Nuova lettera di Vescovo Lauro ai Trentini – Di M. D. Bornancin
È l’ottava che scrive alla Comunità Trentina da quando si è insediato: «Lievito e sale»
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Con la sfida dei Ciusi e dei Gobj, tra le due città di Feltre e Trento (vinta dai Gobj, quindi la polenta resta a casa), si è chiusa la quarantesima edizione delle Feste Vigiliane.
Un importante risultato per il turismo locale con molte presenze provenienti non solo dal Trentino, ma anche da alcune Regioni italiane e dai Paesi europei.
Oltre a questa circostanza storica e folcloristica, altri due momenti significativi, fanno parte di questi giorni di festa: la S. Messa solenne del 26 giugno nella cattedrale appena restaurata in ricordo di S. Vigilio patrono della città e la distribuzione di fronte alla fontana del Nettuno del Pan e Vin. Pane offerto da molti anni dall’Associazione dei panificatori Trentini (foto di copertina).
Una tradizione che richiama la storia e lo spirito a ricordo simbolico della stazione di sosta che S. Vigilio fece costruire per i pellegrini di passaggio a Trento, dove era offerto un pezzo di pane.
Alla fine della celebrazione, il Vescovo Tisi ha consegnato ai presenti, la nuova e ottava lettera alla comunità per il 2023, edita dal settimanale Vita Trentina.
Una sorta di collegamento o anello di congiunzione con il popolo trentino, che affronta i temi del vivere di oggi, la modernizzazione e altri temi d’importanza sociale.
Ottava lettera partendo dalla nomina a vescovo avvenuta il 16.02.2016 da parte di Papa Francesco.
Nel 2016: «Silenzio e attesa»; 2017 «La vita è bella»; 2018, «Il dodicesimo cammello»; 2019 «Come goccia», 2020 «Noi restiamo vulnerabili»; 2021 «Occhi»; 2022 «La strada»; 2023 «Lievito e sale».
In Lievito e sale, è raccontata la storia di Helen una donna vedova di cinquant’anni che dai frutti dell’arida terra Nigeriana non si poteva sfamare una famiglia di contadini, le rimaneva solo la sopravvivenza in mezzo a tanti stenti e miserie.
Affronta quindi un imbarco rischioso su un gommone e resiste per giorni e giorni fino a raggiungere prima La Spagna, poi l’Italia, per finire in Trentino eprecisamente a Mori dove si è stabilita e ha trovato il modo di relazionarsi con le persone, creando delle vere amicizie.
Relazioni che le permettono di capire la realtà fino alla decisione di essere battezzata il 14 maggio scorso.
Un riscatto sociale questo che diventa un forte esempio sia per i credenti che per i non credenti, nella convinzione che l’impegno e il sacrificio possono portare a dei frutti positivi.
Questa donna ha saputo riscrivere le pagine della propria vita. Ecco l’importanza delle relazioni positive, del confronto con gli altri, l’analisi della nostra interiorità che deve essere continuamente compiuta perché vi è sempre qualcosa da scoprire.
Dal profondo di noi stessi parte la ricerca della verità di ognuno, parte la logica delle attese e delle speranze che il destino pone davanti alle persone in ogni ambito della vita: lavoro, scuola, famiglia, tempo libero.
Se non ascoltiamo e rimaniamo per ore su uno schermo televisivo o del computer, non ascoltiamo le parole degli altri, nemmeno di chi vive con noi, queste parole altrui diventano poco a poco, suoni musicali delle nostre giornate che corrono velocemente.
Ascoltare non è facile, ci vuole pazienza, prudenza e attenzione verso gli altri. Parlare e ascoltare è una cosa sola che non può camminare alternativamente.
Il parlare deve essere quel cercare di affermare sempre la verità.
In questo senso il pensiero del vescovo è più di un invito rivolto anche agli operatori del sistema informativo che è un servizio difficile e cruciale ma sottovalutato, dove è importante non lascarsi fagocitare solo dalla fretta produttiva.
Ascoltare è fissare l’attenzione su un volto su una persona.
Certo la natura è contraddittoria. Spesso si parla di pace, ma in tanti Paesi ci sono conflitti e guerre.
Per gli sviluppi delle nuove tecnologie è evidenziato che abbiamo archiviato un nutrito sistema della comunicazione globale in tempo reale ma questo stesso colosso sembra generare una saturazione, con un’erosione dell’attendibilità che investe il mondo mediatico in genere, creando disaffezione e spesso allontanamento dalle fonti informative.
La mancanza di credibilità è ormai in tutti i settori dalle istituzioni, alle organizzazioni sociali e culturali.
Essere credibili è una sfida che ogni giorno tutti noi abbiamo davanti. Non si può continuare a misurare l’esistenza delle persone o delle realtà, solo con statistiche competitive e quantitative. Oggi, è necessario fare un passo oltre all’esistente, torniamo insieme ad essere comunità, che affronta il proprio operare, attraverso il dialogo e forme d’inclusione e condivisione.
Guardare alle persone, alla loro quotidiana realtà, non solo del benessere, ma della sofferenza, della difficoltà che incombono ovunque. Creare una nuova comunità in grado di fungere da antenna sul territorio e aprirsi alle persone per capire e ascoltare i percorsi di sofferenza, di attesa di ognuno, questo deve essere l’impegno di oggi e di domani.
Un accenno è stato rappresentato in «Lievito e sale», sul tema dell’intelligenza artificiale.
Qui vi è la necessità di trovare un accordo, una norma che indichi le forme di reale etica da applicare alla tecnologia digitale che rischia con il tempo, l’omologazione dell’uomo alla macchina e la sua riduzione a una sola dimensione. Questo perché nella società digitale, l’informazione, da conoscenza è divenuta uno strumento di controllo.
Bisogna evitare che l’intelligenza artificiale si trasformi in un fenomeno dove tutto può diventare credibile ed essere costantemente ritenuto vero.
Questi libretti a cadenza annuale, dai contenuti di originalità, sono oramai diventati una salutare consuetudine, ma anche uno stimolo al fare, al cambiare, per certi aspetti una crescita umana e interiore, che comunque fa pensare nello stesso tempo, al presente e al futuro della società.
Un contributo importante questo, del nostro vescovo, che suscita interesse certamente, ma che ci fa toccare con mano anche lo status dei giovani, oggi inseriti in una rivoluzione telematica, artificiale, dove il dialogo avviene attraverso uno schermo grande o piccolo esso sia, dove tutto è programmato, dove si fa strada il culto dell’immagine, del poco sacrificio e dell’impegno saltuario, il tutto assorbito dal divertimento.
Tutti noi saremo capaci di dialogare, in modo reale e veritiero con i giovani, sapremo portare idee o qualche cosa di nuovo ad esempio: nel campo del lavoro, della cultura, del sociale, dell’economia o si preferisce la quotidiana tranquillità senza alcun rischio per nessuno, pensando solo minimamente al futuro, con poca visione in generale?
Certo tutto può essere migliorato, ma bisogna iniziare e/o continuare ad operare insieme, con convinzione e in tutti i settori della vita odierna, per il bene della comunità anche trentina.
A cura di Daniele Maurizio Bornancin – [email protected]