«L’Unione Europea: Una storia non ufficiale»

Il Trattato di Lisbona, tra paure e aspettative. Alla presentazione del libro di Riccardo Perissich, si è discusso del futuro dell'Europa. Diverse le tesi a confronto

È l'interrogativo sul futuro dell'Europa il fil rouge che collega l'intera discussione intorno al nuovo libro di Riccardo Perissich «L'Unione Europea: una storia non ufficiale», edito da Longanesi.
Sono intervenuti, oltre all'autore, Carmela Decaro, già Capo Dipartimento per le Politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio che ha da poco rimesso il suo mandato per dedicarsi all'attività accademica e Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea.

La prima domanda, è arrivata secca e decisa per Riccardo Perissich da parte del moderare dell'incontro Roberto Ippolito, direttore delle relazioni esterne dell'Università LUISS Guido Carli: «Il Trattato di Lisbona funzionerà?».
La risposta è stata altrettanto categorica: «Quello di Lisbona è un Trattato innovativo - ha argomentato l'autore - ma manca di un certo dinamismo intrinseco. Inoltre le nuove figure previste, quelle del Presidente del Consiglio Europeo e quella del rappresentante degli esteri (una sorta di ministro degli esteri) non hanno ancora un ruolo ben definito.»

Più ottimista invece è la tesi sostenuta da Carmela Decaro, soprattutto guardando alla storia. Si festeggiano, infatti, nel 2008 importanti anniversari: i 50 anni dall'entrata in vigore dei Trattati di Roma, i 60 anni della Costituzione Italiana («due Signore mature ed estremamente affascinanti», le ha descritte la professoressa) e i 10 anni della Banca Centrale Europea. Per non parlare, inoltre, della moneta unica europea: «la profezia di una lingua comune».
Oggi, l'Unione Europea, può costruire il suo futuro su basi inimmaginabili cinquant'anni fa. Per quanto riguarda infatti l'opinione pubblica e il sentire comune, però, non è ancora sentita la «doppia cittadinanza» citata anche da Ciampi: quella italiana e quella europea.

Anche secondo il parere di Lorenzo Bini Smaghi è un errore ritenere che il "Minitrattato" com'è anche chiamato il Trattato di Lisbona non funzionerà, come probabilmente fu un errore di Altiero Spinelli, al tempo, votare contro l'Atto Unico Europeo. La moneta unica è un legame tra gli Stati che crea una dimensione europea fortissima, questo un buon inizio per arrivare ad una politica europea condivisa, anche perché se l'Europa non si esprimerà su di una linea di politica estera unitaria saranno «gli altri», ovvero i Paesi esterni all'Unione, a costringerla a farlo.
È comunque innegabile, come ha sottolineato il professor Perissich, che il Trattato di Lisbona nasce dalla sconfitta dell'ambizioso progetto della Costituzione europea: oggi l'opinione pubblica vive con distacco e disaffezione la questione dei temi dell'Unione perché spesso la distanza tra annunci e realtà è stata troppa.
«La mia paura - ha affermato Perissich - è che non si raggiunga una politica estera comune, come annunciato nel Trattato di Lisbona.»