona, un signore di Madrid e noi due dall’Italia.
Ci viene regalata una medaglietta con la Vergine e un rosario in plastica azzurra. Noi riceviamo la benedizione in italiano: molti sacerdoti lo conoscono per aver studiato a Roma e ci tengono ad usarlo con i pellegrini italici! Siamo fortunati.
 

In cammino.
 
Lasciamo Le Puy dalla Via dei Cappuccini. Una salita con qualche tornante ci porta a bucolici campi di grano e a collinette verdi.
A Saint-Cristophe-sur-Dolaison, davanti ad una chiesa in roccia vulcanica rossastra - un tempo custodita dai templari - facciamo pausa caffè e poi via verso Montbonnet, con la sua chiesetta dedicata a San Rocco.
Davanti, distesi sul prato, vediamo molti pellegrini intenti a fare “pic-nic”. Qui usa così: niente menù del giorno come in Spagna. La regola è il pranzo al sacco.
«Sarà…», penso tra me e me, un po’ sconsolata.
 

La Chapelle Saint-Roque de Montbonnet.
 
 La nostra prima esperienza in una «Gîte» per pellegrini  
La prima tappa finisce a Saint-Privat-d’Allier.
Alloggiamo alla Gîte La Cabourne, pernotto, cena e colazione compresi. Mentre stiamo pagando arrivano due che non c’erano in Cattedrale.
Li accompagna una signora che assomiglia a un’attrice francese (per intenderci alla mamma di Vic nel Tempo delle mele).
Il più anziano, capelli grigi, magro e distinto (che soprannomino il regista), urla: «Premièr la douche» (per prima cosa la doccia), con l’intento di richiamare l’attenzione del gestore e per darsi un tono con i suoi amici. Subito si mette dietro di noi, scalpitando. Per fortuna abbiamo la nostra stanza, penso tra me e me.
Nel pomeriggio visitiamo la Chiesa e il Castello, dove c’è un’esposizione d’arte moderna. A cena ci mettono a sedere col gruppo dei tre. Il servizio alla francese non è il mio forte.
Interviene «il regista» che, levandomi letteralmente le posate da servizio dalle mani, comincia a distribuire a tutti salsicce e verdure bollite dal vassoio che regge con maestria. Evidentemente è un regista a 360°.
 

La Chiesa di Saint-Privat-d’Allier.
 
 Tra le gole del fiume Allier, paradiso dei canoisti, riprendiamo il cammino  
Il giorno seguente lasciamo Saint-Privat diretti alle gorges, le gole del fiume Allier, dove - a Rochegude - ci aspetta la Cappella di Saint-Jacques. Arrocata su uno sperone di roccia, da secoli indica il cammino.
A Monistrol-d’Allier vediamo due gommoni fare rafting, mentre ci comperiamo il «pain au chocolat» (pane al cioccolato).
Riprendiamo verso la Chapelle de la Madeleine. Poco prima c’è un crocifisso pieno dei rosari azzurri di Le Puy: io, il mio, me lo tengo stretto.
Da lì si comincia a salire, assieme ad un pastore col suo gregge, verso Rognac.
Il sole picchia. Troviamo una fattoria dove pubblicizzano, su una lavagnetta nera, succhi di frutta e omelette ai funghi. Decidiamo di fermarci.
Troviamo lì anche le ragazze di Barcellona: ordiniamo una frittatina con i finferli a testa, «fait maison» (fatta in casa).
È semplicemente deliziosa!
 

La Chapelle di San Giacomo a Rochegude.

 Marciamo nell’altopiano della Margeride, a sud del Massiccio Centrale  
Da Rognac è tutta discesa verso Saugues. Siamo nelle terre che, a fine Settecento, sono state teatro delle tragiche vicende della Bestia di Gévaudan.
Il paese ti accoglie, già dalle campagne che lo circondano, con sculture lignee raffiguranti mostri ed animali simili a grossi lupi. In paese, per terra, ci sono le placche del cammino della Bête (la Bestia). Un museo spiega questa storia vera, che ancor oggi incute timore!
Dormiamo al Centro di attività «La Margeride». La sera c’è un momento di preghiera molto suggestivo, cui partecipa anche il madrileño Juan Carlos.
Si recitano i vespri, cantandoli in francese. Siamo in quattro gatti, in una cappella stile Taizé, ma questi canti appena sussurrati ci riempiono il cuore di serenità.
Teo mi accontenta e, per cena, mi porta in pizzeria. Pizza sì, ma con la francesissima andouillette, un insaccato dal sapore pungente, tutto da scoprire!
 
Elena Casagrande
(La seconda puntata della Via Podense sarà pubblicata mercoledì 22 giugno)
 
Saugues vista dall’alto.