Educa/ 3 – Tema: Il corpo come messaggio
Piercing e tatuaggi sono un segnale forte di autonomia, che avviene trasgredendo
Il piercing e il tatuaggio sono un
momento transitorio in questo processo di realizzazione di sé, il
problema è se in questo processo che porta all'autonomia ci si
ferma solo al tatuaggio. Vissuto nella sua normalità è uno dei
tanti fenomeni necessari a un ragazzo nella ricerca della propria
identità.
«Il corpo come linguaggio, come una lavagna su cui imprimere
messaggi, dove piercing e tatuaggi possono essere una prima e
rapida forma di approccio, un modo di presentarsi al modo, una
specie di biglietto da visita» cosi Anna Oliverio Ferraris,
psicologa, psicoterapeuta e docente di Psicologia dello sviluppo
all'Università La Sapienza di Roma.
Assieme a Fulvio Campolongo, direttore di Chirurgia
maxillo-facciale e di odontostomatologia dell'ospedale Santa Chiara
di Trento, e a Carla Xodo, ordinaria di Pedagogia dell'università
di Padova, ha discusso del tema «Il linguaggio del corpo» proposto
dalla - Società Italiana di Medicina Psicosomatica di Rovereto
nell'ambito di Educa, il festival dell'educazione, in corso a
Rovereto di Trento.
«Una volta i tatuaggi - ha detto Oliverio Ferraris - erano tipici
solo per marinai o carcerati. Servivano a ricordare o a passare il
tempo, un modo per sentirsi vivi e riaffermare la propria
individualità. Negli ultimi 15 anni il fenomeno ha fatto un salto
un salto sia di qualità sia per la varietà di tatuaggi e che poi
compaiono addirittura sui bambini.»
«Farsi un tatuaggio può essere per un'idea, per dichiarare
un'appartenenza o per provocare o per sancire un legame. Uno pensa
di fare un tatuaggio per motivi estetici poi magari lo fa
inconsciamente anche per altri motivi.»
La psicoterapeuta esemplifica per fare capire meglio.
«Un giorno ho visto una donna con un grande tatuaggio di Che
Guevara con il sigaro in bocca. Ecco per cercarne le motivazioni
teniamo presente che il tatuaggio manda dei messaggi. Io ne ho
estrapolati tre: il primo è insito nel sigaro rappresentativo di
una grossa sessualità esibita; il secondo riguarda l'esigenza di
dichiarare al mondo una sua appartenenza ideologica mentre il
terzo, legato alle dimensioni eccessive del tatuaggio, indica un
forte desiderio di espandersi all'esterno.»
Riguardo alle motivazioni Anna Oliverio Ferraris ha chiarito.
«In un mondo in cui l'anonimato rischia di farci passare
inosservati, di sentirci insignificanti, attirare l'attenzione sul
proprio corpo, su di sé, sui propri gusti e appartenenze, può
essere un modo per dire ci sono anch'io, il che non toglie
assolutamente il piacere estetico di adornarsi.»
«Se nell'infanzia il corpo era gestito dalla madre, il primo
tatuaggio diventa il segno della propria indipendenza. Un ragazzo
quando se lo fa pensa di essere trasgressivo ma poi vede che è una
moda e quindi si sente tranquillo. Ma a quel punto da trasgressione
passa a conformismo.»
Carla Xodo ha citato una ricerca condotta tra 4524 studenti delle
scuole superiori venete dalla quale si evince che il 17% ha un
piercing e il 6% un tatuaggio e dei rimanenti il 33% si è detto
interessato al piercing e il 44% al tatuaggio.
«E' un fenomeno limitato - ha commentato la pedagogista - ma in
continua espansione nella nostra cultura. Gli adolescenti mettono
in crisi i genitori perché non li seguono più. Vogliono affermare
una propria identità. In questa ricerca rientra anche il linguaggio
del corpo, non si piacciono fisicamente per cui cercano di
abbellirsi. E' un segnale forte di autonomia che avviene
trasgredendo. E' una fase di passaggio normale, che parte dal
rimodellamento del fisico ma poi raggiunge anche una dimensione
interiore, spirituale, valoriale. Il piercing e il tatuaggio sono
un momento transitorio in questo processo di realizzazione di sé,
il problema è se in questo processo che porta all'autonomia ci si
ferma solo al tatuaggio. Vissuto nella sua normalità è uno dei
tanti fenomeni necessari a un ragazzo nella ricerca della propria
identità.»
Fulvio Campolongo ha illustrato le varie modalità di modificazione
del corpo: stretching, lo stiramento dei tessuti in particolare del
lobo; scarification, manipolazione e guarigione della ferita;
cutting, tagli; tongue splitting, taglio della lingua; branding:
marchiatura a fuoco; dental art; painting; tatooing; piercing.
«Si tratta di vere e proprie operazioni chirurgiche - ha detto -
che in quanto tali comportano un rischio clinico. Un piercing su
quattro provoca problemi di salute. Infezioni, allergie e
cicatrici. Piercing e tatuaggi danno possibilità di sviluppo di
cheloidi, c'è la possibile tossicità degli inchiostri, infezioni
soprattutto per i piercing del cavo orale perché mettono in circolo
batteri.»
In ultimo un avvertimento.
«Attenzione - ha ammonito Campolongo - perché il 50% degli
adolescenti esegue queste pratiche tra coetanei privi di
esperienza, con strumenti non sterili e in ambienti non sicuri.
Piercing e tatuaggi sono tra le cause più frequenti di diffusione
di epatite C tra i giovani.»