Margherita de Cles: in viaggio ai tempi del Coronavirus/ 4

«Se non affrontiamo gli ostacoli non saremo mai in grado di comprendere chi siamo davvero e cosa desideriamo o semplicemente essere davvero felici»

(Link alla puntata precedente)

Harare, 30 aprile 2020.
 THE END OF LOCKDOWN 
Sweet and bitter Zimbabwe

Alla vigilia della festa del lavoro italiana, ci avviciniamo in Zimbabwe e in Italia forse alla chiusura della fase più dura di questo periodo difficile che segna un’epoca mondiale.
Covid 19 ha colpito tutti chi più chi meno, da un punto di vista psicologico, economico, emotivo; c’è chi ha perso qualche caro, chi il lavoro, chi la fede e la speranza ma c’è anche chi ha ritrovato se stesso, chi ha ripreso a volersi bene, chi si è innamorato, chi è guarito, chi ha ripreso a sognare e a scrivere come me.
Gli eroi non sono solo i medici, gli infermieri, i farmacisti, i volontari, i poliziotti, i carabinieri e molti altri ma siamo tutti noi.
Nella mia piccola quotidianità zimbabwana, nella sua genuinità e semplicità ho riscoperto valori e sentimenti che non provavo da tempo e che mi hanno avvicinato con cuore e anima a un popolo così fragile da un punto di vista economico ma sempre gioviale e pacifico.
Vivere in Zimbabwe sarebbe un sogno non solo per la bellezza dei paesaggi, l’interessante jet-set multietnico con storie incredibili da ascoltare ma anche per la generosità e disponibilità che vivono qui e hanno imparato negli anni ad arrangiarsi a far arrivare luce e acqua nelle case e a recuperare contante in qualche modo.
 
Dopo giorni che sono out of cash e senza disturbare mio amico Samir sempre all’hotel Leopard Rock, decido di chiamare dei cari amici milanesi che potessero inviare dei dollari tramite Western Union.
Operazione semplice apparentemente. Ordini dall’Italia per via telematica e con un codice recuperi il denaro contante nello stato di destinazione scelto.
Arrivata davanti allo sportello ad ore 7.50 mi rivolgo a un guardiano che si rivolge a me bruscamente dicendo che non ci sono contanti. Perplessa e scioccata chiedo gentilmente la motivazione ma lui senza rispondere mi invita ad andare in un altro ufficio lontano dalla mia area di circolazione.
Torno a casa allibita, mentre cammino prudente per la strada di Lanak road, per la prima volta dopo un mese, dissestata e disordinata.
Come se passassi davanti a una vetrina, mi specchio nella terra rossa africana e vedo vivida la mia ombra, terra che nasconde e protegge diamanti e oro, che piange troppo spesso vane vittime che cadono ogni giorno, ma che riscalda e ristora silenziosamente; e mi ricorda che sono viva.
Mi ero già organizzata e ripromessa di comprare uno smart phone per il guardiano di casa che vive in villa con me e altre spese di carattere personale.
 
Arrivo a casa e mi siedo sul divano bianco del salotto e osservo la carta da parati con le zebre in bianco e nero e inizio a pensare.
Il giorno prima mentre portavo dei biscotti fatti in casa ad una piccola famigliola, ho iniziato a percepire questo senso di povertà, la mancanza di denaro in circolazione e di cibo per la maggior parte della popolazione.
In quel momento mi sono sentita anche io come uno di loro, impotente e vittima di un’economia viziata arrivata per un colpo di stato e mai chiesta e voluta.
Il timore peggiore per queste persone, non è di morire di corona ma di fame.
Lottano da decenni per la sopravvivenza e corona ha solo complicato avere la possibilità di comprare sazda e a un prezzo adeguato.
Mi torna alla mente così il viaggio dell’eroe.
 
Ognuno di noi vive nella propria vita parte la separazione. Noi tutti l’abbiamo vissuta in queste settimane, lontano dai nostri cari, dal calore di un abbraccio o di una semplice stretta di mano o un sorriso sincero.
Abbiamo vissuto poco prima del lockdown un’epoca che forse non rivedremo più, quella dove il contatto e gli eventi sociali e conviviali erano parte integrante della nostra vita, eravamo talmente abituati a cene, feste, pranzi di lavoro che davamo per scontati e magari non sempre apprezzavamo.
Dalla fase buia si passa all’iniziazione, una sorta di risveglio interiore, l’opportunità di vedere la realtà con più chiarezza, o prendersi del tempo per darsi delle risposte a domande che forse abbiamo sempre evitato di rispondere.
Una sorta di dialogo divino interiore che apre verso orizzonti se percepito nel raggiungimento e con l’obiettivo dell’autorealizzazione.
Se non affrontiamo gli ostacoli non saremo mai in grado di comprendere chi siamo davvero e cosa desideriamo o semplicemente essere davvero felici.
 
L’attesa lunga, i viaggi lunghi in pensieri oscuri, in grotte infinite e poi all’improvviso come il caldo sole che riscalda queste giornate, arriva una primavera che profuma di ritorno.
L’eroe torna dal suo lungo viaggio con maggiore consapevolezza, in una versione più autentica e profonda.
Se limitassimo la nostra esistenza all'oggettività di ciò che ci circonda limiteremmo la tridimensionalità del nostro essere.
Non rimane che rientrare e indossare questo nuovo abito, un abito del colore che ci doni di più e che valorizzi al meglio le nostre curve ma soprattutto che ci faccia sentire davvero noi stesso, il nostro piccolo grande Eroe racchiuso in ognuno di noi continuando il nostro viaggio…

Margherita de Cles
(Continua)